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FCIN1908 – CALCIOPOLI PARTE 4 & 5- I sorteggi pilotati, l’associazione per delinquere e il salvataggio della Fiorentina

Sabine Bertagna

Calciopoli in 8 puntate - Testo ad opera dell'Avvocato Bruno Catalanotti in esclusiva per Fcinter1908.it. Contro i luoghi comuni falsi e la disinformazione.

In questa quarta avvincente puntata dedicata al processo di Calciopoli ad opera dell'Avvocato Bruno Catalanotti si procede a smontare un'altra "leggenda metropolitana", spesso utilizzata dagli imputati e da alcuni esponenti della stampa per tentare di togliere autorevolezza al processo. Nello specifico si è tentato più volte di diffondere la tesi che il sorteggio per la designazione degli arbitri non fosse manipolato. "Grida scomposte" le definisce Catalanotti. Smentite in particolare da due intercettazioni, che evidenziano la familiarità con la quale si dava per scontata la pilotabilità del sorteggio. In questo capitolo (parte quinta) si procede inoltre a sintetizzare la vicenda del salvataggio della Fiorentina e nello specifico alla trascrizione di alcuni brevi passaggi dedicati dalla Corte  -che richiama, peraltro, il G.U.P.-  alla associazione per delinquere ed (appunto) al “salvataggio” della Fiorentina. Una vicenda ricostruita attraverso diverse fonti giudiziarie, che merita un approfondimento e che racconta diverse sfaccettature del medesimo inquietante disegno. I fratelli Della Valle si rivolgono alla cupola del potere per ottenere la salvezza della Fiorentina. E la rete di rapporti si muove, agendo come sa sulle griglie arbitrali per cercare di raggiungere l'agognato obiettivo. Scambi di cortesie, richieste di aiuto. Tutto a dispetto della lealtà sportiva. Altro che retrocessione per essersi interessati ad un obiettivo di mercato...

(leggi qui il 2° capitolo - L'ALTERAZIONE DEI RISULTATI E DEI SORTEGGI)

4° -  ILTEMA DEI SORTEGGI-DESIGNAZIONI, ANCH'ESSI ALTERATI, CON ZAMPARINI E LE INTERCETTAZIONI BERGAMO-COLLINA, PAIRETTO-PASTORE 

Oltre all'assenza di alterazioni  dei risultati e delle classifiche  -sopra confutata senza possibilità di repliche- v'è un'altra “leggenda metropolitana” diffusa da Moggi ed i suoi “amici”: che il sorteggio per la designazione degli arbitri fosse “regolare” ovvero non manipolato.  

La questione non è stata considerata né dal Tribunale né dalla Corte d'Appello, sez, VI, di Napoli  rilevante ai fini del giudizio, poiché attraverso la mirata predisposizione delle griglie, era possibile, comunque, secondo il loro avviso, assegnare all'arbitro “di fiducia” la partita, il cui risultato doveva essere “addomesticato”.

Ma poiché le grida scomposte dei servitori del sodalizio criminoso evocavano la conforme affermazione dei Giudici, vale la pena di spendere qualche nota in proposito.

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Sulla alterazione del sorteggio degli  arbitri designati per la direzione delle partite del campionato 2004-2005

Si premette che sul punto è intervenuto con fermezza la Procura della Repubblica di Napoli, che nell'atto di appello avverso la sentenza del Tribunale ha richiamato “l'episodio Zamparini”.

Si ricorderà che il presidente del Palermo, che si lamentava di arbitraggi sfavorevoli alla sua squadra con Moggi, si sentì chiedere da questi quale fosse un arbitro gradito.

Ebbene per dirigere la partita successiva del Palermo fu designato….dal sorteggio proprio Rizzoli, l'arbitro indicato da Zamparini.

Una coincidenza? Un fatto casuale?

 

Anticipando quanto si dirà in prosieguo a proposito della sentenza del Tribunale e delle singolari valutazioni della dott.ssa Casoria, che ha steso la motivazione, è utile soffermarsi brevemente sulla vicenda Moggi-Zamparini visto dalla Corte in modo difforme rispetto al Tribunale.

Ebbene, la Corte d'Appello di Napoli, sez. VI, ha rimarcato che l'episodio è stato confermato dal presidente del Palermo nel corso della testimonianza resa avanti al Tribunale all'udienza del 15 marzo  2011 ed anche in una riunione di assemblea della  Lega  Calcio, trovando altresì   riscontro in  una  conversazione intercettata  fra il Moggi ed il  Giraudo,  ove i due si lamentavano della irriconoscenza dello  stesso Zamparini  a fronte  della "cortesia"  ricevuta.

