- Squadra
- Calciomercato
- Coppa Italia
- Video
- Social
- Redazione
ultimora
A tenere banco in questi giorni è il libro di Francesco Totti, scritto insieme al giornalista Paolo Condò. Tanti gli stralci già apparsi che hanno fatto discutere. Nel libro Francesco racconta spesso di retroscena di mercato della Roma. Nel periodo societario più buio, quello in cui la famiglia Sensi dopo aver speso un patrimonio si trova a fare grandi tagli. E diversi giocatori vengono dati via velocemente: "Batistuta, Samuel e Cassano sono costati tantissimo e l'unico dal quale è stata recuperata una certa cifra è Walter. Bati, addirittura, è andato via a zero all'Inter perché bisognava liberarsi in ogni modo del suo pesante ingaggio, a costo anche di regalarlo".
Totti affronta il tema di mercato anche quando parla della Roma allenata da Rudi Garcia, nel gennaio in cui i giallorossi si trovano a dover sostituire Gervinho: "L'attaccante che arriva, Doumbia, è via per la Coppa d'Africa. C'è pure Ibarbo, prelevato dal Cagliari come Nainggolan: ma colpi come quelli del Ninja non si ripetono ogni anno e questo non ci va nemmeno vicino."
Spalletti alla Roma: "Ma Spalletti non è venuto per assemblare una rosa a basso costo. Il suo sogno, quello che coltivava da anni, era lavorare con me e lo dice in modo esplicito sostenendo da una parte che potrei giocare anche con una gamba sola tanto sono forte, e dall'altra che vorrebbe vedermi allenare di più perché, a suo avviso, durante la settimana l'intensità della mia preparazione non supera il trenta per cento. In parte ha ragione - e il tema si porrà in modo molto più drammatico nella sua seconda esperienza - ma qui occorre spiegare. In ogni partita io prendo una gran quantità di calci. Per assorbire questi calci però ho bisogno di tempo.".
La posizione che si inventa Spalletti per Francesco: "La posizione di centravanti - seppur di manovra - mi porta a passare più tempo nell'area avversaria, e quella per le caviglie è una zona franca, i difensori stanno più attenti. (...) Spostandomi davanti - soluzione ormai stabile - Spalletti mi ha restituito la gioia per il gol che avevo da ragazzino: "in serie A ho sempre giocato da trequartista, al massimo attaccante esterno con Zeman, e ho imparato a trarre maggiore soddisfazione da un assist piuttosto che da una rete. Però nasco punta, e dunque il fatto di non trovare più nessun compagno tra me e la porta mi riporta all'infanzia calcistica. E mi piace. Altroché se mi piace."
© RIPRODUZIONE RISERVATA