Erick Thohir si sta confermando un presidente del tutto inedito nel panorama calcistico italiano. E’ entrato in scena portandosi appresso tutti i luoghi comuni para-razzisti dei quali siamo capaci non solo quando parliamo di calcio. E nel giro di pochi mesi si è conquistato, praticamente da solo, una dignità molto forte. Non solo per le cose che ha fatto dal punto di vista del denaro fresco, autentica ancora di salvezza per una società che stava accumulando passivi sempre più insostenibili. Ma anche per il modo di porsi, manageriale e simpatico al tempo stesso. Un rigoroso e accorto uso delle parole rende credibile l’idea che non sia affatto un pirla, e neppure uno sprovveduto di gioco del calcio.
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La strategia della tensione
Erick Thohir si sta confermando un presidente del tutto inedito nel panorama calcistico italiano. E’ entrato in scena portandosi appresso tutti i luoghi comuni para-razzisti dei quali siamo capaci non solo quando parliamo di calcio. E nel giro...
Ho letto con attenzione le dichiarazioni riportate dal sito ufficiale dell’Inter, oggi. E mi hanno colpito due frasi. La prima è questa: ”abbiamo pianificato la prossima stagione, è molto importante che l’allenatore ed io abbiamo la stessa visione, nel CdA di oggi abbiamo parlato di questo incontro cui erano presenti anche Piero Ausilio e Marco Fassone. E’ molto importante prepararci alla prossima stagione, ma vogliamo anche restare concentrati sul finale e fare più punti possibili in queste ultime 8 gare”. La seconda è complementare, in risposta alla domanda sul rinnovo del contratto all’allenatore: “”Abbiamo prima di tutto discusso della prossima stagione, e poi a fine stagione naturalmente sarà positivo sedersi a un tavolo con lui, la cosa più importare sarà valutare i giocatori”. “Sarà positivo sedersi a un tavolo con lui”: grandissimo esempio di strategia della tensione. Abbiamo dunque la conferma che il contratto, al momento, non viene ridefinito (è già del resto un contratto biennale, quindi, in teoria, non c’è bisogno di toccarlo). Ma prima occorre “fare più punti possibile in queste ultime otto gare”.
Non c’è alcun dubbio che i due ragionamenti sono strettamente collegati. In questo contesto appare evidente che Mazzarri, voluto da Moratti, è tuttora difeso con forza proprio dai nostalgici del presidente onorario, anche a livello giornalistico. I segnali sono evidenti, e passano attraverso titoli, mezze interviste, battute, stroncature dei giocatori, attacchi agli arbitri e così via.
In effetti, invece, mi pare di notare che fra i tifosi i più insofferenti nei confronti di Mazzarri molti sono gli stessi che stanno seguendo con crescente stima e simpatia le mosse del tycoon indonesiano, e adesso sperano che questo suo atteggiamento quasi criptico sia la premessa di una ulteriore rivoluzione, dopo il primo atto, ossia la decisione di chiudere il rapporto con Branca, dando a Piero Ausilio (altra persona stimata da tutti) un potere assai maggiore, anche in termini di comunicazione.
Ho la sensazione che la forte divisione, sempre più evidente e spiacevole, anche fra i tifosi, risente ancora moltissimo della differente valutazione rispetto alla cacciata di Stramaccioni. Sembra ridicolo ma non lo è. A questo punto della stagione siamo in molti a confrontare, anche se malvolentieri, le classifiche, i rendimenti, i risultati. Un anno fa, di questi tempi, il giovane e spensierato mister romano aveva l’infermeria piena e la rosa ridotta a una armata Brancaleone. Il finale lo conosciamo benissimo. Oggi la situazione è assai diversa. In teoria abbiamo una rosa di tutto rispetto, con alcune eccellenze, che non stanno però dimostrando sul campo le proprie indubbie capacità.
