“È la qualità della leadership, più di ogni altro fattore, che determina il successo o il fallimento di qualsiasi organizzazione”.
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Quanti bravi ragazzi. Leader, invece? Alla ricerca del sacro fuoco e c’è chi si lamenta di…
“È la qualità della leadership, più di ogni altro fattore, che determina il successo o il fallimento di qualsiasi organizzazione”. Citazione quanto mai coèva ai nostri caotici giorni nerazzurri. Settimane edificate sul dispiacere di...
Citazione quanto mai coèva ai nostri caotici giorni nerazzurri. Settimane edificate sul dispiacere di scorgere un gruppo ancora troppo lontano dalle esigenze dei tifosi innamorati, distante mille miglia dall’essere identificato sotto lo stimabile appellativo di squadra. È un’Inter ferita, che di rimando colpisce anche noi tifosi in una delle parti più intime del nostro essere: quella dell’orgoglio. No, non sono i risultati mediocri a tagliarci le gambe, ma l’assenza di una bussola nel taschino, di un punto di riferimento che ci faccia fidare della rotta nonostante non ci sia traccia di terra ferma e il mare sia talmente mosso da non farci dormire la notte.
Handanovic, Ranocchia, Juan, D’Ambrosio, Guarin, Kovacic, Nagatomo, Dodo: chi tra questi potrebbe placare le nostre angosce e quelle del gruppo, caricandosi sulle spalle le nude responsabilità? Potrebbe farlo un tale più affezionato al desiderio di giocare in Champions che alla preoccupazione di risollevare un intero ambiente? Potrebbe essere compito di difensori spesso impauriti o totalmente scollegati da vincoli tattici? Sarebbero forse in grado di poter svolgere tale ruolo centrocampisti che fanno dell’irregolarità il proprio Credo? Chi tra questi uomini, per carisma e per curriculum, potrebbe esercitare sullo spogliatoio quella leadership in grado di guidare al conseguimento di qualche lieto traguardo? Dove sono quei veri uomini di cui abbiamo assolutamente bisogno? Quelli che ci riportano allo stadio, quelli indiscutibilmente legati alla vita vera e al sapore del sacrificio, prima ancora che ai frutti di un "lavoro" lautamente pagato.
E allora, col cuore a pezzi, guardiamo la nostra grande Inter inginocchiata in un angolino con la faccia rivolta verso il muro. Un insieme di tanti bravi ragazzi, che probabilmente vanno anche d’accordo tra loro, ma che evidenziano l’indiscussa assenza di elementi abituati a vincere, fondamentali a forgiare la forza trainante che spinge un insieme indisciplinato a trasformarsi in squadra. E qualcuno si lamenta dell’età di Yaya Touré. Avercene...
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