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Il primo all di Icardi: “E’ un’azienda ed è un fenomeno, sarà  come CR7. Se fosse all’Atletico…”

Daniele Mari

Il primo allenatore di Mauro Icardi, Jesus Hernandez, è più convinto delle qualità di Maurito, tanto da azzardare un paragone al momento piuttosto ardito: «Mauro diventerà il nuovo Cristiano Ronaldo». «Mauro aveva 9 anni, ma già al primo...

Il primo allenatore di Mauro Icardi, Jesus Hernandez, è più convinto delle qualità di Maurito, tanto da azzardare un paragone al momento piuttosto ardito: «Mauro diventerà il nuovo Cristiano Ronaldo».«Mauro aveva 9 anni, ma già al primo allenamento ha messo in mostra doti fuori dal comune. Pensate che un arbitro alpartite gli chiese l’autografo. Ma quella era una squadra straordinaria. C’erano anche Martel, ora al Saragozza, Olivenzia,nella A norvegese e Kozhounarov, un bambino bulgaro. Forte come Mauro se non di più. Era andato al Real, ma a 16 anni gli è morta la mamma in un incidente aereo e ha smesso. Ma un allenatore non ha tanti meriti. L’importante è che non faccia danni e assecondi i talenti, che li lasci sviluppare senza fretta»

Hernandez poi descrive il Maurito bambino: «Arrivava da una famiglia forte, grande dignità e pochi soldi. Juan, il papà, da giovane era stato calciatore e qui faceva un po’ di tutto: imbianchino, meccanico, macellaio… La madre Analia faceva le pulizie e non si è mai persa una partita di Mauro. Voi avete in mente un Icardi tutto “social” e tatuaggi. Quella è solo immagine perché lui da quando a 15 anni ha firmato un contratto, ricchissimo con l’Adidas ed è andato al Barcellona, è un’azienda. Marketing. Ma il vero Mauro era un ragazzo timido e mite che a volte provava vergogna. I gol, per esempio, non li celebrava mai. Ma appena entrava in campo si trasformava. Anche a scuola era molto bravo. Lo avremmo potuto far giocare coi ragazzi di due categorie superiori ma non lo abbiamo fatto perché in quel gruppo lui aveva stabilità. Erano amici, compagni di scuola, di giochi e di squadra. Per questo non ha mai voluto andare via».

La svolta arriva a Tenerife:  «Nel 2007 ho chiesto di partecipare a un torneo dove c’erano squadre importanti come Porto e Siviglia. Gli dissi: “Se fai bene qui ti notano tutti”. In campo volava, dribblava 5-6 avversari e andava in porta. Impressionante. Lì è nata una stella. Ma Mauro è ancora in crescita. Lui riesce a fare bene in Italia dove le difese sono dure, chiuse. Però credo che la sua squadra ideale sia l’Atletico per il tipo di gioco di Simeone. Se fosse in Spagna o in Inghilterra, dove avrebbe più campo per muoversi, Mauro sarebbe già un crac. Lo diventerà. Ha le doti per essere il nuovo Ronaldo. Vedrete».