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Grazie Erick

Che sospiro di sollievo. Leggo il comunicato di Erick Thohir e già mi piace la prima volta. Poi lo rileggo e mi diverto. Lo leggo ancora e lo divido, frase per frase. Poi seleziono gli aggettivi, gli avverbi, i verbi. Lo leggo di nuovo e penso:...

Alessandro De Felice

Che sospiro di sollievo. Leggo il comunicato di Erick Thohir e già mi piace la prima volta. Poi lo rileggo e mi diverto. Lo leggo ancora e lo divido, frase per frase. Poi seleziono gli aggettivi, gli avverbi, i verbi. Lo leggo di nuovo e penso: abbiamo un presidente, un presidente. Il presidente dell’Inter c’è. E parla al momento giusto, nel modo giusto.

“Nel corso della sua lunga e gloriosa storia, l’Inter si è sempre distinta per integrità e lealtà”: ecco fatto. Nella prima frase due macigni: “integrità” e “lealtà”. Ma non basta. Se qualcuno avesse dubbi sul senso di queste parole, poco più avanti Thohir ribadisce, parlando dei propri valori: “lavorare duramente, essere onesti e affidabili”. Integrità e lealtà. Onesti e affidabili. Sempre. In una lunga e gloriosa storia.

A chi si rivolge? Qualche idea ce la fornisce la terza frase. “Queste discussioni che si svolgono in ambito professionale dovrebbero rimanere private, fare dei commenti pubblici prima che le trattative siano concluse ne danneggia l’andamento”. Perfetto, vale in qualsiasi campo, mica solo nel calcio. Ma in Italia questa regola di correttezza non esiste. Ci sono i procuratori, i dirigenti, i gazzettieri di ogni tipo e livello, gli imbonitori televisivi,e via elencando.

Nella trattativa per lo scambio tra Vucinic e Guarin le prime voci sono venute fuori da ambienti juventini, subito amplificate e interpretate in chiave di grande “colpo gobbo”, nel vero doppio senso della parola. Un affarone per loro, una minchiata per noi. Scambio alla pari, o con un piccolo conguaglio, tra due giocatori di buon livello, ma non equivalenti sul mercato, né tanto né poco. Il tutto al netto della nostra idiosincrasia ad accordi di qualsiasi genere con la squadra di Andrea Agnelli e di Marotta. Dunque Thohir si rivolge sicuramente a tutti coloro che hanno tradito la regola del silenzio, prima della firma definitiva a un contratto.

Ma il presidente, si capisce, non è affatto contento di come la vicenda sia stata gestita anche dai nostri dirigenti. Leggiamo: “Come presidente dell’Inter il mio ruolo è valutare il rendimento del nostro personale”. Immagino il brivido lungo la schiena per alcuni. Perché subito dopo Erick Thohir aggiunge: “ Non posso permettere a nessuno al di fuori della nostra Società di criticare pubblicamente le nostre dinamiche interne”. Certo, ha ragione. Nessuno al di fuori della nostra Inter. Ma all’interno, lui, il Presidente, certo che può criticare. Perché il suo compito è “valutare il rendimento”, non in modo generico, ma perché “continueremo a prendere decisioni che siano nell’assoluto interesse del Club sia ora, sia in futuro”.

E dunque lo scambio che stava per essere concluso, non c’è dubbio, non era nell’assoluto interesse del Club. E non è un rilievo da poco. Anzi. Il messaggio, forte e chiaro, è all’esterno e anche all’interno. Un comunicato potente, che ottiene subito molti risultati.

Prima di tutto galvanizza i tifosi, abituati a subire le angherie mediatiche di tutti, compreso il fuoco amico di giornalisti che si dichiarano interisti. La reazione, in pochi minuti, è stata forte e compatta. Thohir ha conquistato la piazza. Certo, è presto, e ora ci si aspettano altre decisioni. Ma è un passaggio decisivo.

Secondo risultato. Lancia un messaggio forte e chiaro all’interno e all’esterno della società. E lo fa senza tentennamenti, con uno stile semplice, e con parole comprensibili da tutti: “difenderò l’Inter e ciò che rappresentiamo con ogni mezzo a mia disposizione”. Ciò che rappresentiamo. Noi. Tutti noi.

Grazie Erick. Amala.