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Jovetic: “Inter nel destino. Mancio? Andò così. 10? Quando ho saputo di Mateo…”

Estate 2007, Bolzano, un’amichevole e un palo colpito. La genesi di Stevan Jovetic è tutta in quel giorno. Sulla panchina nerazzurra c’era sempre Roberto Mancini, il primo Mancini, e dopo quella gara i nerazzurri posarono il loro sguardo sul...

Giovanni Montopoli

Estate 2007, Bolzano, un’amichevole e un palo colpito. La genesi di Stevan Jovetic è tutta in quel giorno. Sulla panchina nerazzurra c’era sempre Roberto Mancini, il primo Mancini, e dopo quella gara i nerazzurri posarono il loro sguardo sul giovane montenegrino.

Lunga intervista rilasciata dall’uomo dei tre punti contro l’Atalanta, Stevan Jovetic, alla Gazzetta dello Sport oggi in edicola.

CHAMPIONS – nel giorno in cui seppi dell’esclusione dalla Champions da parte di Pellegrini decisi di andare via dal City. Non voglio fare nessuna polemica, ma la Champions ora voglio prendermela qui”

DESTINO – “il primo gol in serie A lo feci all’Atalanta con la maglia viola. Vincemmo 2 a 1 e l’altra sera ancora ai bergamaschi. È una bella coincidenza considerando anche quella gara amichevole contro l’Inter otto anni fa. Un’emozione simile la provai a Firenze, gol allo Sporting Lisbona che ci portò dai preliminari di Champions alla fase a girono. Comunque: gioia pazzesca, fare gol così a un minuto dalla fine e al mio debutto nel nostro stadio”

FERMO IMMAGINE – “la cosa che mi più mi è rimasta impressa? Tutti impazziti, io pure, ma sporattutto quei tifosi che sembravano venirmi ad abbracciare, ogni secondo sempre di più. Me li sono visti quasi addosso”

LA 10 – “fatemi dire che è andato via un amico, Mateo. Bene: il giorno che in cui venne ufficializzato il passagio di Kovacic al Real mi venne in mente di fare una cosa che mai e poi mai avrei avuto il coraggio di fare nella mia vita. La mia maglia adorata è sempre stata la 8, quella di Mijatovic e Savicevic quando ero piccolo, oppure la 35 che avevo nel Partizan e che ho inizialmente preso qui perché l’altra era occupata. Quel giorno decido di provarci, chiedo al Team Manager,  al Club Manager (Stankovic) e a Javier Zanetti se è possibile un cambio di maglia. La 10 è libera, posso averla io? Me l’hanno data. Un sogno”

BAMBINO – “avevo più o meno una decina di anni, giocavo in strada a Podgorica. Poi, ogni giorno, a un certo punto, partiva la sirena: non era il fischio dell’arbitro, era il segnale dei bombardamenti in corso in Montenegro e anche nella mia città. E allora via, di corsa: ci chiudevamo dentro casa e tutti raccolti pregavamo. Pregavamo che le bombe, che poi erano quelle della Nato, non facessero gol, che non ci prendessero. Diciamo che quando cresci così hai meno paura della cose, di ogni cosa”

INGHILTERRA – “sono maturato un bel pà in questi anni. ho dato forza alla mia mentalità e ho imparato molto da campioni che ho incontrato al City e dagli errori. Caratterialmente mi sono scoperto più tranquillo e davanti alla porta più sicuro. È vero, anni fa, a Firenze dissi che sarei dovuto diventare più freddo davanti nelle occasioni. Si cresce e si trova fiducia”

CARPI – “non ci sarà Icardi, la davanti posso e sono disposto a fare di tutto. Ogni ruolo. Se poi mi chiede qual è la mia posizione ideale, bè, è quella con due punte in cui io sono la seconda con vista-porta, con un compagno vicino insomma”

MANCINI – “era giugno credo, io ero al mare in Montenegro, lui pure dire. Dopo di lui mi telefonò Ausilio: entrambi mi spiegarono il progetto e tutto ciò che avevano in mente, per l’Inter e per me. Chiuse le chiamate ci misi un secondo a decidere: l’Inter era roba per me. E in questo momento so di essere nella squadra top della mia carriera perché non c’è dubbio che sia una delle più forti e importanti d’Europa. Mi cercarono oltre che nel 2007 anche 2-3 anni fa. Anche ai tempi di Firenze direi. Insomma, dell’Inter ciclicamente ho sentito parlare diverse volte”

JUVENTUS – “ero vicino? Non dissi mai che sarei andato sicuro alla Juventus qualche anno fa. E sa perché? Perché avevo voglia di provarmi altro, perché la decisione era quella di cambiare: e la Premier mi affascinava davvero”

MANCHESTER – “intanto ringrazio il club, i tifosi, tutti. Tranne Pellegrini? Ma no, nessuna polemica. Se lo incontro lo saluto, certo, perché anche questa esperienza mi è servita. Non so perché non giocavo, non me l’ha mai spiegato, un giorno andai da lui chiedendo di farmi giocare 3-4 gare consecutive. Non è successo, amen. Non giocavo nemmeno la partita successiva alla quale avevo segnato…quindi. Non si trattava di problemi fisici, non giocavo nemmeno quando stavo bene. Sembra che oramai sia diventata una moda dire Jovetic è sempre infortunato. Se succede, capita come a tutti. Quindi basta con questa storia”

SCUDETTO – “quella parola non va pronunciata oltra al fatto che le candidate sono Juventus, Roma, poi siamo noi , Napoli, Fiorentina, Milan e Lazio. Terzo posto si, quello si può dire. Abbiamo la forza per raggiungerlo”

RINFORZI – “si, è stata una considerazione la mia. Ho letto i giornali (ride). Se ho chiamato il mio amico Ljajic? No, non l’ho chiamato, no. Perisic? Forte, fortissimo. Rinforzare significa far diventare fortissima una squadra che è già forte”

SEGRETO DEL MERCATO – “un grande allenatore, che c’è, e la fame: e mi pare che pure questa ci sia, a vagonate. In quelli che c'erano e anche nei nuovi, che hanno gran voglia di fare”