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RUSCA A FCIN1908: “Segreto Inter? Centri di formazione. Vi spiego lo scouting…”

Sabine Bertagna

I campi del centro sportivo Giacinto Facchetti si sono ripopolati ieri con il raduno della Primavera. Sono giorni concitati anche per il settore giovanile dell’Inter: si definiscono i dettagli delle trattative di mercato e si preparano le...

I campi del centro sportivo Giacinto Facchetti si sono ripopolati ieri con il raduno della Primavera. Sono giorni concitati anche per il settore giovanile dell'Inter: si definiscono i dettagli delle trattative di mercato e si preparano le valigie per il ritiro. La testa alla prossima stagione. Proprio per capire come funziona più nello specifico il meccanismo del settore giovanile abbiamo intervistato in esclusiva Giuliano Rusca, Responsabile Tecnico dell'Attività di Base. Per scoprire da dove parte il percorso dei giocatori che arrivano in Primavera o che, come è stato per Luca Caldirola, riescono a ritagliarsi uno spazio importante nel mondo del calcio. Un lavoro di squadra, quello portato avanti dal settore nerazzurro, che nel 2009 aveva inaugurato, primo in tutta Italia, i Centri di formazione. Ora, dopo 4 anni, ne raccoglie i frutti. I risultati dicono che investire nell'attività di base paga. Non solo in termini di vittorie, ma soprattutto dal punto di vista della formazione dei ragazzi. Che qui all'Inter è differente.

In che cosa consiste e di che cosa si occupa nello specifico l'attività di base?

L'attività di base si occupa dei ragazzi dalla categoria degli esordienti in giù ed è quell'attività che non viene ancora considerata agonistica. Bisogna considerarla in modo particolare perché poi è quella che diventa lo zoccolo duro di un settore che vuole lavorare seriamente (e quello giovanile dell'Inter è molto determinato in questo). Un punto di partenza. E' un' attività non agonistica, definita dalla federazione ludico-educativa e noi sposiamo in pieno questo concetto. Per avviarla bene è necessario predisporre una serie di attività: nello specifico un progetto serio con società affiliate, che diventa ancor più serio quando parliamo di centri di formazione. I Centri di formazione nascono da un'idea di Roberto Samaden e partono da questo concetto: delocalizzare, all'interno di questi centri, il lavoro che facciamo centralmente con l'attività di base. Il lavoro tecnico viene impostato sul territorio in maniera identica, nei contenuti e nelle metodologie, a quello portato avanti qui. Questo anche per quanto riguarda i ragazzi selezionati, le squadre, che sono impostate in un determinato modo e gli allenatori, che vengono selezionati secondo caratteristiche particolari. Tutto ciò comporta che si lavori nello stesso modo: i referenti per i Centri di formazione sono gli stessi allenatori che seguono l'attività di base qui al centro e che vanno regolarmente nei centri dislocati per organizzare e monitorare il lavoro. 

Quali caratteristiche ricercate e a quali parametri vi riferite quando valutate un ragazzino nell'attività di base?

In questa particolare fascia d'età vengono valutati il rapporto che il giovane ha con la palla e i fondamentali. Decisivo anche l'aspetto collettivo e come il ragazzo riesce ad applicare i fondamentali all'interno del gioco e soprattutto la velocità con la quale lo fa. Questi sono i parametri che ci permettono di valutarli. Poi noi cerchiamo di farli crescere, rispettiamo le loro personalità che sono ognuna diversa dall'altra.

Quali attività vengono svolte nello specifico sul campo?

Sono previsti 4 allenamenti per gli esordienti nel centro di Bruzzano e lì viene fatta anche l'attività dei pulcini, che si allenano 3 volte a settimana, mentre le partite di confronto si tengono una volta a settimana, al sabato, presso l'Accademia Inter. I pulcini giocano a 7, gli esordienti a 11. Ogni squadra ha due istruttori qualificati. Tutti gli istruttori sono laureati in scienze motorie e possiedono il patentino Figc Uefa B. C'è anche un preparatore che si occupa dei portieri.

Come vi ponete rispetto alla scuola e agli impegni che ne derivano?

