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Non accadeva da ben tre lustri. Era dal 7 maggio del 2000, infatti, che la Fiorentina non batteva l'Inter al Meazza. Sulla panchina viola sedeva Giovanni Trapattoni, che riuscì a battere i nerazzurri, allenati da Lippi, per 4-0. Da quel momento soltanto pareggi e sconfitte (ben 13 consecutive). Tutto questo, fino a ieri sera. Ai toscani è bastato il guizzo di Salah, abile ad approfittare della respinta corta di Samir Handanovic, per avere ragione dei nerazzurri. E a nulla è servito il forcing finale, con ben due uomini in più.
L'Inter paga 65 minuti in cui il possesso palla è stato sterile, fine a sé stesso. Poche le verticalizzazioni, quasi nessun brivido (palo di Guarin a parte) per la difesa ospite. E non mettendola dentro, il rischio di perdere la partita è diventato realtà. Colpa della condizione fisica? Si, ma non solo. Roberto Mancini già in conferenza aveva mostrato qualche dubbio sulla tenuta dei suoi, reduci da un filotto di gare disputate ogni tre giorni, a ritmo altissimo, ma viene difficile non sottolineare come la Viola abbia percorso lo stesso cammino dei nerazzurri, fra Europa League e campionato. Merito a Vincenzo Montella per aver gestito meglio le forze dei suoi, nonostante alcune assenze di lusso. A questo va aggiunta la maggior determinazione mostrata dai nostri avversari
LENTE DI INGRANDIMENTO - E i singoli? Ci si aspettava indubbiamente di più da Mateo Kovacic. La maglia numero 10 dell'Inter ti impone di tentare la giocata, di prendere per mano la squadra nei momenti più difficili e di provare a risolvere la partita con un acuto da campione vero, ma così non è stato. Il croato non riesce ancora tirar fuori la tenacia e la grinta del vero leader è il suo continuo giocare in orizzontale non fa che indispettire i tifosi dell'Inter, che tuttavia lo hanno applaudito all'uscita dal campo. Fra lui e Shaqiri al momento non pare esserci competizione: lo svizzero ha dimostrato che quando ha voglia è capace di viaggiare ad una marcia in più rispetto agli altri e al momento l'Inter non può fare a meno della sua classe. Nell'Inter del futuro ci sarà posto anche per Mateo, ma dovrà imparare ad essere più forte della pressione che la 10 porta con sé.
Ma c'è un'altra cosa che i sostenitori dell'Inter non hanno gradito: la sufficienza con la quale Lukas Podolski ha abbandonato il campo, una volta sostituito da Mancini. Ciò ha contribuito a giudicare in maniera ancora più negativa l'ennesima prestazione deludente del tedesco, parso fuori condizione e lontano dalle trame di gioco disegnate dalla Beneamata.Nota di merito, invece, per Fredy Guarin. Il colombiano si è scrollato di dosso tutte le critiche e a suon di ottime giocate ha riconquistato la fiducia dei tifosi dell'Inter, ancor più convinti di aver fatto bene a protestare per quel fatidico scambio con Vucinic. Pacca sulla spalla anche per Santon e Brozovic, acquisti azzeccati e punti fermi anche dell'Inter che verrà.
E Palacio? Aveva l'opportunità di regalare il pallone del pareggio a Mauro Icardi, tutto solo davanti a Neto, e invece ha preferito calciare di sinistro, al termine di una sgroppata, fra le mani del portiere viola. Pan per focaccia a Maurito, autore di un comportamento simile a Torino, con Osvaldo. Per fortuna la reazione non è stata la stessa...
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