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Un retropassaggio così non si fa mai, per nessuna ragione al mondo. Guarin lo ha fatto ed è stato un assist, una cosa talmente strana che ha preso contropiede pure Samuel: Emeghara è partito a razzo e lui non è riuscito a fermarlo. "Doveva buttarlo a terra", qualcuno ha detto. Non ha avuto neanche il tempo di pensarci. E' stata una scena incredibile, di quelle che vuoi cancellare dalla testa appena le hai viste e vissute. Come una maledizione, disperato Mazzarri in panchina, disperati i tifosi nerazzurri e non osiamo pensare al presidente Thohir che magari era rimasto pure sveglio fino a tardi, per vedere la partita da Giacarta. Tre punti gettati al vento (che si aggiungono ad altre altri rimpianti): trovare consolazione dopo novanta minuti così è veramente un'impresa.
IL DIFFICILE DEVE VENIRE - Eppure si deve ricominciare, perché mancano sette partite e c'è il rischio che quel poco di buono che si è fatto finora venga inghiottito da una classifica che traballa. A forza di guardare avanti (senza raggiungere le avversarie) ci si è dimenticati che là dietro sono tutte vicino, pure il Milan di Seedorf ora lo è (a meno sette). Due punti raccolti in tre giornate: è stata una settimana di fuoco e ora stanno per arrivare Bologna, Sampdoria, Parma, Napoli, Milan, Lazio e Chievo. Tutte nascondono trappole che la formazione interista dovrà evitare per centrare un posto in Europa League che è vitale per la prossima stagione.
PROGETTI - Vitale perché la ricostruzione deve ripartire e un altro anno fuori dalle Coppe sarebbe deleterio per i programmi già fatti dalla società, anche sul mercato: i giocatori importanti dicono si ad una squadra anche perché possono giocare diverse competizioni. Non resta che ritrovare le forze, ricaricarsi e rimettersi in marcia cercando di imparare la lezione, è essenziale restare concentrati, non dare nulla per scontato, ricordarsi che la maglia nerazzurra non è come le altre, che basta un niente per compromettere tutto.
LE COSE CHE NON TI ASPETTI - Da una cosa poi non si può prescindere, ognuno deve prendersi le proprie responsabilità. Dall’allenatore che sceglie gli uomini a cui affidarsi fino ai giocatori e parliamo di tutti ovviamente. Stavolta tocca a Guarin fare mea culpa. Quell’errore non può essere fatto da chi è rimasto a Milano anche perché i tifosi sono scesi in piazza per trattenerlo, da chi ha rinnovato un contratto (con tanto di aumento dell’ingaggio) che non era certo in scadenza. Il suo allenatore lo ha giustificato pubblicamente, un modo per lavorare sulla sua testa, per dire ai suoi uomini che certe cose possono capitare a chiunque.
PASSERA' - E capitano soprattutto in un periodo storto che non vuole passare e che neanche le cose evidenti - vedi rigore (un altro) non dato a Palacio (è stato spinto vistosamente in area) che più rigore di così si muore, vedi i tanti legni presi nelle ultime gare - bastano a spiegare. Bisogna meritarsi ogni cosa, sempre così sulla sponda nerazzurra. Nessuna scorciatoia, solo una strada da percorrere, quella che porta all’EL, obiettivo minimo di un anno di transizione nel quale è cambiata la storia dell’Inter. Ora deve cambiare anche questo trend negativo: bisogna soffiare su quella nuvola nera che accompagna le giornate degli interisti da ormai troppo tempo. La squadra deve fare gioco, costruire, imporsi anche con modi semplici, si deve rialzare la testa, tornare a competere per vincere e da oggi in poi pochi errori saranno ammessi. Saranno tutti sotto osservazione, il lavoro di tutti sarà esaminato scrupolosamente: da come finisce questa stagione dipendono molte cose e la nuova proprietà non farà sconti a nessuno.
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