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Per la ottava puntata della rubrica di FCINTER1908 sui giovani talenti presenti ai mondiali brasiliani ci occupiamo dell’attaccante nigeriano Ahmed Musa.
Ahmed (o Ahmadu, come lo chiama amorevolmente mamma Sarah) nasce il 14 ottobre 1992 a Bukuru, un sobborgo della città di Jos, al centro del plateau nigeriano situato a 1.200 metri sul livello del mare. Sobborgo di minatori, qui si estrae lo stagno e si osservano i treni passare sul ramo ferroviario che seca il villaggio, Bukuru non è quello che si dice un posto ideale per crescere. Ahmed ha poche cose da fare, quella che preferisce è correre dietro a un pallone. Sono anni duri e difficili, ma il bimbo si innamora del calcio e non c’è niente che lo tenga lontano dalla sua passione. Sgattaiola fuori di casa per giocare e ritorna con i vestiti, e talvolta la pelle, a brandelli. La sua è una vita costellata dalle difficoltà, a 10 anni il papà muore e la mamma Sarah Moses diventa il centro della famiglia. Per Ahmed è una figura di riferimento assoluta, quasi divina, che lo seguirà sempre. La mamma non vuole che Ahmed giochi a calcio, il papà desiderava che diventasse un medico. “È così gracile che un giorno o l’altro me lo spezzeranno in due” dice mamma Sarah.
Ma come spesso accade il destino gioca un ruolo fondamentale e, mentre gioca nell’accademia del suo paese, il ragazzo viene notato da un… dottore, Ishaya Pam, chirurgo e proprietario del Jos University Teaching Hospital FC, un club di National League nato da poco che utilizza il calcio come forma di rilassamento e cura contro diabete e ipertensione, che lo recluta subito. Dopo una stagione passa in prestito ai Kano Pillars Fc, club di Premier League e conquista subito la fiducia dell’allenatore che lo schiera sempre. Musa segna 18 gol in una stagione (record nigeriano). A luglio 2010 lo acquistano gli olandesi del VVV Venlo e segue così le orme del suo più famoso connazionale Tijani Babangida, tra le lacrime di mamma Sarah che pensa che suo figlio sia ancora troppo piccolo per andarsene, sebbene poi dirà molto candidamente: «Dico ai genitori di permettere ai loro figli di giocare a calcio se scelgono di diventare calciatori. Stavo per fermare il sogno di mio figlio, ma grazie a Dio sono riuscita a tornare sui miei passi e incoraggiarlo. Noi genitori siamo solo custodi, ma solo Dio sa ciò che un bambino diventerà». Influenze divine o meno, Ahmed deve però aspettare però ottobre per trasferirsi, momento in cui avrà 18 anni.
Nel Limburgo segna 5 gol e sei mesi dopo vince il premio come Miglior giocatore nigeriano dell'anno. Ad agosto un altro duro colpo, il cugino lo va a prendere all’aeroporto di Abuja e lo accompagna subito all’allenamento della Nazionale, ma mentre torna a casa ha un incidente mortale. Ahmed è distrutto ma non lascia il ritiro delle aquile e l’allenatore Siasia dice: «È un ragazzo di ferro, ha un coraggio infinito». Nella partita che segue fa il suo esordio in Nazionale contro il Madagascar e segna il suo primo gol con le Super Eagles nel marzo 2011 contro il Kenya. A settembre dello stesso anno il presidente del Venlo Hei Berden rivela di aver rifiutato un’offerta di 10 milioni proveniente da un misterioso club della Bundesliga. Ma nel mercato di gennaio 2012 deve cedere quando si scontra con i rubli del CSKA Mosca che lo preleva per 5 milioni di euro facendogli firmare un contratto quadriennale. Prima stagione difficile, un nigeriano in Russia, capirai... Poche presenze e solo un gol all’attivo, si riscatta nelle due stagioni successive segnando ben 21 gol totali.
Attaccante velocissimo che predilige puntare l’avversario e isolarlo dal contesto per saltarlo con facilità, possiede un passo difficilissimo da contenere. Una delle accuse che gli vengono mosse è quella di essere un talento grezzo e troppo poco cinico in zona gol. Musa in effetti crea tantissimo ma non ha l’istinto del gol innato anche se cerca sempre l’area avversaria. Deve migliorare molto sotto l’aspetto tattico, ma può diventare uno spacca-difese.
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