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E’ colpa della primavera?

Colpa del tempo primaverile, di una temperatura insolitamente dolce, di un sole che induceva al riposino pomeridiano. Non lo ha detto, forse non gli è venuta in mente. Ma era una buona scusa, fra le tante circolate in questo periodo. Un punto...

Alessandro De Felice

Colpa del tempo primaverile, di una temperatura insolitamente dolce, di un sole che induceva al riposino pomeridiano. Non lo ha detto, forse non gli è venuta in mente. Ma era una buona scusa, fra le tante circolate in questo periodo. Un punto contro il Cagliari, una squadra che in trasferta non segnava un gol da tempo immemorabile, è poco più che una sconfitta. E’ la moneta più gettonata dall’Inter di Mazzarri, quest’anno: dieci vittorie, dieci pareggi, cinque sconfitte. Dieci pareggi li ha incasellati non a caso solo il Cagliari, assieme a noi. Il pareggio è il risultato classico di chi non ha il coraggio, o la forza, per vincere. Certo, poi ci possono essere altri fattori: la sfortuna, l’arbitraggio sfavorevole, gli infortuni, i pali, le traverse, le ammonizioni, il pubblico, le condizioni atmosferiche. Ma resta pur sempre un pareggio. Ossia un punto solo,  su tre a disposizione.

Ero a San Siro, dopo un periodo abbastanza lungo di assenza dal Meazza, per colpa delle ripetute partite serali, quando appunto faceva troppo freddo per i miei bronchi, e forse per la mia tiepida passione attuale (negli anni scorsi non avevo mai accampato scuse atmosferiche, affrontando gelo e neve, quasi sempre). Sono stato colpito proprio dal clima rilassato, nelle tribune e anche in curva. Nessuna ostilità nei confronti della squadra, mi è parso solo di cogliere un “buuh” all’annuncio del nome dell’allenatore ma potrei essermi sbagliato. Un’ovazione comunque l’avrei riconosciuta. Ho assistito con molta tranquillità alla partita, in uno stato d’animo quasi catatonico, che non mi è piaciuto per niente. Non ho sbadigliato, anche se poi ho visto che il presidente Thohir non è riuscito a trattenere uno sbadiglio clamoroso. Questione di jet lag, forse, o forse no. C’è chi è arrivato a scrivere che il presidente porta sfiga, e questo mi pare sinceramente ridicolo, io spero infatti che Thohir continui a far seguire i fatti alle sue lucide riflessioni sul presente e sul futuro. Per fortuna il presidente ha visto questa partita. Penso sia importante, a futura memoria.

Abbiamo regalato un tempo a un Cagliari miracolato dalla nostra inconsistenza. Certo, neanche un tiro verso Handanovic, segno che i tre della difesa erano in buona vena, fallo di mano a parte. Ma l’Inter non c’era, evanescente e lenta, pasticciona e involuta, incapace di decidere qualsiasi iniziativa verso la porta avversaria. Mazzarri sembra quasi farlo apposta. Monomaniacale nell’applicazione di un unico schema di gioco, con i tre dietro, e la manovra affidata o a Jonathan o a Nagatomo. A loro arriva, lentamente, il pallone smistato da Kuzmanovic. In mezzo Guarin parte con buona lena e poi si smarrisce come al solito, forse peggio del solito. Della serie: ci risiamo. Ma è Alvarez il più prevedibile, senza idee, costretto, con il suo piede sinistro, a svariare sempre, mettendo la difesa avversaria in condizione di bloccarlo sul nascere, e comunque di piazzarsi senza problemi con il Tir davanti alla porta, nella quale il solito tarantolato di turno, stavolta è Avramov, decide di fare il fenomeno.

Un tempo regalato, e poi il primo cambio, quasi invocato dai tifosi, con l’ingresso di Icardi al posto di Milito, che non va esposto a figure tristi come quella di oggi (perché non fare il contrario? Perché non tenere il Principe per l’ultimo quarto d’ora, quando magari Maurito non ne ha più?). Ma Mazzarri non cambia idea, e continua a regalare dai 50 ai 60 minuti a qualsiasi avversario (interessanti i dati sul possesso palla). E poi attende ancora, prima di lanciare Kovacic nella mischia e infine Botta, quando ormai mancano meno di dieci minuti al termine. Il forcing finale, la traversa, l’arrembante serie di azioni, tutto già visto, tutto tristemente sperimentato in tante, troppe situazioni. Il pareggio conquistato da un Rolando di grande spessore, imbeccato guarda caso da Icardi, è in fin dei conti giusto. Certo, ci va stretto. Ma dovevamo essere in vantaggio di almeno due gol nel primo tempo, se Mazzarri avesse scelto come formazione base quella degli ultimi minuti. E magari con qualche altra variante, come D’Ambrosio al posto di Jonathan (volenteroso ma imbrocchito nuovamente). Anche nel dopo partita l’allenatore ha detto che non è ancora il momento di D’Ambrosio. Ma perché? Che cosa gli ha fatto? Ha l’alito pesante? Puzza? Gli ha rigato la macchina alla Pinetina? Certo, mancava Hernanes. Già. Colpa di Hernanes che non era in forma.

Non riesco proprio a capire come si possano buttare al vento questi mesi di passaggio, utili proprio a sperimentare i giovani, i nuovi arrivi, qualche talento da collaudare (interpretando anche lo spirito del Presidente, se non erro). Durante l’intervallo ho sperato che il regolamento consentisse il cambio dell’allenatore, tra il primo e il secondo tempo. Una mossa clamorosa. Non si sa mai. Sabato prossimo andremo a Roma. Non so che dire.