Sulle pagine de La Gazzetta dello Sport, il giornalista ha parlato della programmazione del club nerazzurro che ha portato allo scudetto
Sulle pagine de La Gazzetta dello Sport, il giornalista Alessandro Vocalelli ha parlato della programmazione del club nerazurro che ha portato allo scudetto:
Lo scudetto è il sigillo, il meritatissimo simbolo, di una superiorità schiacciante nei confronti della concorrenza. Ma quello che dovrebbe far riflettere le antagoniste, e suggerire un colpo di acceleratore ai loro progetti, è il come rispetto al quando di questo successo nerazzurro. Come hanno fatto, i dirigenti interisti, a scavare un solco così profondo? Con una programmazione seria, efficace, che vuol dire pensare al presente, timbrandolo con scelte forti, immaginando nello stesso tempo il futuro.
Il vantaggio dell’Inter è determinato dai dirigenti, da Inzaghi, dai giocatori. E da una proprietà che - si può dire? - ha comunque evidenti meriti strategici. Se non altro perché da Marotta all’allenatore, e a cascata a molti giocatori, c’è stato evidentemente qualcuno che queste scelte le ha fatte. E ora si ritrova una struttura a tre piani molto efficace. 1) Una dirigenza che sa giocare d’anticipo, sul mercato e sulla concorrenza. 2) Un tecnico che è lì da tre anni, nel segno della continuità, e - rispetto a tante situazioni - sa già come e dove intervenire, come e dove si può crescere e migliorare. 3) Una squadra che è un cocktail perfetto tra giovani e giocatori più esperti, perché non esiste un progetto legato all’anagrafe.
Ma più semplicemente un lungo ponte che lega le varie generazioni nel segno della qualità. Ecco perché due come Frattesi e Asllani - che sarebbero titolarissimi un po’ dappertutto - rappresentano risorse interne ancora parzialmente inesplorate. Ed ecco perché due come Zielinski e Taremi, all’alba della trentina, sono già ai box per assicurare altra benzina e altra esperienza. Perché è in questo, nella capacità di pensare a un successo immaginandone un altro, che - come dicevamo - l’Inter si è mossa in questi anni. Riuscendo, se ci pensate, ad attutire senza contraccolpi - anzi - partenze che potevano davvero essere alla base di rimorsi e rimpianti. Da Lukaku ad Hakimi, da Onana a Skriniar, da Perisic a Brozovic, da Dzeko a tanti altri, si potrebbe riempire un almanacco di cessioni eccellenti, che in altre piazze - e in altri club - avrebbero gonfiato i discorsi di alibi preventivi. All’Inter, no. Per qualcuno che va via c’è sempre qualcun altro già pronto a sostituirlo.