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Rojas: “Montoya: pregi e difetti. Mancini può aiutarlo. Ma Maicon e Zanetti…”

Abel Rojas è il punto di riferimento del progetto Ecos del Balon, uno dei migliori siti di analisi calcistica del mondo. Abel ha scritto in esclusiva per MondoFutbol un pezzo dedicato ai pregi e difetti di Martín‪ ‎Montoya‬,...

Sabine Bertagna

Abel Rojas è il punto di riferimento del progetto Ecos del Balon, uno dei migliori siti di analisi calcistica del mondo. Abel ha scritto in esclusiva per MondoFutbol un pezzo dedicato ai pregi e difetti di Martín‪ ‎Montoya‬, ex FC Barcelona, acquistato da F.C. Internazionale Milano. Una perfetta radiografia tecnico-tattica che vi proponiamo su gentile concessione di @MondoFutbolCom .

di Abel Rojas (@ecosdelbalon

Martín Montoya è arrivato alla prima squadra del Barcellona con aspettative alte. Due i motivi. Il primo: insieme a Marc Bartra, Sergi Roberto e Thiago Alcántara, ha fatto parte di una generazione della Masia che ha ottenuto grandi risultati, nel gradino appena sotto il Camp Nou, il Barça B. Il secondo: c’erano stati tanti canteranos nell’undici titolari della squadra di Guardiola e si è probabilmente perso il contatto con la realtà sovrastimando, in questo modo, la successiva sfornata di talenti. Evidenziamo queste due situazioni per spiegare come l’hype che ha accompagnato Montoya nella prima parte della sua carriera aveva anche giustificazioni extra-campo.

Se ne facciamo una questione di parametri da élite, Montoya ha alcuni difetti e, soprattutto, diversi limiti.

Non possiede brillantezza nelle giocate, non è particolarmente educato in nessun gesto tecnico, né difensivo (entrata, furto del pallone, posizione del corpo, scontro), né offensivo (conduzione palla, cross, tiro). Inoltre, ai suoi problemi tecnici in fase difensiva (che ne fanno un giocatore poco affidabile nell’uno contro uno), aggiunge vuoti tattici che lo rendono attaccabilissimo quando l’avversario cambia velocemente lato, a difesa schierata. Sia nell’attenzione della difesa delle sue spalle così come nella chiusura del lato debole, il laterale catalano è sotto lo standard medio della Champions League.

Il ragazzo ha però anche diversi pregi. Segnaliamo i tre principali.

Innanzitutto, si deve elogiare la comprensione che ha del gioco offensivo, specialmente nel timing della sovrapposizione. È perfetto quando deve salire e accompagnare l’attaccante sull’esterno: ciò gli permette di guadagnare la linea di fondo diverse volte, in un match ( anche se i suoi limiti tecnici non ne fanno un grande crossatore). È giusto anche evidenziare la sua fisicità. Possiede grandi doti di corsa, anche continuata, a ottima velocità e con buona potenza. Forse però il suo maggior pregio, il suo vero valore aggiunto consiste nell’ammirabile impegno in favore della squadra.

Montoya è sempre attivo e positivo durante la partita e sempre disposto ad aiutare un compagno, mettendo a disposizione la sua voglia e la sua velocità.

È il tipico laterale che, specie dopo l’ora di gioco, in una situazione di transizione difensiva complicata, riesce a salvare il pericolo con una chiusura in extremis. Anche in questo modo sa farsi spesso apprezzare dai suoi tifosi, si fa volere bene, e questo rimane ovunque un punto a suo favore.

Per chiudere, e evidenziando il fatto che Montoya non ha ancora compiuto 25 anni ed è quindi ancora in età calcistica di formazione, l’Italia può favorire la sua evoluzione, perché può farlo crescere tatticamente soprattutto nelle vicinanze dell’area di rigore. Anche perché sarà allenato da Roberto Mancini, un tecnico che dà molto valore ai piccoli dettagli. Se imparerà a mettersi bene in campo, e a meglio orientare il suo corpo negli scontri con gli avversari, la sua qualità fisica in aggiunta al suo spirito competitivo gli basteranno per fare una buona carriera da Europa League e, forse, con un po’ di fortuna, anche qualcosa di più. Che però nessuno faccia paragoni: non potrà certo essere l’erede del Maicon del Triplete o dello Zanetti di tutta la carriera.