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In questa quarta avvincente puntata dedicata al processo di Calciopoli ad opera dell'Avvocato Bruno Catalanotti si procede a smontare un'altra "leggenda metropolitana", spesso utilizzata dagli imputati e da alcuni esponenti della stampa per tentare di togliere autorevolezza al processo. Nello specifico si è tentato più volte di diffondere la tesi che il sorteggio per la designazione degli arbitri non fosse manipolato. "Grida scomposte" le definisce Catalanotti. Smentite in particolare da due intercettazioni, che evidenziano la familiarità con la quale si dava per scontata la pilotabilità del sorteggio. In questo capitolo (parte quinta) si procede inoltre a sintetizzare la vicenda del salvataggio della Fiorentina e nello specifico alla trascrizione di alcuni brevi passaggi dedicati dalla Corte -che richiama, peraltro, il G.U.P.- alla associazione per delinquere ed (appunto) al “salvataggio” della Fiorentina. Una vicenda ricostruita attraverso diverse fonti giudiziarie, che merita un approfondimento e che racconta diverse sfaccettature del medesimo inquietante disegno. I fratelli Della Valle si rivolgono alla cupola del potere per ottenere la salvezza della Fiorentina. E la rete di rapporti si muove, agendo come sa sulle griglie arbitrali per cercare di raggiungere l'agognato obiettivo. Scambi di cortesie, richieste di aiuto. Tutto a dispetto della lealtà sportiva. Altro che retrocessione per essersi interessati ad un obiettivo di mercato...
(leggi qui il 1° capitolo - IL PUNTO SULLE SENTENZE, LA PRESCRIZIONE E LA "FAVOLA" DELL'ASSOLUZIONE)
(leggi qui il 2° capitolo - L'ALTERAZIONE DEI RISULTATI E DEI SORTEGGI)
(leggi qui il 3° capitolo - LE PARTITE TAROCCATE SECONDO LA SENTENZA DELLA VI SEZIONE DELLA CORTE D'APPELLO DI NAPOLI)
4° - ILTEMA DEI SORTEGGI-DESIGNAZIONI, ANCH'ESSI ALTERATI, CON ZAMPARINI E LE INTERCETTAZIONI BERGAMO-COLLINA, PAIRETTO-PASTORE
Oltre all'assenza di alterazioni dei risultati e delle classifiche -sopra confutata senza possibilità di repliche- v'è un'altra “leggenda metropolitana” diffusa da Moggi ed i suoi “amici”: che il sorteggio per la designazione degli arbitri fosse “regolare” ovvero non manipolato.
La questione non è stata considerata né dal Tribunale né dalla Corte d'Appello, sez, VI, di Napoli rilevante ai fini del giudizio, poiché attraverso la mirata predisposizione delle griglie, era possibile, comunque, secondo il loro avviso, assegnare all'arbitro “di fiducia” la partita, il cui risultato doveva essere “addomesticato”.
Ma poiché le grida scomposte dei servitori del sodalizio criminoso evocavano la conforme affermazione dei Giudici, vale la pena di spendere qualche nota in proposito.
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Sulla alterazione del sorteggio degli arbitri designati per la direzione delle partite del campionato 2004-2005
Si premette che sul punto è intervenuto con fermezza la Procura della Repubblica di Napoli, che nell'atto di appello avverso la sentenza del Tribunale ha richiamato “l'episodio Zamparini”.
Si ricorderà che il presidente del Palermo, che si lamentava di arbitraggi sfavorevoli alla sua squadra con Moggi, si sentì chiedere da questi quale fosse un arbitro gradito.
Ebbene per dirigere la partita successiva del Palermo fu designato….dal sorteggio proprio Rizzoli, l'arbitro indicato da Zamparini.
Una coincidenza? Un fatto casuale?
Anticipando quanto si dirà in prosieguo a proposito della sentenza del Tribunale e delle singolari valutazioni della dott.ssa Casoria, che ha steso la motivazione, è utile soffermarsi brevemente sulla vicenda Moggi-Zamparini visto dalla Corte in modo difforme rispetto al Tribunale.
Ebbene, la Corte d'Appello di Napoli, sez. VI, ha rimarcato che l'episodio è stato confermato dal presidente del Palermo nel corso della testimonianza resa avanti al Tribunale all'udienza del 15 marzo 2011 ed anche in una riunione di assemblea della Lega Calcio, trovando altresì riscontro in una conversazione intercettata fra il Moggi ed il Giraudo, ove i due si lamentavano della irriconoscenza dello stesso Zamparini a fronte della "cortesia" ricevuta.