Per noi è fondamentale che i ragazzini capiscano che la scuola è importante. E' un messaggio che lanciamo loro con fatti concreti. Cosa facciamo se capiamo che la nostra attività porta via troppo tempo? Per noi è importante che l'organizzazione della nostra attività sia la più snella possibile (permettere ai ragazzi di andare e venire dagli allenamenti nel minor tempo possibile e poi di dedicarsi allo studio nelle ore in cui non si è a scuola). Negli esordienti che hanno il pomeriggio libero ci inseriamo noi con la nostra attività (dalle 15 alle 17), nei pulcini, che fanno attività nel primo pomeriggio, ci inseriamo nel secondo pomeriggio (dalle 17 alle 19). Ecco cosa vuol dire dare importanza alla scuola. Se noi programmassimo l'attività quando loro sono impegnati con la scuola manderemmo un segnale sbagliato. Che sia più importante giocare a calcio. Ci adattiamo ai loro impegni scolastici e lo facciamo concretamente. 

Una curiosità. A quest'età c'è anche un fattore tifo da gestire? Non saranno tutti tifosi interisti i ragazzi che iniziano a giocare qui...

C'è un po' di tutto (sorride). Loro vivono molto il gioco. E' importante che siano legati alla loro squadra e al loro gruppo, una cosa alla quale noi teniamo in modo particolare. Chiaro che più interisti ci sono meglio è. Questa è un'età in cui il gioco è legato al sogno. Da milanisti possiamo trasformarli in interisti. Con il tempo migliorano...

Dove risiede l'unicità dei Centri di Formazione nerazzurri?

Sono unici perché siamo stati i primi e gli unici ad aver impostato questo tipo di progetto. Gli altri cercano di fare qualcosa di simile, ma non sono ancora riusciti, risultati alla mano, a portare avanti un lavoro di questo tipo (il Milan ha inaugurato nell'estate scorsa i Centri tecnici). Unici perché quello che abbiamo impostato è concreto. Le società che stanno all'interno di questo progetto hanno determinate caratteristiche e in base a queste sono selezionate. Quello su cui punta l'Inter sono le persone, che rispondono con requisiti di serietà e competenza. Sono le persone, che compongono gli staff, il punto di forza. 

A 4 anni dall'avvio del progetto quali risultati più importanti sono emersi?

I nostri Centri di formazione ci forniscono più del 50% dei ragazzi che compongono le nostre rose tra pulcini ed esordienti. Prima la percentuale si aggirava intorno al 30%. Almeno una volta a settimana all'interno del centro il referente è presente e porta avanti il lavoro con gli istruttori. Si parla quindi di una formazione continua. Li formiamo e li seguiamo sul campo. Lo stesso referente è quello che osserva e valuta la formazione dei ragazzi. Questi Centri sono infine strategici e di riferimento per un lavoro di osservazione su tutto il territorio dove si collocano e per tutte le fasce di età. Ad esempio la Liventina Gorghense, che è sempre stata una società dell'ambiente Milan, è diventata nostra e sta facendo un gran lavoro (da lì proviene Cristante). Nelle società che ci scelgono c'è la consapevolezza di credere nel progetto. Loro, per esempio, hanno riconosciuto che il nostro era serio e stanno facendo un grandissimo lavoro. Manteniamo ciò che promettiamo. Siamo gente abituata a fare. 

Da luglio i Centri sono diventati 9...

Gli ultimi due aggregati, in ordine di tempo, sono l'Accademia Pavese e il Tau Altopascio. 

Quindi lo scouting in questa fascia d'età...

Viene fatto in zona, soprattutto nelle nostre società affiliate, soprattutto nei nostri Centri di formazione. Quindi, tenuto conto della percentuale della quale parlavamo prima, un altro 30% di ragazzi proviene dalle società affiliate e il restante 20% da tutte le altre società sul territorio.Il lavoro di scouting è un lavoro duro, che deve essere impostato in un certo modo. Tutti i ragazzini che vengono portati all'interno del settore devono avere la possibilità di andare avanti e di sviluppare al meglio le proprie capacità. Devono intravedere una prospettiva. Su questo si basa lo scouting. Non si punta su un risultato immediato. 

