Si analizzerà tutto da oggi, con un pizzico di lucidità in più. Confidando che la rabbia accumulata ieri abbia iniziato il suo percorso di trasformazione in voglia di rivincita e generi nuove energie nervose. Inzaghi ad Appiano Gentile parlerà alla squadra di ciò che non è andato a Bologna. L’Inter è inciampata, servendo spiacevoli conferme a chi temeva la trasferta pasquale. Per il momento della squadra e dell’avversario, per il suo valore e per un’infermeria che non annovera soltanto chi al momento non è convocabile, ma anche chi stringe i denti, ma di fatto non può garantire più di un mezzo servizio.


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Inter, a Bologna multa per eccesso d’ambizione: cosa serve per evitare altri stop
Il tifoso nerazzurro avrebbe fatto volentieri a meno del passo falso del Dall’Ara, ma in qualche modo lo aveva amaramente messo in preventivo nella sua testa. Perché il dispendio di energie fisiche e nervose era stato tremendamente alto contro il Bayern Monaco e incontrare una squadra di quel valore avrebbe potuto portare a sbandare fino a cascare. E’ il prezzo da pagare per mantenere così alta l’asticella dell’ambizione in stagione. Puntuale come una multa per eccesso di velocità per lo sprint tra la seconda curva dei quarti di finale di Champions League e lo svincolo verso la semifinale col Barcellona.
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Praticamente inevitabile perché le risorse a disposizione non permettono quantomeno di ipotizzare un percorso che non passi dal filo radente su un burrone fino all’ultimo tratto di questa stagione. L’Inter sta attraversando il vuoto col fiato sospeso, pur vacillando, attraversando il gap che la può trasportare da una stagione appena sufficiente a scrivere invece la storia. Tentativo rischioso e complicato. Ai limiti dell’irrazionale.
Inter, da dove ripartire
—Se e a che punto del tragitto si fermerà, non è ancora dato saperlo. Ma passi falsi come quello di ieri, in tali condizioni, sono facili da mettere in conto. Non solo per contingenze, ma anche per veri limiti strutturali. A cui non si fa troppo riferimento nelle analisi dentro e fuori da Appiano Gentile. Perché l’indolenza di Correa e Taremi, l’inaffidabilità di Asllani, i blackout di Bisseck, l’incostanza di Frattesi, l’autonomia spesso limitata di Arnautovic e altri non sono spiacevoli scoperte fatte nell’ultimo periodo, ma tediose certezze con cui si convive ormai da tempo. Non hanno condizionato la scelta dell’obiettivo stagionale, ma hanno un peso importante nei momenti in cui si deve (dovrebbe) attingere dalla tanto decantata profondità di rosa.
Ci sarà comunque tempo per i processi definitivi. Avranno altre possibilità, per forza di cose, per far ricredere gli scettici sul loro conto. Ora tocca a Inzaghi rimboccarsi subito le maniche, come detto. C’è da rimodellare le ali dell’entusiasmo sfoderate col Bayern, recuperare la loro efficienza e decollare da subito. Accendendo il catalizzatore per trasformare scorie in energia positiva e riprendere il cammino. Il resto dovrà farlo in caso anche un pizzico di buona sorte, considerando che da ieri – in campionato – il destino dell’Inter non è più soltanto nelle sue mani.
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