Ciò premesso, la Corte censura l'estensore della motivazione, secondo la quale Zamparini avrebbe riferito una propria impressione (“il teste è apparso riferire una propria impressione, espressione utilizzata nella sentenza appellata anche per altri testi, ma senza specificare, però, ove il teste narra di un fatto e dove, invece, scatta la valutazione dello stesso, appunto non probatoriamente utile: evidenziazione grafica dello scrivente).
Rileva criticamente il giudice d'appello che, invece, ”tale frase va collocata nella valutazione dello Zamparini su chi avesse contattato al telefono il Moggi e su cosa avesse quest'ultimo ottenuto, ma non può non essere intesa quale concreta testimonianza su un fatto, ovvero di una telefonata, di una indicazione di un arbitro ben preciso e la successiva assegnazione di una partita di calcio di quest'ultimo che ha poi effettivamente arbitrato” (v. pag. 114 sentenza Corte d'Appello, sez, VI, di Napoli).
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Ritornando al tema del sorteggio, va menzionata un' altra conversazione telefonica -sfuggita evidentemente all'attenzione dei Giudici- altrettanto inconfutabile e decisiva in favore della tesi della alterazione del sorteggio propugnata dallo scrivente.
La conversazione captata è intercorsa tra Bergamo e l’arbitro Collina domenica 22 Maggio 2005 alle 19.01, in cui designatore ed arbitro hanno iniziato a programmare l’ultima giornata di campionato: conversazione, la cui valutazione è stata negligentemente omessa.
Nel corso del colloquio telefonico con il designatore Bergamo, Collina esprime la sua preferenza per arbitrare a Firenze e questa sembra essere anche la volontà del suo interlocutore:
“Collina: .Oh, ci vado io domenica a Firenze, tanto mi vogliono bene là……
Bergamo: (ride)
Collina: Ci vado a fare il parafulmine, no?
Bergamo: No, va a fare il parafulmine a Lecce….
Collina: Bè, io preferirei Firenze, che è più vicino, deve essere sincero….però, se no va bene uguale, va bene uguale…….”
Orbene il “casuale sorteggio” successivo, guarda caso, assegnerà Collina alla partita Fiorentina-Brescia e “Massimuccio” De Santis a Lecce-Parma.
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V'è ancora un'altra conversazione captata intercorsa tra Pairetto e Vittorio Pastore, collaboratore del gruppo Fiat, intercettata alle ore 9,27 del 5 maggio 2005, in partenza dalla utenza 335-8189303 in uso al designatore Pierluigi Pairetto:
V. Eh, il sorteggio è un…di balle, eh! Basta pilotarlo il sorteggio!
G. (Pairetto) Eh, sì sì sì!
Lo “scambio di battute” si commenta da solo: all’asserzione di Pastore circa un dato che si dà per scontato (la “pilotabilità” del sorteggio), Pairetto non contesta con sdegno l’interlocutore, non rivendica con fermezza la regolarità dell’operato suo e del collega designatore Bergamo.
Si limita ad un triplo sì, sì, sì che lungi dallo smentire, convalida, invece, senza dubbi di sorta l’assunto dell’interlocutore.
Che dire di più?
Basta richiamare dal Vangelo di Luca il noto passo: “Ex ore tuo te judico”.
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Completato il quadro degli elementi di giudizio posti a fondamento per le loro decisioni dal Tribunale di Napoli, dalla Corte di Appello di Napoli, sez. VI, e, verosimilmente, dalla Corte di Cassazione, sez. III, può giovare uno sguardo rapido anche a quanto proviene da altre fonti giudiziarie in relazione ad altri aspetti della vicenda.
Ci si riferisce, nel contesto del processo con rito abbreviato contro Giraudo ed altri, al G.U.P. del Tribunale di Napoli ed alla sua pregevole sentenza del 14/12/2009-26/04/2010; nonché a quella pronunciata all'esito del secondo grado di giudizio dalla Corte di Appello, sez. IV (presidente dott. Stanziola) il 5//12/2012, con motivazioni depositate l'8/02/2013.
