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Milito, i tifosi interisti lo aspettano. Ma niente scuse: ora…

“Non sapevo bene cosa dirgli, mi sentivo molto maldestro. Non sapevo come toccarlo, come raggiungerlo. Il paese delle lacrime è così misterioso”. (di A. De Saint-Exupery. Il Piccolo Principe). CHE SBERLA – Ci si sente così: tristi,...

Eva A. Provenzano

Non sapevo bene cosa dirgli, mi sentivo molto maldestro. Non sapevo come toccarlo, come raggiungerlo. Il paese delle lacrime è così misterioso”. (di A. De Saint-Exupery. Il Piccolo Principe).

CHE SBERLA - Ci si sente così: tristi, scarichi. Qualsiasi parola sembra di troppo. Il presidente Moratti questa mattina, fuori dagli uffici della Saras, a proposito dell'infortunio di Milito ha detto: "C'è grandissimo dispiacere nei confronti di Diego, quella di ieri è una sberla spaventosa. Dopo dodici ore per lui e per noi è sicuramente un brutto pensare. Lo sentirò nelle prossime ore, volevo lasciarlo tranquillo". Perché di fronte ad un dolore così grande, fisico e non solo, le parole sono quasi introvabili. 

TERRIBILE - E’ stato un attimo, il tempo di un urlo orribile. Poi le lacrime e San Siro si è immobilizzato. Diego Milito, il Principe della storia nerazzurra, che in un’azione da niente, nella notte di San Valentino, inciampa e si rompe il ginocchio. Cassano ha le mani tra i capelli, Cambiasso chiede l'intervento immediato del medico con gesti inequivocabili. Stramaccioni dalla panchina lo vede, lo sente, ed ha un gesto di stizza. Dieguito esce in barella, tra le lacrime. Scioccante. Sono tutti dispiaciuti per lui, perché si capisce fin da subito che l’infortunio è grave. La partita riprende, ma nell’aria si sente come un blocco, come la mancanza di respiro. Palacio si scaglia su una palla, fa gol e il popolo del Meazza si sveglia, si riprende. Anche chi è in campo si scioglie. Non ci voleva. Diego non se lo meritava: veniva da un altro infortunio e si era appena ritrovato. Perdere l’unico centravanti in rosa in questo momento è un problema per l’Inter.

UN ALTRO GIORNO - Strama, ieri sera, in sala stampa era molto provato, era dispiaciuto innanzitutto per l’uomo, poi per il giocatore. La risonanza aveva appena dato un verdetto davvero terribile: lesione al crociato e stagione finita. Per alcuni addirittura è a rischio la carriera del giocatore interista. Il tecnico lo ha detto: "Abbiamo perso la freccia più importante del nostro arco e per quanto tutti vogliamo bene a Milito so che dicendolo non creerò nessuna gelosia. Mi vedete un pò giù ma domani è un altro giorno e saremo pronti ad affrontare quello che ci aspetta".

AGGREGAZIONE - Un moto d'orgoglio. E' stata una batosta, una di quelle non preventivabili. Ma guai a chi si arrende. L'Inter aspetterà Diego, gli interisti vogliono che stia bene il più presto possibile, non vedono l'ora di rivedere spuntare il sorriso sulla sua faccia. Ma nessuno può pensare che sia un alibi: c'è il resto di una stagione da giocare, da giocare anche per lui, come ha lasciato intendere il patron nerazzurro: "Non credo che la squadra adesso possa crollare e credo che questo dia più forza per far bene perché certi infortuni aggregano. Bisogna continuare a pedalare e far bene".

RESTARE A BORDO - Vietato buttarsi via. Gli interisti non lo fanno mai. Ci sono ancora traguardi da raggiungere. Si certo senza un centravanti come Milito le cose non saranno certamente facili, ma bisognerà fare cerchio, usare tutte le forze che si hanno in corpo per andare avanti. Di schiaffi se ne prendono tanti, poi conta sempre la forza della reazione. E servirà quella di tutti, insieme all'unione. Una squadra fa così. Niente scuse. Diego non ne userà, farà di tutto per riprendere a giocare. Farà di tutto per ricominciare. Non c'è 'un modo per toccarlo, un modo per raggiungerlo', un modo per fargli arrivare tutto l'incoraggiamento dei suoi tifosi perché tutte le parole non bastano. Si può solo sperare che riesca a sentirlo: l'affetto degli interisti potrebbe servirgli nei giorni difficili perché dopotutto è lui che ha insegnato loro a credere nelle favole. E la morale è che i principi nerazzurri trovano sempre il modo di tornare a casa.