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L’ex giocatore dell’Inter Sinisa Mihajlovic, intervistato dal Corriere dello Sport, per la gara di domenica tra Roma e Sampdoria, non ha perso l’occasione di parlare anche di Inter: “Le voci che mi accostano all’Inter? Ripeto, conta il presente. Delle voci non mi frega niente. Io penso al campo. Mancini? Mi ha insegnato tantissimo, Da lui ho imparato il lavoro sul campo perché Mancio in questo è il migliore di tutti. All'Inter, da suo assistente, io curavo la fase difensiva, lui quella offensiva. Se sono diventato un allenatore, lo devo a Roberto e per questo lo ringrazio. Non dimentico mai ciò che ha fatto per me, anche quando giocavamo insieme. A volte abbiamo litigato perché se subivamo un gol, lui dava sempre la colpa a noi difensori e io mi arrabbiavo di brutto. Alla fine però eravamo e siamo come fratelli. Stankovic? Gli ho chiesto se voleva venire con me. Lo volevo con me sia nella Serbia sia qui alla Sampdoria. Lui è il mio fratello minore, il padrino dei miei figli e io sono il padrino dei suoi. Dipende da Deki: lo aspetto a braccia aperte. Quando è pronto e vuole accettare, basta una chiamata. Maratona ha detto che, per quello che ha fatto Icardi a Lopez in spogliatoio l’avrebbero pestato? Quando giocavo in ogni spogliatoio c'erano dei leader che tenevano in pugno la squadra. Mi riferisco a Maldini e Costacurta nel Milan, a Keane nel Manchester United, come scrive Ferguson nella sua autobiografia che sto leggendo. Se un ragazzo alzava la cresta, veniva rimesso a posto. Adesso ci sono sempre meno leader ed è l'allenatore che deve svolgere questo ruolo perché i calciatori che hanno la personalità di parlare faccia a faccia con i compagni sono pochi”
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