Meritano la trascrizione alcuni brevi passaggi dedicati dalla Corte -che richiama, peraltro, il G.U.P.- alla associazione per delinquere ed al “salvataggio” della Fiorentina.
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Il delitto di associazione per delinquere di cui al capo A) dell'imputazione
“Il primo giudice (cioè, il G.U.P.) ha ritenuto l'esistenza dell'associazione sulla base dei seguenti elementi:
1) la predisposizione di un sistema di comunicazione tra diversi personaggi, artatamente finalizzato ad eludere qualsiasi controllo del contenuto delle comunicazioni; la continuità dei contatti telefonici, attraverso l'uso di apparati telefonici coperti, tra Moggi e gli arbitri nelle giornate immediatamente precedenti le competizioni sportive ed anche nelle stesse occasioni, in cui si tenevano le partite, e la periodicità, nelle stesse scansioni temporali, di incontri apparentemente giustificati da ragioni squisitamente conviviali tra i responsabili della società torinese, in primo luogo di Luciano Moggi, il quale nel periodo era il direttore generale, ed anche dell'amministratore Giraudo, dei designatori arbitrali oltre che, in alcune occasioni, del capo degli arbitri Lanese ( con le precisazioni che di seguito saranno effettuate circa la posizione delIo stesso) e di Innocenzo Mazzini, Vice Presidente della FIGC ;
2) la componente illecita di tali incontri, poiché in essi i designatori si incaricavano, in ragione del ruolo, della predisposizione delle cosiddette griglie arbitrali -cioè della predeterminazione dei parametri attraverso i quali si perveniva alla scelta della tema arbitrale- e dell'individuazione concreta dei giudici di gara, concordandone l'attuazione con i responsabili Juve e rispondendo positivamente alle sollecitazioni degli stessi, perchè tale scelta non avvenisse secondo uno schema di trasparenza, ma rispondesse ad una logica preferenziale di sostegno alla società bianconera; risulta accertata l'ingerenza costante del Moggi ed anche di Giraudo Antonio, sia in qualità di dirigente della società che in quello, ben più incisivo, di consigliere federale, oltre che dei designatori arbitrali e del vice-presidente della FIGC Mazzini, nelle dinamiche di aggiustamento dei risultati sul campo anche di diverse squadre calcistiche ai fini del salvataggio di alcune di esse (vedi operazione Lazio e per quel che qui interessa soprattutto il salvataggio Fiorentina).
3) il potere di condizionamento degli organi della stampa specializzata espresso attraverso il pressante e costante impegno di Luciano Moggi impegnato, con l'istigazione dello stesso Giraudo, a preservare la società di riferimento e gli arbitri graditi da attacchi critici rivolti a questi ultimi in occasione delle partite disputate dalla squadra torinese, per le quali forte era il sospetto di una conduzione arbitrale non improntata a criteri di trasparenza e lealtà;
4) l'indebita ingerenza dei vertici juventini sopra indicati nelle dinamiche di giustizia sportiva al fine di neutralizzare iniziative di personaggi noti per avere assunto posizioni rigide e "moralistiche", denunziando la commistione di interessi tra i soggetti istituzionalmente deputati a garantire la trasparenza del gioco e la società juventina (cfr. vicenda Zeman) o al fine di tutelare la posizione di soggetti ritenuti favorevoli alle sorti della Juventus (cfr.. vicenda Racalbuto) .
I dati sopra riferiti, a parere della Corte sono stati tratti dal primo giudice all'esito di una corretta disamina del compendio probatorio.” (v. sentenza Corte di Appello, sez. IV del 5/12/2013)
5° - IL SALVATAGGIO DELLA FIORENTINA E DELLA LAZIO
Veniamo ora alla vicenda del “salvataggio” della Fiorentina, già trattata sopra a proposito della partita Chievo-Fioremtina, ed analizzata con maggior compiutezza -e con più specifico riferimento alla condotta di Giraudo- nel paragrafo della sentenza di secondo grado del giudizio celebrato con rito abbreviato, di seguito integralmente trascritto.
La vicenda del “salvataggio” della Fiorentina
“L'ingerenza del gruppo si è manifestata anche nella vicenda che portò al salvataggio della Fiorentina, illustrata nella sentenza gravata a partire dalla pagina 59 (cioè della sentenza del G.U.P.).