Ciò premesso, la Corte censura l'estensore della motivazione, secondo la quale Zamparini avrebbe riferito una propria impressione (“il teste è apparso riferire una propria impressione,  espressione utilizzata  nella  sentenza  appellata anche  per  altri testi, ma senza  specificare,  però,  ove  il teste  narra  di un fatto  e dove,  invece,  scatta la valutazione  dello  stesso,  appunto  non  probatoriamente utile:  evidenziazione grafica dello scrivente).

Rileva criticamente il giudice d'appello che, invece, ”tale  frase  va collocata nella  valutazione dello  Zamparini su chi  avesse  contattato al telefono il Moggi  e  su cosa  avesse  quest'ultimo ottenuto, ma  non  può  non  essere  intesa quale concreta testimonianza su un  fatto,  ovvero di una telefonata, di una  indicazione di  un arbitro ben preciso  e la successiva assegnazione di una partita  di calcio  di  quest'ultimo  che ha poi effettivamente arbitrato” (v. pag. 114 sentenza Corte d'Appello, sez, VI, di Napoli).

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Ritornando al tema del sorteggio, va menzionata un' altra conversazione telefonica -sfuggita evidentemente all'attenzione dei Giudici-  altrettanto inconfutabile e decisiva in favore della tesi della alterazione del sorteggio propugnata dallo scrivente.

La conversazione captata è intercorsa tra Bergamo e l’arbitro Collina domenica 22 Maggio 2005 alle 19.01, in cui designatore ed arbitro hanno iniziato a programmare l’ultima giornata di campionato: conversazione, la cui valutazione è stata negligentemente  omessa.

Nel corso del colloquio telefonico con il designatore Bergamo,  Collina esprime la sua preferenza per arbitrare a Firenze e questa sembra essere anche la volontà del  suo interlocutore:

 

“Collina: .Oh, ci vado io domenica a Firenze, tanto mi vogliono bene là……

Bergamo: (ride)

Collina: Ci vado a fare il parafulmine, no?

Bergamo: No, va a fare il parafulmine a Lecce….

Collina: Bè, io preferirei Firenze, che è più vicino, deve essere sincero….però, se no va bene uguale, va bene uguale…….”

Orbene il “casuale sorteggio” successivo, guarda caso, assegnerà Collina alla partita Fiorentina-Brescia e “Massimuccio” De Santis a Lecce-Parma.

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V'è  ancora un'altra conversazione captata intercorsa tra Pairetto e Vittorio Pastore, collaboratore del gruppo Fiat, intercettata alle ore 9,27 del 5 maggio 2005, in partenza dalla utenza 335-8189303 in uso al designatore Pierluigi Pairetto:

V. Eh, il sorteggio è un…di balle, eh! Basta pilotarlo il sorteggio!

G. (Pairetto) Eh, sì sì sì!

Lo “scambio di battute” si commenta da solo:  all’asserzione di Pastore circa un dato che si dà per scontato (la “pilotabilità” del sorteggio), Pairetto non contesta con sdegno l’interlocutore, non rivendica con fermezza la regolarità dell’operato suo e del collega designatore Bergamo.

Si limita ad un triplo sì, sì, sì che lungi dallo smentire, convalida, invece, senza dubbi di sorta l’assunto dell’interlocutore.

Che dire di più?

Basta richiamare dal Vangelo di Luca il noto passo: “Ex  ore tuo te judico”.

 

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Completato il quadro degli elementi di giudizio posti a fondamento per le loro decisioni dal Tribunale di Napoli, dalla Corte di Appello di Napoli, sez. VI, e, verosimilmente, dalla Corte di Cassazione, sez. III, può giovare uno sguardo rapido anche a quanto proviene da altre fonti giudiziarie in relazione ad altri aspetti della vicenda.

Ci si riferisce,  nel contesto del processo con rito abbreviato contro Giraudo ed altri,  al G.U.P. del Tribunale di Napoli ed alla sua pregevole sentenza del 14/12/2009-26/04/2010; nonché a quella pronunciata all'esito del secondo grado di giudizio dalla Corte di Appello, sez. IV (presidente dott. Stanziola)  il 5//12/2012, con motivazioni  depositate l'8/02/2013.

Meritano la trascrizione alcuni brevi passaggi dedicati dalla Corte  -che richiama, peraltro, il G.U.P.-  alla associazione per delinquere ed al “salvataggio” della Fiorentina.