Tu segui in prima persona lo scouting. Come è composto il tuo gruppo di lavoro?

Al mio fianco lavorano Fulvio Gatti e Bruno Casiraghi, che hanno ii compito di coordinare il gruppo dei segnalatori e dei responsabili dei Centri di formazione. Nel momento in cui riceviamo un'indicazione a proposito di ragazzini con particolare attitudine al gioco del calcio i nostri allenatori vanno a verificarne le qualità e in caso di riscontro positivo proponiamo alla società e alla famiglia l'inserimento nel nostro settore. Un grosso lavoro viene fatto anche dalle società affiliate, che hanno il compito di controllare il loro territorio di competenza e di fornirci informazioni su eventuali ragazzini interessanti. A tutto questo ovviamente si aggiunge quel grande serbatoio rappresentato dalla Scuola Calcio Inter, guidata da Massimo Giuriola, che vede la presenza di circa 300 bambini in Milano e dal quale spesso attingiamo per la formazione della prima selezione (Pulcini C).

Quest'anno l'U17 che è andata in finale aveva diversi giocatori nerazzurri, tra i quali 5 che hanno iniziato nei pulcini...

Sciacca, Palazzi, Lomolino, Di Marco, Bonazzoli tra i quali 2 sono dei '97 (Di Marco e Bonazzoli). Questi ragazzi vengono tutti da Milano e provincia. Sciacca viene da Paderno Dugnano, Palazzi da Cormano, Di Marco da Calvairate, Bonazzoli è bresciano, Lomolino è di Settimo Milanese. 

Luca Caldirola?

Caldirola, che è di Cesano Maderno, viene dai Pulcini C. La prima selezione. Lui ha fatto proprio tutto il percorso. 

Anche Mel Taufer...

Anche lui viene dai Pulcini C. Dietro ognuno di loro ci sarebbe una storia da raccontare...

Quanti pulcini riescono ad arrivare in Primavera e a diventare giocatori di calcio?

Da qualche anno a questa parte sempre di più. Sicuramente la percentuale non si conferma ogni anno. E' un po' come il vino. Ci sono annate che producono dei giocatori di calcio, altre meno. Nei '91 e nei '93 ne abbiamo 7/8 in Primavera. Aumentano sempre di più. Questo lavoro sta pagando. L'obiettivo è di formare uno zoccolo duro per permettere di fare squadre sempre più forti e di portare i ragazzini, che entrano in questo settore, sempre più lontano. Fare in modo che i ragazzi abbiano una nostra connotazione e una nostra identità. L'idea è quella di arrivare a fare una nostra scuola e in realtà ci stiamo lavorando già da qualche anno. La famosa cantera. 

Come si colloca il settore giovanile Inter nel panorama italiano?

In una posizione primaria se guardiamo il confronto, non solo dei risultati che sarebbe un confronto fin troppo facile (24 finali delle quali 12 vinte), ma del lavoro. Ci dobbiamo differenziare per quello che facciamo, per la qualità dei ragazzi che mandiamo avanti e soprattutto per il fatto che i ragazzi siano contenti e soddisfatti di fare attività con noi. Dobbiamo soddisfare le motivazioni dei ragazzi che vengono al campo. Ognuno di loro viene qui con un sogno, che noi saremmo ben contenti di realizzare. Ma dobbiamo trasmettergli il messaggio che questo sogno si insegue e si ottiene con il lavoro e il sacrificio. Che non è quello di scendere in campo. Il sacrificio può essere quello di venire al campo e di incastrare tutti gli impegni. E' importante trasferire il concetto che ottenere qualcosa vuol dire passare da esperienze che a volte sono felicissime, a volte meno. Tante società, dato il periodo di crisi, hanno riscoperto il proprio settore giovanile. C'è chi dai settori giovanili vuole ottenere un rendiconto commerciale (spesso anche dai settori giovanili degli altri...). Noi abbiamo escluso a priori questa connotazione. I risultati ci stanno dando ragione. 

SI RINGRAZIANO GIULIANO RUSCA, ROBERTO SAMADEN E TUTTO IL SETTORE GIOVANILE PER LA DISPONIBILITA'!