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Squadra che vince non si cambia; seguendo tale assioma, visceralmente legato al mondo "pallonaro" - Walter Mazzarri - ripropone in toto gli stessi undici protagonisti della vittoriosa gara contro il Sassuolo. Samuel ancora confermato al centro della difesa, l'argentino, alla fine del match, risulterà uno dei migliori in campo.
L'Inter mostra immediatamente di non temere la Fiorentina, nei primi 35 minuti c'è in campo una sola squadra. Gli undici di Mazzarri appaiono compatti e determinati, i viola non riescono quasi mai ad imbastire azioni che possano minimamente impensierire Handanovic. Dal 13' al 25' minuto, si contano almeno 3 palle-gol per i nerazzurri: un palo di Palacio e due occasioni sciupate da Milito. Gli uomini di Montella vanno in netto affanno. Cuadrado non riesce ad incidere. Sul colombiano è forte la pressione di Nagatomo e di un encomiabile Hernanes, che si sacrifica in fase difensiva, dando vita - insieme al nipponico - ad un raddoppio quasi sistematico ai danni dell'esterno viola. Al minuto 34 arriva il meritato vantaggio: Guarin riceve al limite dell'area, si libera del diretto avversario, finta il tiro e premia il movimento in profondità di Palacio; l'argentino controlla a seguire dentro l'area di rigore e batte un goffissimo Neto. La prima frazione termina così, con l'Inter meritatamente in vantaggio.
Ma con l'Inter c'è da stare tranquilli? Mai! La fiorentina rientra in campo col piede schiacciato sull'acceleratore, i viola ci mettono appena 30 secondi a guadagnare il primo angolo e poco più di un minuto a trovare la rete del pareggio: Cuadrado viene lasciato colpevolmente solo al limite dell'area di rigore, il colombiano ha il tempo di prendere la mira e battere Handanovic sul palo più lontano. Sull'episodio, il portiere nerazzurro non appare esente da colpe, anzi, il buon Samir si tuffa col "fuso orario". 1-1 e tutto da rifare. La partita cambia, la Fiorentina prende coraggio e i nerazzurri abbassano leggermente il baricentro. Tuttavia, l'Inter, non rinuncia mai a ripartire in modo ordinato e ficcante. Walter Mazzarri chiama in panchina Diego Milito - sempre più ombra di se stesso - e manda in campo Mauro Icardi. 10 minuti sono più che sufficienti a "Maurito" per scattare sulla linea del fuorigioco e realizzare un gol da centravanti purissimo, su assist di un Nagatomo versione samurai. Dopo il 2-1 l'Inter potrebbe definitivamente chiuderla ma come al solito, rischia clamorosamente di riaprirla; la coppia Matri-Gomez sfiora il pareggio beffa all'ultimo secondo.
Bene l'atteggiamento. L'Inter sembra una squadra ritrovata, Hernanes ha già preso per mano i propri compagni, il brasiliano è divenuto in brevissimo tempo, colonna costituente del gioco di Walter Mazzarri. Anche Guarin sta mostrando un carattere che pareva ormai smarrito da tempo.
Male per quanto riguarda il cinismo. L'Inter ci mette troppo tempo a chiudere le partite e troppo poco a riaprirle. Ci vuole più cattiveria negli ultimi venti metri e probabilmente, anche maggior lucidità. Può darla Milito? Ad occhio e croce sembrerebbe di no.
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