                                                                                                      *

Il delitto di associazione per delinquere di cui al capo A) dell'imputazione

 

“Il primo giudice  (cioè, il G.U.P.) ha ritenuto l'esistenza dell'associazione sulla base dei seguenti elementi:

1) la predisposizione  di un sistema di comunicazione tra diversi personaggi, artatamente finalizzato ad eludere qualsiasi controllo del contenuto delle comunicazioni;  la continuità dei contatti telefonici, attraverso l'uso di apparati telefonici  coperti, tra Moggi e gli arbitri nelle giornate  immediatamente precedenti le competizioni sportive ed anche nelle stesse occasioni, in cui si tenevano le partite, e la periodicità, nelle stesse scansioni temporali, di incontri apparentemente giustificati da ragioni squisitamente conviviali tra i responsabili della società torinese, in primo luogo di Luciano Moggi, il quale nel periodo era il direttore generale, ed anche dell'amministratore Giraudo, dei designatori arbitrali oltre che, in alcune occasioni, del capo degli arbitri Lanese ( con le precisazioni che di seguito saranno effettuate circa la posizione delIo stesso) e di Innocenzo Mazzini, Vice Presidente della FIGC ;

2) la componente  illecita di  tali incontri,  poiché in essi i designatori  si incaricavano, in ragione del ruolo, della predisposizione delle cosiddette griglie arbitrali  -cioè della predeterminazione dei parametri attraverso i  quali si perveniva alla scelta della tema arbitrale-  e dell'individuazione concreta dei giudici di gara, concordandone l'attuazione  con i  responsabili Juve e rispondendo positivamente alle sollecitazioni degli stessi, perchè tale scelta non avvenisse secondo uno schema di trasparenza, ma rispondesse ad una logica preferenziale di sostegno alla società bianconera; risulta accertata l'ingerenza costante del Moggi ed anche di Giraudo Antonio,  sia in qualità di dirigente della società che in quello, ben più incisivo, di consigliere federale, oltre che dei designatori arbitrali e del vice-presidente della FIGC Mazzini, nelle dinamiche di aggiustamento dei risultati sul campo anche di diverse squadre calcistiche  ai fini del salvataggio di alcune di esse (vedi operazione Lazio e per quel che qui interessa soprattutto il salvataggio Fiorentina).

3) il potere  di  condizionamento degli  organi  della  stampa  specializzata espresso attraverso  il pressante e  costante  impegno  di  Luciano Moggi  impegnato,  con l'istigazione dello stesso  Giraudo, a preservare la società di riferimento e gli arbitri graditi da attacchi critici rivolti a questi ultimi in occasione delle partite disputate dalla squadra  torinese, per le quali forte era il sospetto di una conduzione  arbitrale non improntata  a criteri di trasparenza  e lealtà;

4) l'indebita  ingerenza  dei vertici  juventini  sopra  indicati  nelle dinamiche di giustizia sportiva al fine di neutralizzare iniziative di personaggi noti per avere assunto posizioni rigide e "moralistiche", denunziando la commistione di interessi tra i soggetti  istituzionalmente deputati a garantire la trasparenza del gioco e la società juventina (cfr.  vicenda  Zeman)  o al  fine  di tutelare  la posizione di soggetti ritenuti  favorevoli alle sorti della Juventus  (cfr.. vicenda Racalbuto)  .

I dati sopra riferiti, a parere della Corte sono stati tratti dal primo giudice  all'esito di una corretta disamina  del compendio  probatorio.” (v. sentenza Corte di Appello, sez. IV del 5/12/2013)

5° - IL SALVATAGGIO DELLA FIORENTINA E DELLA LAZIO 

Veniamo ora alla vicenda del “salvataggio” della Fiorentina, già trattata sopra a proposito della partita Chievo-Fioremtina, ed analizzata con maggior compiutezza  -e con più specifico riferimento alla condotta di Giraudo-  nel paragrafo della sentenza di secondo grado del giudizio celebrato con rito abbreviato, di seguito integralmente trascritto.

 

La vicenda  del “salvataggio” della Fiorentina

“L'ingerenza del gruppo si è manifestata anche nella vicenda che portò al salvataggio  della  Fiorentina, illustrata nella  sentenza  gravata  a partire  dalla pagina 59 (cioè della sentenza del G.U.P.).

