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SIMEONE: «VI DICO COS’È IL “CHOLISMO”. ALLENARE L’INTER OPPURE…»

Lorenzo Roca

Il tecnico dell’Atletico Madrid Diego Simeone è uno dei più ammirati e ambiti dalle società di punta d’Europa. Ma lui in un’intervista rilasciata a un quotidiano sudamericano non sembra particolarmente messo in subbuglio da...

Il tecnico dell'Atletico Madrid Diego Simeone è uno dei più ammirati e ambiti dalle società di punta d'Europa. Ma lui in un'intervista rilasciata a un quotidiano sudamericano non sembra particolarmente messo in subbuglio da queste voci che vogliono alcune società di Premier e l'Inter, dove ha giocato nella sua carriera lasciando un indelebile ricordo nei tifosi nerazzurri, su di lui per la prossima stagione. Quattro stagioni all'Atletico ricche di successi e soddisfazioni, incluso il titolo del 2014 della Liga che hanno fatto felice l'argentino, che racconta: «Madrid ora è il mio posto. Nella mia carriera sono sempre stato una specie di nomade, da quando avevo 20 anni ho viaggiato e giocato in diversi posto, come giocatore e anche come allenatore. Ho sempre detto e pensato che il tuo posto nel mondo sia quello in cui ti trovi e ti senti a tuo agio. Puoi essere in un posto meraviglioso e stare male. Ovviamente quello non è il tuo posto nel mondo. Ho incontrato molti allenatori con filosofie differenti: per esempio Menotti e Bilardo, José Mourinho e Pep Guardiola, ogni visione loro è fantastica, ognuno ha la sua idea di calcio e nessuno è meglio dell'altro. Non mi ispiro a nessuno, non ho uno stile di gioco particolare, voglio solo ottenere il massimo dai miei giocatori per vincere le partite. Cos'è il "Cholismo"? È la mia unica idea: quella di vincere, non ne conosco altre. Devi essere bravo a scegliere i giocatori. In squadra ci sono giocatori sotto contratto che sono lì da prima dell'arrivo dell'allenatore, giocatori che il tecnico non ha scelto. Se tu alleni il Barcellona e hai determinati giocatori non giocherai alla stessa maniera in cui giocheresti se fossi all'Inter.Non ci sono cattivi giocatori, a questo livello sono tutti bravi. Con i giocatori europei non puoi infondere la stessa aggressività, personalità e intensità che hanno i latinoamericani. Noi giochiamo col cuore».

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