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Samaden: “Per noi il calcio è possibilità formativa e di crescita. Lo sport deve…”

Roberto Samaden è stato intervistato dall'associazione Ai.Bi. a margine della manifestazione "Amici dei Bambini" che vede gli Esordienti 2003 dell'Inter campioni in carica.

Simona Castellano

Domenica 12 giugno sul campo di via Orsini a Milano si disputerà l’ultimo atto della XII edizione della manifestazione "Amici dei Bambini" ideata dall’Unione sportiva Aldini Bariviera dove prenderanno parte gli Esordienti 2003 dell’Inter, provando a difendere il titolo conquistato nel 2015. Come ogni anno il torneo unisce il calcio alla solidarietà, sostenendo i progetti e le attività di Ai.Bi..

Roberto Samaden, responsabile del settore giovanile dell'Inter, è stato intervistato proprio dall'associazione:

-Che ruolo riveste, secondo lei, lo sport nella crescita umana di un bambino o di un ragazzo?

Lo sport in generale ha un peso specifico notevole nella formazione di ogni individuo. Il calcio, in particolare, poi, come tutti gli sport di squadra, ha una doppia valenza. Trattandosi di una disciplina di squadra, è un mezzo con cui i bambini imparano a stare in gruppo, a rispettare le regole del gruppo, ad aiutare gli altri.

L’Inter è una delle società più importanti nel panorama del calcio italiano ed europeo. Come opera, nello specifico, per fare del calcio un’importante strumento educativo?

Puntiamo soprattutto sulla formazione del personale adulto che segue i ragazzi in modo che sia in grado di presentarsi prima di tutto come educatore di valori. Indipendentemente da quello che sarà l’esito della carriera calcistica, per noi è importante che i nostri ragazzi vivano questa esperienza nel modo giusto, senza l’esasperazione del risultato: come una possibilità formativa e di crescita.

Nella sua carriera le sarà capitato sicuramente di avere in squadra dei ragazzi adottati. Il calcio può aiutarli nel loro, non sempre facile, percorso di integrazione?

Lo sport deve essere un mezzo di inclusione a tutti i livelli. Pertanto ritengo sia perfino scontato che il calcio possa facilitare l’ingresso dei ragazzi provenienti da altre culture nelle loro famiglie o nella società che li ospita. Partecipare a un’iniziativa come il torneo Amici dei Bambini, poi, è una grande occasione di crescita perché contiene, già di per sé, un messaggio positivo.

Il calcio è la passione di milioni di bambini che sognano di diventare calciatori o che sono semplicemente tifosi. Si parla però spesso di calcioscommesse e partite truccate, cose che minano profondamente la credibilità di questo sport. Come aiutare i ragazzi e come spingerli a credere ancora? 

Ancora una volta sono fondamentali le persone più vicine ai ragazzi: i loro allenatori, ma anche il resto dello staff, dai magazzinieri ai fisioterapisti fino ai dirigenti. L’educazione sportiva dei bambini dipende da loro: se fanno vivere male la dimensione sportiva, se esasperano il risultato non producono nulla di buono. Non affidiamo il ruolo di allenatore a una persona semplicemente perché ha giocato in serie A, ma per i suoi aspetti umani. Gli allenatori devono lasciare qualcosa nei ragazzi, devono rimanere davvero nel loro cuore.

(aibi.it)

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