Rimandando alla ricostruzione storica degli antefatti all'esaustiva rappresentazione contenuta nell'atto gravato, va qui evidenziato che si registrarono all'esito della richiesta di aiuto dei Della Valle, trasmessa a Mazzini attraverso il Mencucci, che della società calcistica era il direttore sportivo, innumerevoli contatti tra Mazzini medesimo e Bergamo il quale si mostrò favorevole ad avallare l'operazione e difatti fece in modo di designare, nelle partite cruciali, arbitri manovrabili in modo da assicurare alla squadra viola dignitosi risultati in campo, che la preservassero dalla prevedibile retrocessione (Moggi, i Della Valle, il designatore Bergamo, iI vice della FIGC Mazzini, il ds viola Mencucci, l'arbitro De Santis designato per un incontro cruciale della Fiorentina, risultano tutti condannati nel separato giudizio per la combine ordita).
Quel che qui rileva è il coinvolgimento nell'operazione di Giraudo, oltre che evidentemente dei citati soggetti.
Tale coinvolgimento, oggetto di ferma contestazione nei motivi di appello e nelle successive osservazioni scritte depositate in difesa di Giraudo (le difese evidenziano, da un canto, che la specifica imputazione di frode sportiva non è stata elevata a carico di Giraudo e che, comunque, non sussisterebbero elementi di prova per inferire una partecipazione del dg nella vicenda), a parere di questa Corte é, invece, rivelato dalle numerose emergenze indicate dal primo giudice che dimostrano, oltre la sussistenza delle imputazioni specifiche anche la stabilità del patto generico e l'adesione ad esso, con condotte finalizzanti di Antonio Giraudo.
In particolare la conversazione del 26 aprile 2005, che riguarda direttamente Giraudo, va letta in uno con le ulteriori registrate, che danno conto della predisposizione dell'articolata manovra tesa a coinvolgere, tramite il Mazzini, tutte le leve del potere calcistico, in primis, il designatore Bergamo, cui é fatto spesso riferimento, ed inoltre quanti, nell'esperta valutazione e considerazione del numero due della FIGC, potessero incidere in concreto sulle sorti del campionato
Non può, dunque, convenirsi con le difese che il vice della FIGC, considerata la funzione ricoperta ed il potere che ne derivava, avesse millantato con i dirigenti viola la natura del suo intervento presso Giraudo.
E dunque il colloquio tra i due assume un valore rilevante, non solo perché in concreto attraverso il Mazzini il dirigente bianconero divenne il terminale di una richiesta che in realtà proveniva dagli stessi Della Valle (Mazzinl dirà al dg “vedrai che chiederanno anche a te di aiutarli" ) ma soprattutto perché evidenzia la condivisione di intenti del responsabile juventino, il quale si mostrò disponibile alle sollecitazioni di Mazzini -questi lo invitò a studiare bene la situazione perché i Della Valle si sentivano persi (“... si sentono cadere la terra sotto i piedi")- anche perché in ogni caso egli avrebbe incontrato i fratelli per questioni diverse.
Dell'assenso di Giraudo il Mazzini parlò al direttore sportivo della Fiorentina Mencucci.
E' importante considerare che nelle successive giornate di campionato, in cui vi fu un susseguirsi di contatti tra Mazzini, Mencucci ed I Della Valle, anche in conseguenza di risultati non sempre positivi per la squadra, Luciano Moggi parlando con Della Valle affermò testualmente “abbiamo fatto noi i casini per voi….bisogna stargli addosso ... stai addosso a quelli che ti ho detto io….stai addosso a quellì che ti ho dello l'altro giorno ....senza fare cose ufficiali .. tanto le abbiamo fatte noi per voi...ti devi incazzare....il resto fallo in privato .. dai pensiamo a salvare la Fiorentina...voi pensate a salvare la Fiorentina.... e tutti insieme diamoci una mano"
Ed infatti si registrarono contatti diretti tra i fratelli fiorentini e Bergamo e quest'ultimo e Mazzini (i rappresentanti dei poteri forti segnalati da Moggi ai desolati fratelli fiorentini), tutti aventi ad oggetto la questione del salvataggio della squadra.
La dinamica delle successive conversazioni vide rafforzato l'intreccio tra il Bergamo ii Mazzini e la società viola, i cui rappresentanti recedettero dalle posizioni innovative che li aveva resi invisi al gruppo storico di potere in Lega, di cui faceva parte anche Giraudo, in cambio del fattivo interessamento di tali poteri forti.