Rimandando alla ricostruzione storica degli antefatti all'esaustiva rappresentazione  contenuta nell'atto gravato, va qui evidenziato che si  registrarono all'esito della richiesta di aiuto dei Della Valle, trasmessa a Mazzini attraverso  il Mencucci, che  della  società  calcistica era  il direttore sportivo, innumerevoli  contatti  tra  Mazzini  medesimo  e Bergamo  il quale  si mostrò favorevole  ad avallare  l'operazione  e difatti  fece  in modo di  designare, nelle partite  cruciali, arbitri  manovrabili  in modo  da  assicurare  alla  squadra  viola dignitosi risultati in campo, che la preservassero dalla prevedibile retrocessione (Moggi, i Della Valle, il designatore  Bergamo, iI vice della  FIGC Mazzini, il ds viola  Mencucci, l'arbitro  De Santis  designato  per  un incontro  cruciale  della Fiorentina,  risultano  tutti  condannati  nel  separato  giudizio  per  la  combine ordita).

Quel  che  qui  rileva è  il coinvolgimento  nell'operazione di Giraudo, oltre che evidentemente dei citati soggetti.

Tale coinvolgimento, oggetto di ferma contestazione nei motivi di appello e nelle successive  osservazioni scritte depositate in  difesa di  Giraudo (le  difese evidenziano, da un canto,  che la specifica  imputazione di frode sportiva  non è stata elevata a carico di Giraudo e che, comunque, non sussisterebbero elementi di prova  per  inferire  una  partecipazione  del  dg  nella  vicenda), a parere  di questa Corte é, invece, rivelato dalle numerose emergenze indicate dal primo giudice che dimostrano, oltre la sussistenza delle imputazioni specifiche anche la stabilità del patto generico e l'adesione ad esso, con condotte  finalizzanti  di  Antonio Giraudo.

In particolare  la conversazione  del  26  aprile  2005, che  riguarda  direttamente Giraudo, va  letta  in  uno  con  le ulteriori  registrate,  che  danno  conto  della predisposizione  dell'articolata  manovra  tesa a coinvolgere,  tramite  il Mazzini, tutte le leve del potere calcistico,  in primis,  il designatore  Bergamo, cui é fatto spesso riferimento, ed inoltre quanti, nell'esperta  valutazione  e considerazione del  numero  due  della  FIGC,  potessero incidere  in  concreto  sulle  sorti  del campionato

Non può, dunque, convenirsi con le difese  che il vice della FIGC, considerata  la funzione ricoperta ed il potere che ne derivava,  avesse millantato  con i dirigenti viola la natura del suo intervento presso Giraudo.

E dunque il colloquio  tra i due assume  un valore rilevante, non solo perché in concreto attraverso il Mazzini il dirigente bianconero divenne  il terminale di una richiesta che in realtà  proveniva  dagli  stessi  Della Valle  (Mazzinl  dirà  al dg “vedrai che chiederanno  anche a te di aiutarli" ) ma soprattutto perché evidenzia la condivisione di intenti del responsabile juventino, il quale si mostrò disponibile alle sollecitazioni  di Mazzini  -questi  lo  invitò  a  studiare  bene  la situazione perché i Della Valle si sentivano  persi (“... si sentono  cadere la terra  sotto  i piedi")-  anche  perché  in  ogni  caso  egli  avrebbe  incontrato  i fratelli per questioni diverse.

Dell'assenso  di  Giraudo  il Mazzini  parlò  al direttore  sportivo  della  Fiorentina Mencucci.

E' importante  considerare che nelle successive giornate di campionato, in cui vi fu un susseguirsi di contatti  tra Mazzini, Mencucci  ed I Della Valle,  anche  in conseguenza  di risultati  non sempre  positivi  per la squadra,  Luciano  Moggi parlando  con Della Valle affermò testualmente “abbiamo fatto noi i casini per voi….bisogna  stargli addosso ... stai addosso  a quelli che  ti ho detto  io….stai addosso a quellì che ti ho dello  l'altro giorno  ....senza fare cose ufficiali .. tanto le abbiamo  fatte noi per voi...ti devi  incazzare....il  resto  fallo  in privato ..  dai pensiamo  a salvare la Fiorentina...voi pensate  a salvare  la Fiorentina.... e tutti insieme diamoci una mano"

 

Ed infatti  si  registrarono  contatti  diretti  tra i  fratelli  fiorentini e  Bergamo  e quest'ultimo  e Mazzini  (i rappresentanti  dei  poteri forti  segnalati  da Moggi ai desolati fratelli fiorentini), tutti aventi ad oggetto la questione del salvataggio della squadra.

 

La dinamica delle successive  conversazioni vide rafforzato l'intreccio  tra  il Bergamo  ii Mazzini  e  la società  viola,  i cui  rappresentanti  recedettero  dalle posizioni innovative che li aveva resi invisi al gruppo storico di potere in Lega, di cui faceva  parte  anche Giraudo, in cambio  del  fattivo  interessamento  di  tali poteri forti.

