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Tre punti, un raggio di sole dopo la tempesta. E quel sospiro di Dybala…

“Sono stati giorni di tempesta e vento ed era pronto solo chi era pronto, adesso sai a cosa vai incontro chi non è morto è già più forte“. Questa è una canzone di Ligabue e può fare da colonna sonora al momento...

Eva A. Provenzano

"Sono stati giorni di tempesta e vento ed era pronto solo chi era pronto, adesso sai a cosa vai incontro chi non è morto è già più forte". Questa è una canzone di Ligabue e può fare da colonna sonora al momento dell'Inter: la squadra di Mancini  arrivava da tre sconfitte consecutive (compresa quella 'da polli' contro il Napoli) una tempesta nella quale niente e nessuno sembrava potersi salvare.

Ma all'orizzonte è spuntato un raggio di sole, l'aria si è distesa. I tre punti contro il Palermo sono manna dal cielo. Guarin che decide di giocare come si deve e fa pure il gol dell'1 a 0, fa esultare gli interisti e Icardi di gioia. Poi Mauro ne fa due tutti suoi (la doppietta dice che ha fatto finora 13 gol in Serie A, uno in meno di Tevez che è il capocannoniere del campionato, non proprio malissimo) ma stavolta non esulta. Per la polemica con i tifosi nel post gara contro il Sassuolo o perché il rinnovo del contratto ritarda? (Ieri l'agente su Twitter elencava gli sponsor del giocatore). Lo sa solo lui il perché e forse si sarà anche pentito: segnare dopotutto è lo scopo della sua vita. A fine gara passa in mixed zone: è una vittoria e al bando le polemiche, c'è spazio per qualche sorriso, per foto e autografi e pure un pestone alla caviglia beccato in partita è più digeribile.

Juan Jesus si concede ai microfoni e mentre passa Ranocchia sta parlando proprio di lui, sorride Andrea e tira dritto. Anche Podolski e Kuzmanovic vanno piuttosto spediti e guadagnano l'uscita a testa passa. Shaqiri dice 'Ciao ciao' in italiano, fa un gesto con la mano e ride: sembra davvero un folletto. Nagatomo passa e cammina zoppicando, oggi faranno gli esami per capire di più sul suo problema muscolare. Una sua connazionale, poco prima, aveva visto spuntare Zanetti e aveva urlato: "Javier, ciao Javier. Non ci credo è lui". Si era lui. Pupi era stupito, sorride e le fa: "Si, si sono proprio io". Ridono tutti. Tranne lui, Brozovic: uno dei migliori in campo. Si ferma quando gli chiedono di fare una foto, si mette in posa, ma niente sorrisi. Arriveranno. Fredy parla di lui anche ai nostri microfoni: "E' la seconda partita e ha fatto molto bene. Sta acquistando fiducia e deve stare tranquillo e pensare che siamo qui per dargli una mano. Ha fatto una grandissima partita". Nel frattempo pure i giocatori del Palermo lasciano uno a uno il Meazza. C'è anche Dybala là in mezzo. Dicevano potesse arrivare a Milano prima di approdare in Sicilia. Gli chiedono un autografo e una foto, si ferma e gli arriva alle orecchie un sussurrato: "Quando indosserai la maglia nerazzurra?". Sospiro. Sembra un no comment. Gli sfugge un 'Non decido io'. Altro sospiro. Non era proprio un no. Ma questa è un'altra storia. Le luci a San Siro si possono spegnere.

L'Inter tornerà al Meazza il 26 febbraio quando ospiretà il Celtic. Il primo marzo poi (alle 18) si giocherà la gara con la Fiorentina. Nel mezzo tre gare decisive lontana da casa (Atalanta, Cagliari, Glasgow), con in valigia un pizzico di fiducia in più. Ci voleva proprio.