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Quanto pesa giocare una partita decisiva come questa lontano da casa?
—«Tantissimo, ma mi aspetto uno stadio pieno. Ci sono tanti ucraini in Germania e anche negli altri Paesi nei quali abbiamo giocato. Anche a San Siro avete visto i nostri tifosi. La nazionale è seguita dappertutto, è un simbolo che ci unisce. I calciatori lo sanno e vanno in campo anche per i nostri soldati che sono al fronte. Faremo di tutto per farci valere anche contro una squadra forte come l’Italia. Giocare in una situazione di emergenza che purtroppo si prolunga è difficile, ma ti dà anche una forza in più».
L’Italia è un Paese in cui lei si sente sempre a casa. Non le fa strano giocare proprio contro l’Italia una partita da dentro o fuori?
—«Nello sport succede, mi è capitato da giocatore e mi capita adesso da tifoso. Ma in questo caso la situazione è ancora più speciale, perché per noi i successi sportivi in questo momento valgono di più. La qualificazione regalerebbe un momento di orgoglio e di felicità a un popolo che ha sofferto tanto e continua a soffrire».
Chi deve temere l’Italia?
—«Come dicevo l’Ucraina è una squadra giovane, gli elementi di valore sono tanti, insieme a Mudryk e Sudakov abbiamo altri talenti. C’è un buon mix fra giovani e calciatori più esperti, già abituati alla concorrenza in campo europeo».
Qual è il giocatore italiano che teme di più?
—«Io temo più che i singoli la squadra nel suo complesso. E anche per Luciano Spalletti le motivazioni sono tante. Stimo tanto Luciano, è un allenatore bravissimo, uno dei migliori, e vorrà certamente riportare l’Italia in alto dopo la delusione dell’esclusione dal Mondiale. Il gruppo azzurro è forte mentalmente e ha giocatori di qualità. Non ci regaleranno niente perché la qualificazione conta tantissimo anche per loro, ma noi siamo pronti a batterci Perché questa non è una partita come le altre».
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