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Olivari (GS): “Pioli sempre piaciuto ai cinesi. Sabatini scelta forte, S. Zhang non è…”

L'analisi del giornalista del Guerin Sportivo della situazione in casa Inter e del significato dell'esonero di Pioli

Sabine Bertagna

L'esonero di Stefano Pioli e l'arrivo di Walter Sabatini hanno dato una scossa all'ambiente Inter, almeno a livello mediatico. Stefano Olivari, giornalista del Guerin Sportivo, ha analizzato il nuovo scenario nel club nerazzurro, a partire dalla panchina: "L’esonero di Stefano Pioli dalla guida dell’Inter è giunto in anticipo di tre partite rispetto al previsto, ma non significa che Zhang padre gli dia colpe paragonabili a quelle attribuibili ai giocatori. Anzi, Pioli ai cinesi è sempre piaciuto tantissimo, pur essendo stato una scelta del direttore sportivo Piero Ausilio, fissato con gli italiani. Una scelta giusta perché nonostante gli ultimi due disastrosi mesi, con soltanto il derby giocato decentemente, la media punti di Pioli in campionato con l’Inter è superiore a quella di tutti gli allenatori post Leonardo (ultimo trofeo alzato la Coppa Italia 2011): Gasperini, Ranieri, Stramaccioni, Mazzarri, Mancini, De Boer. Non proprio degli scarsi, a parte uno. A fine gennaio, dopo le sette vittorie consecutive, i punti di distacco dal Napoli erano tre…"

Nuovi equilibri in società -"L’esonero anticipato di Pioli significa soltanto che Zhang vuole l’Europa League, nonostante (o forse proprio per questo) sia sembrato che la squadra non ci tenga, e per dare una minima scossa ha provato anche una mossa contro la sua filosofia. In realtà la vera scelta forte è quella di Walter Sabatini responsabile dell’area sportiva del gruppo Suning, nomina che porta a tre considerazioni: 1) l’era di Kia Joorabchian non si è chiusa, anche se dopo l’ingaggio di Pioli al posto dei ‘suoi’ raccomandati veniva dato in ribasso: con Sabatini ha lavorato e probabilmente lavorerà, con l’ex dirigente della Roma però autonomo; 2) Oriali e Ausilio nell’Inter del futuro avranno mansioni diverse dal mercato che conta, uno starà vicino all’allenatore chiunque sia e l’altro se non farà l’offeso (ma non lo farà, il rinnovo fino al 2020 è avvenuto anche su queste premesse) si occuperà del piccolo cabotaggio italiano e dei giovani: certo è che entrambi vengono percepiti e, cosa peggiore, si percepiscono, come direttori sportivi vecchia maniera, tipo Ugo Tognazzi in ‘Ultimo Minuto’; 3) Steven Zhang, anche mal consigliato (da Zanetti, un altro dei problemi di questo club, nei momenti caldi come al solito scomparso dai radar costringendo Ausilio a recitare una parte non sua) non ha fatto meglio dei figli di Moratti, ma la differenza è che chi è cresciuto nella Cina di Mao e Deng ha una certa, come dire, durezza che il vecchio presidente non aveva. Non che abbia fatto scelte dannose, ha quasi soltanto osservato, ma non è ritenuto all’altezza di essere operativo: probabile che in futuro il presidente sia lui, ma con le grandi scelte fatte in Cina, dopo avere sentito Sabatini."

La panchina dell'Inter - "In questo quadro il nome dell’allenatore del futuro è la cosa paradossalmente meno importante, anche se il Conte o il Simeone della situazione darebbero un’immagine diversa ed infatti i soldi che gli vengono offerti sono il risultato di questo ragionamento: servirebbero anche ad attirare un certo tipo di giocatore. La cosa simpatica, per usare un aggettivo del passato, è che presidente nerazzurro sia tuttora un Thohir invisibile e desideroso di sganciarsi, i cui ultimi atti risalgono all’era De Boer. A Zhang un anno di apprendistato è bastato e avanzato, il che non significa che l’Inter tornerà a vincere: tre presidenti (quello ufficiale, quello in pectore e quello vero) e quattro direttori sportivi non sembrano un grande scenario, anche perché chi decide veramente è lontano e nel calcio non combina niente anche in realtà a lui vicine."

(GS)

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