 

Dal resoconto fatto da Mazzini a Mencucci in data 11 maggio risultò che vi era stato  un incontro  del primo  con Giraudo  e Moggi, nel corso dei quale si era parlato del  miglioramento  della  situazione della  Fiorentina (I  Della  Valle avevano telefonato e i due bianconeri  si erano felicitati per il risultato ottenuto dal viola): successivamente  era  stato rilevato (ed anche filmato) un  incontro tra Bergamo, Mazzini ed i fratelli Della Valle: il 15 maggio il solito  Mazzini ne raccontò gli sviluppi al Mencucci, rivelando che i fratelli si erano impegnati a non assumere in futuro atteggiamenti  di rottura  con l'establishment  e che egli dal suo canto aveva tessuto in quel consesso le lodi di Giraudo.

Ora  va  rilevato  che tale  riferimento  appare  del  tutto  incongruo  se  non  lo si inserisce nel contesto della complessiva discussione che fu tenuta in quell'incontro  in cui si stabilizzò il rapporto dei Della Valle con gli esponenti  di quei  poteri  forti, da  essi  in  precedenza contestati,  i  quali  sinergicamente avevano posto le condizioni per la salvezza della Fiorentina.

Tra  gli esponenti  di quel potere  consolidato  vi era appunto il Giraudo, che per sua parte aveva contribuito alla realizzazione di quel progetto.

Del  resto,  quell'operazione neutralizzava la  fronda  oppositiva  ed  attirava  al nucleo del gruppo  di potere  un  soggetto calcistico  non  secondario,  che  in precedenza costituiva  la testa d'ariete  della  contestazione  interna  e sul quale ora poteva riporsi affidamento per la gestione delle dinamiche  politiche, vuoi in occasione  della  nuova  indicazione binaria  dei  designatori (ritornavano in predicato i graditi Bergamo e Pairetto) vuoi per gli assetti e gli equilibri di potere maturati all'interno della federazione.

 

Che poi al buon esito dell'operazione  avessero  preso parte Moggi e Giraudo è dato affermato  dallo  stesso Della Valle, il quale in data 18 maggio, dopo una partita deludente della squadra che aveva messo in cantiere solo un punto, si lasciò scappare  un commento  significativo  proprio con  Moggi  che accusò  di essersi  disinteressato, assieme ad  Antonio, delle  sorti  viola,  ricevendo le rassicurazioni del d. s. juventino il quale lo mise al corrente di un suo intervento presso Mazzini.

 

Le successive traversie  calcistiche  della  squadra, vittima di  errori  arbitrali (l'arbitro  Rosetti praticamente  non  vide  il calciatore  della  Lazio  piazzatosi in porta parare con il braccio)  spinsero i dirigenti  viola ad esternare con Mazzini il loro  malumore  ed  anche  in  quest'occasione il  vice  presidente FIGC  fece riferimento a tutto il gruppo,  compreso Moggi, che, su sua sollecitazione, si era speso per la Fiorentina ( tel. del 22 maggio ).

 

Ne derivò un rinnovato impegno del designatore Bergamo e di Mazzini, perché fossero determinate  le griglie  arbitrali  in  maniera  da  favorire  la  squadra  ed ancora una volta intervenne Moggi, il quale in due  conversazioni,  una  con i due fratelli Della Valle  e l'altra con  Bergamo, mostrò il diretto suo coinvolgimento nella vicenda prospettando nella prima la necessità  di forzare la mano, nella seconda, invece richiese di contattare Bergamo  prima che fossero effettuate le griglie.

 

Nelle successive  partite la combine organizzata, complice anche la prestazione dell'arbitro  De Santis designato  insieme a Griselli e Biasulto  per la conduzione della  gara  che  maggiormente  avrebbe  potuto  condizionare  l'esito  del  fondo classifica ( si richiamano le conversazioni  riportate in sentenza alle pagine 78 e 79), consenti  il salvataggio della Fiorentina.

La complessiva  lettura della vicenda, esaminata  alla luce dei comportamenti  di coloro che ne furono protagonisti,  consente senz'altro di ascrivere la manovra  al gruppo operativo costituito  dai soliti personaggi,  tra questi anche Giraudo, che nelle rispettive competenze,  facendo  leva sulla collaudata capacità di alterazione  dei meccanismi  che regolavano  lo svolgimento  delle gare (si legga attraverso la  designazione di arbitri compiacenti individuati con le solite modalità di gestione condivisa), ottennero lo scopo lungamente inseguito.

(nella prossima puntata si parlerà della disinformazione e della manipolazione da parte della stampa: come Moggi istruiva i suoi fiduciari)