L'ex ct della Nazionale, sulle pagine de La Gazzetta dello Sport, ha parlato della sfida di domani sera contro la Croazia
L'ex ct della Nazionale Cesare Prandelli, sulle pagine de La Gazzetta dello Sport, ha parlato della sfida di domani sera contro la Croazia:
Vero che abbiamo a disposizione due risultati su tre ma, che tu lo voglia o no, il pensiero corre sempre all’ipotesi peggiore. E quindi devi essere bravo, come Luciano, a trasmettere soltanto sensazioni positive. Gigi Buffon aiuterà il c.t. con il suo carattere e la sua esperienza. Non devi comunicare ai ragazzi nessun “ma”. Devi dare la consapevolezza della difficoltà ma anche la sicurezza mentale e quella tecnico-tattica. Una battuta, una pacca sulla spalla nel momento giusto, uno sguardo, un incoraggiamento: tutto è utile. E, naturalmente, la preparazione meticolosa delle situazioni di gioco. Idee chiare, non tantissime, ma senza zone di grigio. I ragazzi devono sapere cosa fare e cosa non fare. Un piano tecnico ben preciso fa calare la tensione che sarà inevitabilmente altissima.
L’Italia deve quindi impostare una strategia diversa, alzando il ritmo, pressando, un po’ come ha fatto nelle prima gara l’Albania che però ha meno qualità complessiva. Pressare, anche a costo di rischiare qualcosa dietro, ma obbligarli a sudare e correre. Se la partita rallenta, loro sono in vantaggio. Si dice siano finiti da tempo, ma al Mondiale sono arrivati in semifinale, in Nations League hanno perso la finale con la Spagna, insomma i croati hanno sempre la chiave per sopravvivere.
Una cosa che può esserci utile è il fatto che quest’Italia ha lo spirito del suo c.t., non è abituata a difendere, non accetta il pari se non costretta. Forse, inconsapevolmente, contro la Spagna ha pensato al pari e ha pagato. Con la Croazia non farà questo errore, non perderà l’anima di Spalletti. Qualche perplessità, obiettivamente, ce l’ho sul piano tattico perché il 3-2-4-1 è un sistema che ha bisogno di tempo per essere assimilato: chi ha pagato di più è stato Di Lorenzo, in difficoltà a fare il terzo difensore, senza il riferimento della linea laterale per marcatura, diagonali e altro. Si trovava spesso in uno spazio non suo.