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Inter, il ribaltone costa caro. Da Moratti due nomi a Thohir. Un mazzarriano resta?

Eva A. Provenzano

Era nell’aria, dicono tutti. Sarà, ma quando ieri mattina è arrivata la notizia come un fulmine a cielo già poco sereno il mondo nerazzurro è tremato. Via Mazzarri, arriva Mancini. Erano le undici e puntuali giornalisti e telecamere,...

Era nell'aria, dicono tutti. Sarà, ma quando ieri mattina è arrivata la notizia come un fulmine a cielo già poco sereno il mondo nerazzurro è tremato. Via Mazzarri, arriva Mancini. Erano le undici e puntuali giornalisti e telecamere, poco dopo, si sono presentati sotto la sede della Saras, dall'ex presidente Moratti, come da tradizione. "Se ho consigliato io ET? Aveva in mente di farlo lui", ha specificato

Già, ha deciso Thohir che però ha continuato per settimane a parlare di conferma. E non solo lui. "Non può essere messo in discussione", dicevano i dirigenti interisti schierati a fianco dell'allenatore (come da protocollo del resto). 

Fino alla partita con il Verona: quella sera, si sentiva nell'aria, è cambiato qualcosa. I due proprietari nerazzurri però di eventuale esonero avevano già parlato prima, dopo le sconfitte con Cagliari e Fiorentina. E già allora, si racconta, il petroliere aveva suggerito i suoi nomi che erano spuntati nelle scorse ore: Leonardo o Mancini. Due 'fantasmi' dal passato che hanno continuato ad aleggiare sulla panchina di Mazzarri per tutto il tempo e nonostante le rassicurazioni a mezzo stampa che parlavano di derby e Roma come gare decisive.

"Lo vedo nei guai se non arrivano i risultati", aveva detto Moratti, riferendosi all'ex tecnico del Napoli, prima di dare le dimissioni da onorario. 

Quando ha rivisto Thohir, qualche giorno fa, in un club privato al centro di Milano, i due non hanno parlato solo delle questioni societarie, ma anche della guida tecnica. Sembra impossibile pensare che, con la nuova-vecchia guida tecnica, Moratti non c'entri nulla. "E' una decisione che abbiamo preso con l'intero management", ha spiegato il tycoon dall'Indonesia. Ha mandato Bolingbroke e Fassone a finire il lavoro. I due, ieri pomeriggio, attorno alle quattro, sono rientrati in città dopo aver incontrato a Roma Mancini. A proposito del dg, da giorni ormai, si vocifera che potrebbe lasciare l'Inter dopo l'addio di Mazzarri.

Il magnate indonesiano ha deciso di andare contro le sue stesse parole e ogni sua convinzione sulla conferma (aveva anche rinnovato il contratto del mister fino al 2016) perché i risultati stentano ad arrivare, perché la squadra non è sembrata in grado di avere un'idea di gioco convincente e anche perché i fischi contro il tecnico toscano e l'antipatia dell'ambiente nei suoi confronti erano diventati, secondo lui, intolleranti perché l'Inter potesse riuscire a proseguire verso i suoi obiettivi senza risentirne. 

Il ritorno di Mancini è stato uno scossone e adesso il pianeta interista può ritrovare entusiasmo, ma dovranno arrivare i risultati. Anche chi ha vinto tanto in passato difendendo i colori nerazzurri non può prescindere da quelli. Il Mancio, che aveva lasciato il Galatasaray con una rescissione consensuale, era senza squadra. Era spuntato in tribuna a Cesena a vedere l'Inter e a chi gli aveva chiesto come mai fosse lì aveva risposto: "Sono qui per conto di Mihajlovic". Certo, come no. 

Il tecnico jesino oggi sarà alla Pinetina, ne riprenderà possesso, verrà presentato alla stampa nel primo pomeriggio, avrà modo di vedere la squadra, mentre nel frattempo si comporrà il suo staff tecnico. Si parla di Salsano, di Adani e poi di Nuciari e Carminati come preparatori. Come team manager potrebbe restare (condizionale d'obbligo) Santoro che però è un uomo di fiducia di Mazzarri e lascerebbe il club non appena il tecnico troverà una nuova squadra. E' quello che si augura l'Inter che pagherebbe nei prossimi anni solo per allenatori e staff una cifra che si aggira attorno ai 30 mln. E' stata una scelta dal costo altissimo.