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Napoli, De Laurentiis indagato per l’affare Manolas: accusa di falso in bilancio

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Il presidente del Napoli rischia già il processo per l'acquisto di Osimhen. I legali: "Rispettato le leggi"
Alessandro De Felice Redattore 

Dopo il caso Osimhen, la Procura di Roma contesta al patron del Napoli, Aurelio De Laurentiis, un nuovo, presunto, episodio di falso in bilancio e questa volta legato alla compravendita, nell'estate del 2019, del difensore greco Kostas Manolas dalla Roma.

I magistrati di piazzale Clodio hanno proceduto alla chiusura del filone di indagine, atto che di consuetudine precede la richiesta di rinvio a giudizio.


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I legali del patron azzurro, dal canto loro, annunciano che il loro assistito è pronto a farsi ascoltare dagli inquirenti "per chiarire l'intera vicenda".

In relazione all'avviso della conclusione delle indagini notificato oggi dalla Procura di Roma sulle operazioni di compravendita dei calciatori Manolas e Diawara, i legali che assistono la Società Sportiva Calcio Napoli, l'avvocato Lorenzo Contrada, ed il presidente Aurelio De Laurentiis, l'avvocato Gino Fabio Fulgeri, "confermano il corretto operato della Società e dei suoi Amministratori, come sempre nel passato, nel rispetto di leggi e regolamenti". I legali annunciano che chiederanno copia degli atti "in modo da poter replicare puntualmente alle osservazioni contenute e rappresentare, come sempre nella massima serenità e trasparenza, le ragioni del legittimo operato della Società".

L'affare Manolas risale alla sessione del mercato estivo di sei anni fa. Una trattativa tra i due club che si concretizzò con il pagamento di 36 milioni di euro, cifra pari alla clausola rescissoria, da parte del Napoli. Una operazione che consentì una plusvalenza per le casse del club giallorosso, allora guidato da James Pallotta, di oltre 31 milioni di euro.

L'affare Manolas era già citato nell'atto di conclusione delle indagini che i pm capitolini hanno notificato nel maggio scorso alla vecchia proprietà della Roma, tra cui anche Mauro Baldissoni e altri dirigenti, nell'ambito dell'indagine sulle plusvalenze in una serie di trattive per la compravendita di alcuni giocatori tra cui Defrel, Marchizza e Frattesi, Zaniolo, Santon e Nainggolan oltre a quelle di Cristante, Tumminello, Spinazzola e Luca Pellegrini.

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La nuova contestazione ad De Laurentiis arriva a distanza di dieci mesi dalla richiesta di rinvio a giudizio per irregolarità nell'operazione che nel 2020 portò in azzurro l'attaccante nigeriano Victor Osimhen nel 2020 dalla squadra francese del Lille.

La lente degli inquirenti è stata posta sul trasferimento del bomber per una cifra che superava i 71 milioni di euro. Su questa aveva avviato accertamenti anche la giustizia sportiva. Nell'aprile del 2022 è arrivato, però, il proscioglimento nei confronti sia del club che dello stesso De Laurentiis. Dal punto di vista penale il fascicolo è approdato a Roma nel giugno del 2022.

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Le indagini sono state affidate dal pm Lorenzo Del Giudice ai militari del Nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di Finanza che hanno proceduto anche ad una serie di perquisizioni sia nella sede della FilmAuro a Roma che a Castelvolturno, dove c'è il quartier generale del Napoli.

L'obiettivo era acquisire le fatture e tutta la documentazione relativa alla compravendita di Osimhen e di altri 4 calciatori (il portiere Orestīs Karnezīs e i tre "azzurrini" Liguori, Manzi e Palmieri) questi ultimi inseriti nell'affare e valutati, impropriamente secondo la Gdf, venti milioni di euro. Il patron del club partenopeo, il 3 aprile scorso, è stato ascoltato sul trasferimento in maglia azzurra del nazionale nigeriano per oltre un'ora dai magistrati di piazzale Clodio. De Laurentiis, che ha anche depositato una memoria, si è sostanzialmente difeso affermando che il club, alla luce della solidità economica dei suoi conti, non aveva nessun interesse a creare plusvalenze fittizie.

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(Fonte: ANSA)