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Intervistato da La Stampa, l'ex ct della Nazionale italiana campione del mondo del 2006, Marcello Lippi, ha parlato della ripresa della Serie A e della lotta scudetto:
«Sembra quasi che sia da irresponsabili chiedere la ripartenza dei campionati, ma chi, come me, è favorevole premette da sempre che debba avvenire in sicurezza. Se tutto ricomincia, adattandosi a nuove regole, perché mai il calcio non dovrebbe? La verità è che attorno c’è troppa demagogia, che è un mondo strumentalizzato e giudicato superficiale. Invece, all’interno, c’è più sensibilità di quanto la gente immagini».
Giovedì prossimo Governo, Figc e Lega si riuniranno in un vertice decisivo: la sensazione è che la Serie A segua le orme della Bundesliga, già tornata in campo, e della Liga, la cui ripresa è stata appena annunciata.
«Speriamo non facciano scherzi, c’è da aspettarsi di tutto. Non comprendo, sinceramente, remore così tenaci davanti alla garanzia del rispetto dei protocolli. I giorni più duri sono passati e all’ombra del virus dovremo abituarci, l’importante è seguire le norme per la tutela sanitaria: il calcio le ha stabilite, perciò è giusto che riparta».
La lunga inattività lascerà tracce profonde su condizione atletica e motivazioni?
«Ci saranno inevitabilmente difficoltà e bisognerà mettere in conto degli infortuni. Però varrà per tutti, le squadre partiranno alla pari: a mio giudizio quelle che posseggono un’organizzazione collaudata incontreranno meno problemi di quelle che puntano sull’aggressività e sull’agonismo».
Per completare la Serie A mancano dodici giornate: cosa pensa dei playoff previsti, in caso di nuova interruzione, dal piano B?
«Non piacciono a nessuno. Appartengono a tantissimi sport importanti, ma le categorie più alte del calcio sono disabituate. La mia speranza è che non si debba ricorrere a formule inedite e alternative, però finire i campionati è prioritario: interromperli definitivamente, assegnare verdetti in base a una classifica parziale, sarebbe assurdo sul piano economico e sportivo. Pensate ai sacrifici dei club che hanno investito sul mercato d’inverno per raggiungere i propri obiettivi o alla frustrazione di chi non potrebbe portare avanti un’annata fantastica, costretto a ripiegare sogni e ambizioni: l’esempio più evidente è la Lazio, in piena corsa scudetto».
Al momento dello stop, i biancocelesti attraversavano un momento d’oro. Sono stati i più penalizzati in assoluto?
«La Lazio possiede qualità e compattezza, ha un ottimo portiere e difensori forti, il capocannoniere del campionato e un bravo allenatore: può competere legittimamente e prima dell’interruzione stava benissimo, però il suo slancio non era isolato. Anche la Juventus era in crescita, la bella vittoria sull’Inter lo ha dimostrato».
Per lo scudetto immagina una sfida tra Lazio e Juventus o l’Inter può ancora inserirsi?
«I nerazzurri hanno una partita in meno e se vincono il recupero balzano a -6 dalla vetta. A quel punto, i giochi possono riaprirsi perché Conte è bravissimo a trasmettere grinta e motivazioni: in un torneo lungo dodici giornate possono rivelarsi determinanti».
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