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La Bosnia-Erzegovina è al centro della nostra rassegna Brasile 2014 – Giovani promesse per questa undicesima e penultima puntata. Il giocatore che andremo ad analizzare è il difensore Muhamed Bešić.
Nato il 10 settembre 1992, Muhamed nasce a Berlino da genitori bosniaci emigrati a causa di quella maledetta guerra nella ex Jugoslavija che devasta il Paese nei primi anni 90. La famiglia Bešić si stabilisce nel quartiere Tiergarten. È proprio nella squadra del SpVgg Tiergarten che Muhamed tira i primi calci e s’innamora di questo sport. All’età di 9 anni passa al Tennis Borussia Berlino, società storica del quartiere Charlottenburg, adiacente a Tiergarten. Qui resta diversi anni e si capisce che non è uno qualsiasi. Attira osservatori da mezza Germania fino a quando l’Amburgo lo preleva nel luglio 2009 e gli fa sottoscrivere un contratto annuale da dilettante, prima di farlo diventare professionista nel 2010. È uno dei giocatori più importanti della squadra giovanile allenata da Soner Uysal, che lo elegge a leader. Anche il tecnico della prima squadra Armin Veh nota Bešić. Veh è un grande scopritore di talenti, ai quali dà molta fiducia da subito. È lui che allo Stoccarda fece debuttare infatti gente come Khedira e Tasci in giovanissima età.
Muhamed debutta nella 12ª giornata del campionato di quell’anno contro il Borussia Dortmund entrando al posto di Guy Demel. Ma il problema per Muhamed è che l’Amburgo ha una rosa foltissima e la difesa è il reparto più denso: Westermann, Mathijsen, Dierkmaier, Rincón, Demel, Jarolim, gli chiudono ogni spazio. Matura così nella società la convinzione di cederlo in prestito, richieste ne ha fin troppe: Norimberga, St. Pauli e Friburgo lo prenderebbero molto volentieri. Ma decide di restare anche perché Veh si dimette e alla guida dell’Amburgo ci va il suo secondo Michael Oenning che gli fa respirare aria di prima squadra pur tenendolo nella squadra giovanile. Muhamed però non è felice, tutt’altro, e spera che qualcosa possa succedere. Oenning dura poco, nel 2011 prende 6 ceffoni dal Dortmund e viene gentilmente allontanato dalla società. Al suo posto Thorsten Fink, non propriamente un simpaticone. Fink richiama Bešić in prima squadra ma solo per valutarne le qualità e caratteristiche. Ma dopo solo qualche mese gli fa sapere che lui e il compagno Romeo Castelen devono tornarsene in Under 23 perché, dice Fink, serve un gruppo ristretto e concentrato per lottare e salvarsi. Muhamed non la prende benissimo e Fink finisce sulla sua blacklist. GLi fa la guerra ogni giorno in allenamento, dove si presenta spesso svogliato e indolente. I due non si sopportano proprio e dopo una sconfitta con il Wolsfburg, Muhamed decide che una bella corsetta al parco Tiergarten sia meglio degli allenamenti, al suo ritorno Fink è una belva, lo butta fisicamente fuori dallo spogliatoio prendendolo per il collo tra pregevolezze verbali e insulti di rito. Si tenta di spedirlo alla Dinamo Dresda in seconda divisione, ma questo è troppo bravo per lasciarlo andare via e quindi la società lo tiene ancora.
Nel frattempo sceglie di giocare per l’Under 21 bosniaca rifiutando la chiamata di quella tedesca e debutta contro l’Italia nel settembre 2010. Solo due mesi dopo viene chiamato dal ct Safet Sušić in Nazionale maggiore per un’amichevole contro la Slovacchia. L’ultimo giorno utile per i trasferimenti del mercato estivo del 2012 a sorpresa la società ungherese del Ferencváros gli fa una proposta e lui accetta. Firma per un anno, ma poi il contratto viene subito prolungato fino al 2016. Esordisce contro lo Szombathely e non esce più dall’11 titolare.
Muhamed Bešić è un calciatore molto versatile, può occupare diverse posizioni in campo. Nasce come difensore centrale ma si disimpegna benissimo anche sulla destra e all’occorrenza può giocare con ottimo profitto davanti alla difesa. 180 cm per 75 kg, è dotato di un’ottima tecnica e possiede una buona visione di gioco. Elegante, ma anche forte in marcatura, è stato definito dal suo ct Safet Sušić “l’unico uomo in grado di fermare Leo Messi” e l’esperto di calcio magiaro Tom Mortimer lo ha definito “il miglior talento passato dall’Ungheria negli ultimi anni”. Un ragazzo da tenere d’occhio molto bene, ha il suo punto debole nel carattere, che andrebbe registrato, e nella continuità. Ma è un giocatore di cui sentiremo certamente parlare in futuro.
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