Il presidente Thohir vede le partite come le vediamo noi, e sicuramente è insoddisfatto. Lo si capisce, e ha ragione. Questo non significa che agisca d’impulso, come spesso in passato ha fatto Moratti. Lo stile è assai diverso, e probabilmente assai differente è anche l’idea di investimento economico (è chiaro che Erick non ha nessuna voglia di rimetterci l’osso del collo). Comprensibile quindi che stia valutando con molta calma i pro e i contro della rescissione anticipata di un contratto assai oneroso con Mazzarri. Specialmente nell’assenza, tuttora, di una minima certezza rispetto a una possibile partecipazione, l’anno prossimo, all’Europa League (che comunque sarebbe un ripiego rispetto al primo obiettivo, che era quello, non dimentichiamolo, di puntare al terzo posto).
Paradossalmente, dunque, Mazzarri rischia la panchina proprio se raggiunge il traguardo europeo, perché a quel punto Thohir dovrebbe valutare il futuro svolgimento del suo progetto a livello anche di immagine internazionale. In caso contrario, cioè fuori anche dall’Europa League, dovrebbe in ogni caso ridimensionare la rosa e il budget. Non sono decisioni facili, e le frasi di oggi confermano che nessun verdetto è stato emesso. Chi si affanna ora a leggere le parole di Thohir come conferma di Mazzarri lo fa probabilmente per paura, o per spingere il vento in quella direzione. Ma io penso che se fosse davvero convinto dell’allenatore avrebbe già deciso, oggi, subito, senza tentennamenti.
Il fatto è che la nostra squadra sembra un calcio balilla sbilenco, con un 3-5-2 completamente prevedibile e statico, altrettanti soldatini chiamati ogni volta a svolgere un compitino scolastico, talmente ripetitivo da mettere qualsiasi avversario a proprio agio, e regalando sempre un tempo intero senza emozioni, senza coraggio, senza inventiva, prima di passare, troppo tardi, a un arrembaggio confuso e parrocchiale, durante il quale può succedere di tutto (pali, rigori negati, occasioni mancate, errori clamorosi, cambi sbagliati…). E’ una squadra bloccata e quasi senz’anima, irriconoscibile persino in alcuni dei suoi protagonisti migliori. Non è una questione di condizione fisica, anzi. Il preparatore atletico Pondrelli mi pare che sia davvero il miglior frutto della panchina Mazzarri. E’ tutto il resto che latita. Il povero Beppe Baresi sembra scomparso, di Cordoba non c’è traccia. Zanetti in panchina fa solo malinconia. Milito è diventato di nuovo solo una riserva da buttare in campo negli ultimi minuti (se va bene). In compenso i giovani vengono tenuti sotto pressione psicologica costante e balbettano calcio, senza nessuna sicurezza, temendo soprattutto di uscire dalla prima squadra e di non tornarci più.
Mazzarri non sembra davvero uomo capace di motivare, almeno in questa piazza del tutto superiore rispetto alle sue precedenti esperienze. Questo livello di tensione psicologica, umana, emotiva, non fa bene a nessuno, neppure ai tifosi, tornati a essere litigiosi e permalosi, ognuno convinto di saperla lunga, di avere la spiegazione per ogni cosa. Il calcio invece è drammaticamente semplice. Se una squadra ha gioco, ha personalità, è ben organizzata, è serena, i risultati arrivano, e magari perfino un calcio di rigore ci può scappare. Se si entra in campo con la paura stampata sul volto, il meglio che può accadere è di non prenderle. Otto partite sono 24 punti a disposizione. Anche volendo, al massimo possiamo pensare a un quarto posto, ma non sarà facile. E Livorno, a questo punto, diventa una partita angosciosa, da vivere senza aspettarsi nulla di speciale. Spero di essere smentito, lo spera sicuramente anche Thohir. Nessuno che ami l’Inter si augura veramente il disastro. Ma neppure di vedere questa squadra irriconoscibile. Ridateci un sogno, se potete. Se non ora, fra un po’.
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