Dal resoconto fatto da Mazzini a Mencucci in data 11 maggio risultò che vi era stato un incontro del primo con Giraudo e Moggi, nel corso dei quale si era parlato del miglioramento della situazione della Fiorentina (I Della Valle avevano telefonato e i due bianconeri si erano felicitati per il risultato ottenuto dal viola): successivamente era stato rilevato (ed anche filmato) un incontro tra Bergamo, Mazzini ed i fratelli Della Valle: il 15 maggio il solito Mazzini ne raccontò gli sviluppi al Mencucci, rivelando che i fratelli si erano impegnati a non assumere in futuro atteggiamenti di rottura con l'establishment e che egli dal suo canto aveva tessuto in quel consesso le lodi di Giraudo.
Ora va rilevato che tale riferimento appare del tutto incongruo se non lo si inserisce nel contesto della complessiva discussione che fu tenuta in quell'incontro in cui si stabilizzò il rapporto dei Della Valle con gli esponenti di quei poteri forti, da essi in precedenza contestati, i quali sinergicamente avevano posto le condizioni per la salvezza della Fiorentina.
Tra gli esponenti di quel potere consolidato vi era appunto il Giraudo, che per sua parte aveva contribuito alla realizzazione di quel progetto.
Del resto, quell'operazione neutralizzava la fronda oppositiva ed attirava al nucleo del gruppo di potere un soggetto calcistico non secondario, che in precedenza costituiva la testa d'ariete della contestazione interna e sul quale ora poteva riporsi affidamento per la gestione delle dinamiche politiche, vuoi in occasione della nuova indicazione binaria dei designatori (ritornavano in predicato i graditi Bergamo e Pairetto) vuoi per gli assetti e gli equilibri di potere maturati all'interno della federazione.
Che poi al buon esito dell'operazione avessero preso parte Moggi e Giraudo è dato affermato dallo stesso Della Valle, il quale in data 18 maggio, dopo una partita deludente della squadra che aveva messo in cantiere solo un punto, si lasciò scappare un commento significativo proprio con Moggi che accusò di essersi disinteressato, assieme ad Antonio, delle sorti viola, ricevendo le rassicurazioni del d. s. juventino il quale lo mise al corrente di un suo intervento presso Mazzini.
Le successive traversie calcistiche della squadra, vittima di errori arbitrali (l'arbitro Rosetti praticamente non vide il calciatore della Lazio piazzatosi in porta parare con il braccio) spinsero i dirigenti viola ad esternare con Mazzini il loro malumore ed anche in quest'occasione il vice presidente FIGC fece riferimento a tutto il gruppo, compreso Moggi, che, su sua sollecitazione, si era speso per la Fiorentina ( tel. del 22 maggio ).
Ne derivò un rinnovato impegno del designatore Bergamo e di Mazzini, perché fossero determinate le griglie arbitrali in maniera da favorire la squadra ed ancora una volta intervenne Moggi, il quale in due conversazioni, una con i due fratelli Della Valle e l'altra con Bergamo, mostrò il diretto suo coinvolgimento nella vicenda prospettando nella prima la necessità di forzare la mano, nella seconda, invece richiese di contattare Bergamo prima che fossero effettuate le griglie.
Nelle successive partite la combine organizzata, complice anche la prestazione dell'arbitro De Santis designato insieme a Griselli e Biasulto per la conduzione della gara che maggiormente avrebbe potuto condizionare l'esito del fondo classifica ( si richiamano le conversazioni riportate in sentenza alle pagine 78 e 79), consenti il salvataggio della Fiorentina.
La complessiva lettura della vicenda, esaminata alla luce dei comportamenti di coloro che ne furono protagonisti, consente senz'altro di ascrivere la manovra al gruppo operativo costituito dai soliti personaggi, tra questi anche Giraudo, che nelle rispettive competenze, facendo leva sulla collaudata capacità di alterazione dei meccanismi che regolavano lo svolgimento delle gare (si legga attraverso la designazione di arbitri compiacenti individuati con le solite modalità di gestione condivisa), ottennero lo scopo lungamente inseguito.
(nella prossima puntata si parlerà della disinformazione e della manipolazione da parte della stampa: come Moggi istruiva i suoi fiduciari)
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