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La strana storia del mercato fatto al contrario: c’è una tendenza da invertire

Alessandro De Felice

Nel campionario delle frasi fatte del calcio, una delle più ricorrenti fa così: “l’ossatura di una squadra forte si costruisce a giugno. Gennaio è il mese dei ritocchi”.  Affermazione che viaggia controcorrente rispetto all’operato...

Nel campionario delle frasi fatte del calcio, una delle più ricorrenti fa così: “l’ossatura di una squadra forte si costruisce a giugno. Gennaio è il mese dei ritocchi”.  Affermazione che viaggia controcorrente rispetto all’operato degli ultimi due anni del club di Corso Vittorio Emanuele. Cominciare la stagione senza spendere troppe risorse economiche, cercando di ottimizzare le buone occasioni che offre il mercato. Salvo ricredersi dell’effettivo valore dei propri mezzi solo pochi mesi dopo, intervenendo con acquisti più o meno mirati per cercare di raddrizzare una barca ormai troppo storta. É ciò che viene in mente osservando le ultime quattro sessioni di mercato dell’Inter: giugno 2013-gennaio 2014 e giugno 2014-gennaio 2015.Con Walter Mazzarri seduto in panchina - nel corso della sessione estiva - arrivano a Milano: Taider, Belfodil, Botta, Wallace, Laxalt, Campagnaro, Andreolli, Carrizo, Icardi e Rolando. In pratica una decina di acquisti, ma di questi solo in due riusciranno a conquistarsi il posto da titolare: Icardi e Rolando. Anche Campagnaro partì discretamente, ma problemi fisici e screzi con l’allenatore ne interruppero il buon rendimento, spingendolo sempre più spesso alla panchina. La squadra non girava a dovere, così Walter Mazzarri chiese a gran voce un centrocampista in grado di gestire il pallone e un esterno per dar fiato a Nagatomo. Thohir lo accontentò acquistando Hernanes dalla Lazio e D’Ambrosio dal Torino, spendendo quasi 22 milioni di euro. Più di quanto non avesse fatto a giugno, se consideriamo che nell’operazione Belfodil fu inserito Cassano. La stessa storia si ripete nel giugno 2014: le casse dell’Inter non galleggiano nell’oro, così la società agisce sul mercato in maniera oculata, intervenendo nelle zone di campo indicate da Mazzarri. A Milano arrivano Dodo, Medel, M’Vila, Osvaldo, Vidic, Krhin e Berni. Escludendo gli ultimi due della lista (aggiunti alla rosa per adempiere a chiari regolamenti dettati dalla Uefa), i nerazzurri hanno in pratica scommesso su cinque calciatori nuovi. Di questi, uno solo ha poi trovato un posto da titolare fisso (Medel), mentre tutti gli altri hanno marcato il fallimento del mercato estivo: Osvaldo e M’Vila ceduti anzitempo per problemi diversi, Vidic e Dodo letteralmente accantonati dallo stesso tecnico jesino. E a gennaio? Stessa storia dell’anno precedente: l’Inter va sul mercato e si aggiudica Brozovic, Shaqiri, Santon, (non prendiamo in considerazione l’acquisto di Podolski perché si tratta di prestito secco) in pratica tre titolari da inserire immediatamente in campo.É chiaro che il cambio d’allenatore ha influito molto sul destino di alcuni calciatori, come ad esempio Dodo, Osvaldo e Vidic, ma alcune scelte fanno riflettere: cosa sarebbe successo se negli ultimi due anni i nerazzurri fossero partiti a giugno con la stessa rosa di gennaio? La programmazione non è mai stata il punto forte della società nerazzurra, che in Moratti ha spesso visto un presidente poco riflessivo e molto istintivo. La speranza è che con Thohir l’Inter possa migliorare proprio sotto questo aspetto e che le ultime due sessioni estive (sbagliate) siano solo frutto della sfortuna.