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Stankovic: “Moratti, un padre. Spero che Thohir si avvicini a lui. L’Inter mi ha insegnato che…”

Ci sono campioni che restano nella leggenda. E lui è nella leggenda del triplete dell’Inter: quello è stato l’apice di una storia cominciata anni prima con i nerazzurri che hanno vinto anche altro oltre a quei tre trofei e Stankovic...

Eva A. Provenzano

Ci sono campioni che restano nella leggenda. E lui è nella leggenda del triplete dell'Inter: quello è stato l'apice di una storia cominciata anni prima con i nerazzurri che hanno vinto anche altro oltre a quei tre trofei e Stankovic c'era. Dejan ha salutato a giugno, il suo contratto non è stato rinnovato e lui ha salutato San Siro con commozione. Oggi ha parlato ai microfoni di SkySport24 in esclusiva. Ecco cosa ha detto: 

MORATTI - "Sono fiero di aver giocato per dieci anni nella sua Inter. Non so come avrei reagito alla notizia della cessione se fossi stato ancora un giocatore nerazzurro. Credo sia stato un presidente davvero unico, capace e umile soprattutto. Si è sempre comportato non come un capo ma come un amico e anche al di là del calcio. E' stato un po' un padre, per tutti noi. La prima volta che l'ho incontrato, ero arrivato a Milano da due settimane e avevamo perso con il Brescia, c'era tanta pressione. Pensavo fosse arrabbiato invece lui venne a tirarci su e lì ho capito quanto fosse unico. Posso solo dirgli grazie di avermi dato la possibilità di giocare nella sua squadra. Ora mi auguro che Thohir si avvicini a lui, ma sarà sicuramente difficile sostituirl". 

QUELLA NON L'HO MANDATA GIU' - "Rivivrei tutto, anche le sconfitte. La delusione maggiore con il Villareal: magari non avremmo vinto la Coppa, però stavamo bene, eravamo forti e potevamo giocarcela meglio. Poi una delusione fu anche l’eliminazione con lo United con José Mourinho: ci rendemmo conto che ci mancava un pezzettino per chiudere il mosaico. E l’anno dopo si è visto subito che il mercato era stato azzeccato". 

MOU - "Affrontammo al meglio tutte e tre le competizioni. José negli ultimi 2-3 mesi in cui eravamo stanchissimi, cotti, c'erano infortunati e lui fece un capolavoro non sbagliando nemmeno una mossa, ha trovato equilibrio. In quel momento anche Moratti fu importante: ci fu vicino trasmettendoci tanta tranquillità, non facevamo tante riunioni, si chiacchierava di tutto, non solo di calcio“.

COSA TI DA' - "La cosa più bella dell'Inter è che mi ha insegnato a soffrire e in quel modo sa farlo solo un interista. Di questo sono orgoglioso, lo sarò sempre".