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Motivazioni Calciopoli: “Moggi, influenza abnorme in Figc. Spregiudicatezza non comune”

Daniele Mari

Luciano Moggi “esercitava un ruolo preminente sugli altri sodali” coinvolti in Calciopoli in virtu’ anche “di una spregiudicatezza non comune”. Lo scrivono i giudici della sentenza d’appello del processo a...

Luciano Moggi "esercitava un ruolo preminente sugli altri sodali" coinvolti in Calciopoli in virtu' anche "di una spregiudicatezza non comune". Lo scrivono i giudici della sentenza d'appello del processo a Calciopoli.

"Dagli atti processuali - si legge nelle motivazioni - emerge il suo ruolo preminente sugli altri sodali, dovuto non solo alla sua personalita' decisa, ma al contempo concreta e priva di filtri nell'esporre le sue decisioni, ma anche per la sua capacita' di porre in contatto una molteplicita' di ambienti calcistici fra loro diversi e gestirne le sorti con una spregiudicatezza non comune".

Per la Corte d'Appello "la figura assolutamente apicale nel sodalizio di Luciano Moggi appare certa e inequivocabile. Egli - sottolineano i magistrati - non solo ha ideato di fatto lo stesso sodalizio, ma ha anche creato i presupposti per far si' di avere un'influenza davvero abnorme in ambito federale". Nella sentenza si fa riferimento alla "peculiare capacita' di Moggi di avere una molteplicita' di rapporti a vario livello con i designatori arbitrali fuori dalle sedi istituzionali, ai quali riusciva a imporre proprie decisioni, proprie valutazioni su persone e situazioni (come nel caso delle trasmissioni televisive soprattutto valutative sulla condotta dei singoli arbitri) coinvolgendoli strettamente cosi' nella struttura associativa e nel perseguimento della comune illecita finalita'".

Un passaggio e' dedicato anche alle incursioni di Moggi negli spogliatoi dei direttori di gara: "Appaiono eclatanti - si legge nella sentenza - le diverse incursioni di Moggi, assieme a Giraudo, negli spogliatoi di arbitri e assistenti". In particolare i giudici rievocano il caso Paparesta con Moggi furibondo con la terna dopo Reggina-Juventus del 7 novembre 2004 in cui venne alla luce "una condotta a dir poco aggressiva da parte del ds della Juventus" e in cui "appare significativo la non isolata mancata indicazione di tale grave episodio da parte dell'arbitro nel referto e cio' appare conseguenza diretta del timore di Paparesta". Nel processo d'appello Moggi e' stato condannato a due anni e 4 mesi