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RUBRICA FCIN1908 – Mondiali, giovani promesse: Origi, la scommessa di Wilmots

Dodicesima e ultima puntata della nostra rubrica Brazil 2014, giovani promesse. Questa volta abbiamo pescato nella rosa del Belgio di Marc Wilmots e scelto di parlare di Divock Origi. Divock nasce a Ostenda il 18 aprile 1995 ed è figlio d’arte....

Lorenzo Roca

Dodicesima e ultima puntata della nostra rubrica Brazil 2014, giovani promesse. Questa volta abbiamo pescato nella rosa del Belgio di Marc Wilmots e scelto di parlare di Divock Origi.

Divock nasce a Ostenda il 18 aprile 1995 ed è figlio d’arte. Suo papà Michael Okoth Origi infatti gioca nella massima serie belga, dopo aver lasciato il suo paese natìo, il Kenya, all’età di 25 anni. Michael, detto Mike, irruppe nella scena internazionale come calciatore promettente, realizzando il suo sogno di giocare in Europa dopo una breve parentesi in Oman, seguendo le orme del fratello maggiore Austin Oduor Origi. Si può dire che papà Michael, oltre a essere pubblicamente riconosciuto come un signore elegante ed educatissimo, sia stato il pioniere del calcio keniano in Europa, esponendo il movimento africano a nuove tecniche di allenamento, tattica e sviluppo tecnico.  

Divock però a livello nazionale ha scelto il Belgio, suo Paese natale, così come Adnan Januzaj, suo compagno di squadra di origini kosovare.A otto anni Divock sa già che vuole diventare calciatore, stimolato da genitori che desiderano il meglio per i loro figli per le loro vite. La mamma ricorda: «Mi diceva sempre che voleva diventare calciatore come papà». All’età di 11 anni un brutto infortunio all’anca ne mette a rischio addirittura la carriera, ma la sua fede e la sua forza mentale forgiata da un’educazione e una disciplina pressoché ideale da parte dei genitori, gli permettono di saltare l’ostacolo apposto dal destino.

La famiglia è una fortezza dal valore inestimabile per Divock, che può contare sull’appoggio dei 3 ziii Austin Oduor, Gerald e Anthony e soprattutto stringe un legame più che fraterno con il cugino Arnold, che oggi è il portiere della squadra norvegese del Lillestrøm oltre che della Nazionale keniana. Arnold, che ha 12 anni più di Divock, gli insegna tutto sul mondo del calcio, da fratello maggiore, come non lasciarsi trasportare, come gestire le emozioni.

Divock comincia da dove papà Mike aveva lasciato, al Genk percorre tutta la trafila giovanile fino all’anno 2010 quando approda in Ligue 1 francese e precisamente al Lille di Rudi Garcia. Lavora duro e gioca nella squadra Under 19 e viene nel 2012 inserito in prima squadra. Il giorno della svolta è il 3 febbraio 2012. Serata fredda al Pierre-Mauroy, si gioca Lille-Troyes, gli ospiti alla mezz’ora vanno in vantaggio con Camus, il Lille fatica maledettamente e al 69’ Rudi Garcia richiama Rodelin, un centrocampista, per far spazio a Divock Origi. 5 minuti dopo, Dimitri Payet (che fu vicinissimo all’Inter nella stagione precedente, ndr) lavora un pallone sulla sinistra e mette in mezzo, sul secondo palo spunta Divock che seguendo alla lettera i consigli di papà Mike per i colpi di testa (“fai come se buttassi la faccia a terra quando colpisci di testa”) pareggia da 3 metri. La prima cosa che Divock fa è cercare lo sguardo di papà in tribuna, la sua esultanza è realmente moderata per un 17enne che segna il suo primo gol in campionato. Ma dentro vive un uragano di emozioni. Il papà scrive subito un sms alla moglie rimasta in Belgio con le due figlie e, dopo la partita, tutto l’amore che una famiglia può dare è racchiuso nel pianto della mamma al telefono quando lui la chiama, non riesce a parlare per l’emozione mentre Divock le racconta tutto. Da quel momento cambia ogni cosa, Divock diventa una star su Facebook e il telefono squilla di continuo. È una star. Nella stagione appena conclusa Origi entra sempre più spesso da titolare e segna 6 gol.

Nell’Under 19 belga segna 10 gol in 19 presenze e ora la chiamata per il Mondiale brasiliani da parte di Wilmots, in Belgio molti hanno criticato questa scelta, ma il tecnico ha spiegato che è quello che più si avvicina alle caratteristiche del mancante Christian Benteke.

Il suo ex compagno di squadra Kalou lo ha paragonato a Kluivert, in realtà riconosco una somiglianza impressionante con Samuel Eto’o, rispetto al quale è più dotato fisicamente. È il prototipo dell’attaccante moderno: 1,90 m per 80 kg, velocissimo e potente, dotato di una accelerazione brutale, possiede anche una micidiale capacità di tagliare la difesa e finalizzare. La sua testa ben piantata sulle spalle fa pensare che sarà uno dei futuri protagonisti del panorama calcistico europeo.