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Guarin come Jeeg: cuore e acciaio. Andreolli-Vidic meritano il campo, Podolski un campione perché…

Alessandro De Felice

Il versante nerazzurro del Naviglio gioisce e gode, al termine di una settimana palesatasi praticamente perfetta. Sette giorni meravigliosi che portano in dote due campioni come Podolski e Shaqiri, tre punti fondamentali contro il Genoa del sempre...

Il versante nerazzurro del Naviglio gioisce e gode, al termine di una settimana palesatasi praticamente perfetta. Sette giorni meravigliosi che portano in dote due campioni come Podolski e Shaqiri, tre punti fondamentali contro il Genoa del sempre “simpatico" Gian Piero Gasperini e il pareggio del Milan, figlio di una prestazione decisamente mediocre. Domani è lunedì, ci sarà da svegliarsi presto per andare a lavoro, ma lo faremo col sorriso stampato in faccia. "Ma cosa ti ridi?" Potrebbe affermare il nostro solito vicino, accomodato sul sedile della metropolitana. E noi gli spiegheremo che in realtà sono molti e validi i motivi per cui sfoggiare il giocondo e spensierato ottimismo. L’Inter non ha più paura e gioca finalmente al calcio. Questi i primi due aspetti che conferiscono orgoglio e sazietà al fine palato del tifoso interista, ormai assuefatto dal permanente stato di sopore che circondava Appiano Gentile. Contro il Genoa i nerazzurri scendono in campo col 4-2-3-1 e per i primi 45 minuti si esibiscono in un monologo assoluto. In campo contemporaneamente Andreolli, Vidic, Hernanes, Palacio, Podolski, cinque uomini che per motivi diversi hanno visto pochissimo il campo e che per forza di cose non potevano avere 90’ nelle gambe. Per questa ragione, dopo aver chiuso la prima frazione di gioco con un secco 2-0, gli uomini di Roberto Mancini hanno tirato un po’ i remi in barca, soffrendo il giusto nei secondi 45 minuti e chiudendo la gara nel momento più complicato del match: immediatamente dopo aver subito la rete ligure che accorciava le distanze.Buone indicazioni da ogni settore del campo, a partire dai due centrali nuovi di zecca: Andreolli e Vidic in sostituzione degli squalificati Juan e Ranocchia. Inutile fare giri di parole intorno alla prestazione di questi due calciatori: quelli che fino ad oggi erano considerati titolari, meritano incondizionatamente di restare in panchina anche nel corso delle prossime gare. Il serbo e l’italiano hanno guidato bene la difesa ed evitato quelle sbandate a cui Juan e Ranocchia ci hanno abituato. Vidic ha praticamente dominato gli spazi e vinto tutti gli uno contro uno, Andreolli ha giocato con ordine e padronanza, senza picchi d’esaltazione e depressione, ma con una lodevole costanza da capitano. Uno non ha la fascia e l’altro non ha il nome, ma insieme combinano molto meglio e molto di più dei colleghi, che solitamente occupano senza evidenti meriti il campo al loro posto. Fenomeno Guarin: Cosa sia accaduto precisamente a Guarin non è ancora chiaro. Ottimi segnali si erano già avuti a Torino contro la Juventus e contro il Genoa c’è stata l’ulteriore conferma: il colombiano sta trovando continuità di rendimento in un ruolo che prima d’ora (all’Inter) nessuno aveva prospettato per lui. Centrocampista centrale accanto a Medel, l’ex calciatore del Porto ha compiti difensivi e d’impostazione e riesce a svolgerli entrambi, mostrando finalmente quella maturità che tutti cercavano invano. Se gioca sempre così, viene facile anche concedergli quelle due o tre leggerezze che nel corso di una partita deve sempre commettere. Se queste sono le sue prestazioni da centrocampista centrale, Ausilio e Fassone possono temporeggiare sull’acquisto di Leiva o del Suarez di turno. Quando spinge sui quadricipiti e allarga le spalle sembra indistruttibile e poi tanta tanta corsa. Cuore e acciaioPodolski: garanzia tedesca al servizio della squadra. Non ha 90’ nelle gambe, ma Mancini non lo toglie dal campo neanche per scherzo. Finché le energie glielo consentono fa la differenza, duetta con i compagni e mostra a tutti cosa significa giocare senza timore di nessuno. La mentalità di cui parla il tecnico jesino è tutta concentrata nelle movenze di questo campione teutonico, capace di esaltare la folla grazie all’estrema concretezza che sprigiona ogni sua giocata. Le energie calano col passare del tempo, ma lui non si arrende e si mette al servizio dei compagni: Un campione vero.