«Come fai a non immaginarlo da uno che faceva girare la squadra senza toccare la palla? Lo facevano lui e Cambiasso, e potevi scommettere che avrebbero avuto quel futuro perché erano metronomi dentro, i responsabili di tutto quello che succedeva in mezzo al campo. Il Cuchu non ha ancora avuto l’occasione giusta, che gli piaccia al cento per cento, ma sarebbe prontissimo. Come sono stati pronti Chivu e Stankovic: dove lavorano, lasciano qualcosa».
Thiago Motta ne parlava? Immaginava o sognava un suo futuro in panchina?
«No, non con me perlomeno. Ma da quando ho capito come intendeva il calcio, e non serviva molto tempo per capirlo, ho pensato che lo sarebbe diventato. Non a caso due anni fa, appena arrivato a Bologna, in un’intervista avevo detto che ero pronto a scommettere su di lui, anche se non stava andando benissimo: sapevo che era solo questione di tempo».
Cosa significa: come intendeva il calcio?
«Thiago era troppo bello da vedere: il vero mediano brasiliano, che con un tocco smarcava quattro compagni, ma sapeva sempre dove mettersi per riuscirci meglio; che sa sacrificarsi per portare la croce, ma vede il gioco e come si svilupperà troppo prima degli altri».
La qualità migliore dell’allenatore Motta, per come lo vede da fuori?
«Capisce subito la posizione giusta per ogni calciatore. E sa usare il bastone. Chiedete ad Arnautovic, a Orsolini: non si è fatto problemi a lasciarli fuori, e non sono giocatori qualsiasi per il Bologna e per Bologna. Ci voleva anche coraggio, ma era quello che serviva in quel momento e dunque lo ha fatto. A costo di prendersi un rischio che stava correndo soprattutto lui».
Domenica c’è Bologna-Roma: cosa ha preso Thiago Motta da José Mourinho?
«Il carattere che aveva nel giocare sempre a testa alta oggi è sfrontatezza, estrosità, e a José quelle non sono mai mancate. Ma non è mai imprudenza: come lo Special , Thiago fa scelte che possono sembrare azzardate, ma solo in apparenza: in realtà agisce in coscienza, sono solo decisioni coraggiose».
Cosa piaceva a José di Thiago?
«Del calciatore quasi tutto, dell’uomo la schiettezza: avevano anche confronti tosti, e se Thiago aveva qualcosa da dirgli, non si vergognava e non rimandava. Li ho visti discutere più di una volta, ognuno con il suo carattere: del resto a José piacciono solo quelli veri».
Conoscersi così bene domenica sarà un vantaggio più per Motta o per Mourinho?
«Bella lotta fra due volpi: sornioni entrambi. Il maestro è maestro ma l’allievo sta galoppando forte, anche se non ha ancora mai avuto in mano una Formula Uno come era capitato a Mourinho. Ma ce l’avrà presto, credo».
In effetti è quasi scontato che a fine stagione lo cercherà una grande squadra: ci andrà?
«Già da un paio di anni piace alle big italiane, io credo sia arrivato il momento di andare e dunque credo che farà il salto definitivo - che merita - nel nostro campionato. A meno che non decida di aspettare la fine del ciclo di Luis Enrique al Psg».
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