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Recoba: “Italia-Uruguay? la gara della morte. Mi sento un pò italiano ma…”

Chi meglio dell’ex nerazzurro Alvaro Recoba, può presentare la sfida da dentro e fuori di di domani tra Italia e Uruguay. Beniamino del presidente Moratti, il Chino, che h adue figli nati in Italia, ha lasciato un pezzo di cuore a Milano ma il...

Riccardo Fusato

Chi meglio dell’ex nerazzurro Alvaro Recoba, può presentare la sfida da dentro e fuori di di domani tra Italia e Uruguay. Beniamino del presidente Moratti, il Chino, che h adue figli nati in Italia, ha lasciato un pezzo di cuore a Milano ma il suo tifo, domani, sarà per l’Uruguay. Ecco le sue parole, alla Gazzetta dello Sport:Che partita sarà?«La gara della morte, il peggio che potesse capitare a entrambe le squadre. Credo che Italia e Uruguay siano le avversarie più velenose in caso di partite da dentro o fuori. Storicamente, sputano sangue con le spalle al muro».Che aria si respira in Uruguay?«La vittoria sull’Inghilterra ha risollevato il morale di tutti, c’è parecchio entusiasmo ora, anche troppo: non vorrei che alla fine risultasse controproducente. Bisogna essere ben consapevoli di aver di fronte un ostacolo durissimo».Beh, con questo Suarez...«Giocatore magnifico, attaccante letale, completo. Speriamo solo che stia bene. E’ l’uomo che fa la differenza».Preoccupati?«E’ rientrato a tempo di record da un’operazione comunque importante, e l’altro giorno ha giocato praticamente tutta la partita. Luis ha cuore, ma ora bisogna verificare i margini di recupero. Certo, con lui almeno all’80% crescono ottimismo e possibilità per noi».Trapelano notizie?«No, Tabarez è bravissimo a blindare l’ambiente, qui a Montevideo non arrivano indiscrezioni in questo senso».Ma l’Uruguay è solo Suarez?«L’Uruguay ha tanta qualità, non è più solo “Garra Charrúa” per intenderci, così come l’Italia non è più catenaccio e contropiede. Abbiamo parecchie armi, a partire da Cavani...».Un tempo Italia e Uruguay producevano le migliori difese del mondo, oggi entrambe le nazionali faticano a mettere insieme una linea all’altezza...«E’ cambiata anche la mentalità generale, non solo nei nostri Paesi. Oggi nel calcio si vince unicamente attraverso la qualità. Non c’è più spazio per chi specula a livello tattico. Lo insegnano Barcellona e Bayern Monaco fra i club, Spagna, Olanda, Germania e il solito Brasile fra le nazionali. La stessa Italia mi ha sorpreso piacevolmente contro l’Inghilterra. Insomma, squadre meno chiuse, propositive e quindi vita più dura là dietro, a prescindere dal valore dei difensori. E comunque in Uruguay non siamo messi così male: dietro a Lugano, già mi convincono per esempio sia Godin sia Caceres».Cosa pensa di Prandelli?«Ho visto la prima gara degli azzurri, ne sono rimasto esaltato: la solita organizzazione, unita però a una gestione di palla sudamericana e a una mentalità offensiva importante. Conosco Prandelli, ama il bel gioco. Mettere mani nelle tradizioni più radicate non è facile, ma è la strada giusta, probabilmente l’unica per competere ad alti livelli oggi. Io dico che l’Italia ha la guida adatta, e non deve farsi condizionare da eventuali risultati negativi in questo Mondiale».Già, però la Costa Rica...«Ecco un altro salto di qualità che le grandi storiche devono fare alla svelta: smettere di sottovalutare le nazionali senza un curriculum all’altezza. Occhio, perché il calcio è cresciuto ovunque, e le squadre materasso si contano sulle dita di una mano. L’altra sera l’Iran meritava di vincere contro l’Argentina dei fenomeni... A questo punto della stagione, poi, conta moltissimo anche la condizione fisica e il grado di stress subito durante l’anno dai vari giocatori: non tutti i campionati sono uguali».Chi teme fra gli azzurri?«Pirlo va seguito pure nei bagni degli spogliatoi, poi c’è la mina vagante Balotelli. Mi dicono che non regga mai una stagione intera ad alto livello, il problema è che tutto per noi si decide in 90’: e se Balotelli si alza con il piede giusto, in una singola gara può mandare in tilt chiunque».Chi vince andrà molto lontano in questo Mondiale?«Chi vince dovrà essere bravo a recuperare velocemente energie fisiche e mentali, perché al termine di questi 90’ i vari serbatoi saranno sicuramente in riserva. C’è il rischio di un flop negli ottavi...».