Intervistato dalla Gazzetta dello Sport, Andrea Stramaccioni ha parlato delle difficoltà del calcio italiano di sfornare talenti. "Purtroppo il gap fra le nostre primavere e le rispettive prime squadre è enorme. È veramente difficile e rappresenta ormai un'eccezione in pochissimi casi che un giovane riesca a trovare spazio direttamente provenendo dal settore giovanile. La tendenza comune è il prestito e molti si perdono nelle categorie inferiori".
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Stramaccioni: “Ecco perché non produciamo più campioni. Rispetto al passato…”
In Francia, In Olanda, in Belgio, solo per fare tre esempi, hanno più coraggio di noi o hanno anche una cultura diversa?
—"Sono nazioni con un numero di esordienti provenienti direttamente dai settori giovanili molto più alto in percentuale di quello della nostra serie A".
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Un campionato con le seconde squadre darebbe una mano, ma in Italia, a differenza che all’estero, il progetto non decolla. Perché?
—"Sono quindici anni che se ne parla, ma considero questo progetto ad oggi un fallimento. L’unica squadra che lo ha portato avanti è stata la Juventus che, non a caso, sta riscuotendo delle soddisfazioni importanti con tutti i ragazzi, da Fagioli, Miretti e Soulè che si sono fatti trovare pronti in prima squadra".
Rispetto al passato, poi, si gioca sempre meno per strada...
—"Esatto. Le abitudini degli adolescenti sono cambiate rispetto a 20-25 anni fa. Si gioca meno o quasi niente per strada. PlayStation e attività sedentarie attraggono di più purtroppo del vecchio 'oratorio'. Senza andare troppo lontano con esempi o aneddoti, la mia generazione romana passava pomeriggi e giornate intere per strada a giocare continuamente a pallone: io e Fabio Liverani frequentavamo lo stesso oratorio, a San Giovanni; poche centinaia di metri distante da noi Francesco Totti calciava sul muro del campetto della scuola a Porta Metronia e Alessandro Nesta era più... giù sulla Tuscolana. Erano altri tempi, lo so, ma bisogna tornare a portare i bambini di oggi ad avere la possibilità di giocare a calcio, di esprimersi e di migliorare le loro qualità, liberi e divertendosi".
(Gazzetta dello Sport)
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