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Qualcuno lo avrebbe mai detto? C’è chi alla vigilia di Inter-Palermo avrebbe pensato ad un risultato così rotondo, con un’Inter mai in difficoltà? La gioia per aver superato un esame col massimo dei voti fa spesso dimenticare gli istanti carichi d’angoscia vissuti prima del momento della verità. Il conseguimento del risultato genera beatitudine, cancella le negatività accumulate per garantire l’omeostasi. In questo caso, però, sarebbe opportuno ricordare in quali condizioni l’Inter è giunta a questa gara: tre sconfitte consecutive e l’eliminazione dalla Coppa Italia hanno tarpato le ali ai sogni nerazzurri. Per questo motivo, tale reazione acquisisce un significato molto più profondo. Perché una squadra in ginocchio si è appena rimessa in piedi e ha ricominciato a lottare.
Quindici minuti risultano sufficienti e necessari all’Inter per indirizzare la partita verso il giusto binario: Shaqiri dalla lunetta disegna una parabola precisa che pesca l’inserimento di Fredy Guarin. Il colombiano svetta in area di rigore e buca l'incolpevole Sorrentino. La prima frazione di gioco è il film di un’Inter concreta che occupa con disciplina ogni spazio campo. Tutti sanno cosa fare. Questa è probabilmente la notizia più bella che un tifoso possa apprendere, perché la confusione dell’ultimo periodo è stata tale da destabilizzare un intero ambiente. Anche Mancini sembra aver smesso di galleggiare tra moduli sconclusionati e l’utilizzo di calciatori fuori ruolo. É sbagliato affermare che questo 3-0 si origina dalle sicurezze acquisite a Napoli? Probabilmente no. Perché proprio in Campania i nerazzurri - messi bene in campo - hanno iniziato a dare i primi segni di risveglio.
Dopo sette minuti della ripresa, l’Inter ricorda a tutti la natura del proprio dna: pazzo. Da legare. I nerazzurri si complicano la vita da soli e il Palermo per poco non ne approfitta con Vazquez e Dybala, che a distanza di due secondi divorano un’occasione per uno. Sbandata estemporanea, perché da quel momento in poi l’Inter si rimette a marciare a testa bassa, macinando gioco e creando diverse occasioni da rete. Icardi ne trasforma due, ma da registrare ci sono la traversa di Ranocchia e il palo dello stesso Maurito, con un colpo di testa da fuori area.
Shaq e Broz - E poi ci sono loro: questi due sono diversi. Posseggono il gene folle. Quello che solletica l’entusiasmo dei tifosi del Meazza. I loro piedi accarezzano e schiaffeggiano il pallone a seconda delle circostanze, mandando il sofisticato pubblico nerazzurro in brodo di giuggiole. Sono i due a cui consegnare il pallone quando vuoi che accada qualcosa di buono. Brozovic stupisce per duttilità: fa tutto e lo fa bene. Si sacrifica, regola e gestisce con precisione ogni pallone, cerca e trova i compagni anche negli angoli più nascosti del campo. Il croato è un calciatore totale, uno che indossa la tuta sotto lo smoking, e all’occorrenza decide cosa usare. Shaqiri, invece, è la classe cristallina concentrata in una scheggia. Una trottola che non esaurisce mai i giri. Gioca con la sicurezza di chi non ha nulla da dimostrare e finisce per regalare tranquillità anche ai suoi compagni. L’Inter ripartirà da loro due.
Pasquale Guarro
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