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Non è un paese per vecchi: si intitolava così un meraviglioso romanzo datato 2005 di Corman McCarthy. Ambientato non in Italia ma tra Messico e Texas, metteva in risalto (tra le varie cose) il triste destino cui i giovani vanno incontro. Vi starete giustamente chiedendo cosa diavolo c'entri un'introduzione letteraria in un articolo sportivo, ebbene, andando avanti nella lettura lo capirete.
Veniamo al dunque: vi siete mai domandati che paese sia l'Italia?(quella calcistica ovviamente) Se sia una nazione per giovani inesperti o per attempati conoscitori? Qualcuno conoscerà già la risposta, qualche altro la immaginerà e ci sarà anche, tra voi, qualcuno che non ne abbia la benché minima idea. Noi vogliamo fornirvi un riscontro documentato, accontentando tutti, dai più informati ai meno attenti, passando dai curiosi. Affinché questo sia possibile, ci faremo aiutare dalla solennità di alcuni dati che vi comunicheremo.
La strada maestra: Tutti saprete che l'Italia Under 21 domani si giocherà la finale del campionato Europeo di categoria, gli "azzurrini" hanno battuto in semifinale la temibile Olanda e sono pronti per l'ultimo atto, dove di fronte si ritroveranno la super favorita Spagna. Olanda e Spagna per l'appunto, cos'hanno queste due squadre di diverso rispetto a noi? Eviteremo (per non annoiarvi) di elencare per intero le formazioni titolari di questi due team e ci concentreremo su un dato disarmante: sia i "tulipani" che le "furie rosse" hanno tra i propri titolari solo ed esclusivamente calciatori che militano nei massimi campionati. Gli "orange"possono contare su 9 uomini presenti in Eredivise e solo due all'estero: Ola John e De Jong, rispettivamente in Portogallo (Benfica) e Germania (Borussia Mönchengladbach). Stesso filone per gli spagnoli che annoverano 9 calciatori abitualmente presenti in Liga e solamente due uomini all'estero: De Gea e Rodrigo, rispettivamente in Inghilterra (Manchester United) e Portogallo (nelle file del Benfica).
E gli azzurrini? Il quadro della situazione, se messo in relazione a quello delle due precedenti formazioni, Ä— a dir poco drammatico: la formazione titolare dell'Italia Under 21 prevede ben 6 elementi che partecipano al campionato cadetto, solo 3 quelli che giocano in Serie A (Florenzi, Immobile ed Insigne) e 2 quelli all'estero (Borini e Verratti). Quest'ultimo lasciato addirittura partire prima ancora di fargli calcare almeno una volta i campi di Serie A. Come ricorderete, infatti, il PSG lo comprò dal neo promosso Pescara per una cifra vicina ai 12 milioni di euro, più o meno la stessa che l'Inter ha speso per Pereira o Alvarez se ci mettiamo dentro anche i bonus. Ciò che si evince, in buona sostanza, è che siamo un paese che non crede nei giovani, nonostante da anni nazioni come Germania, Olanda e Spagna ci stiano mostrando il giusto sentiero.
E proprio alla fine dell'articolo, quando la risposta alla domanda sembra esser stata trovata, ecco che salta fuori un altro quesito: la gioventù in Italia è ancora un valore aggiunto o con il tempo ha assunto una connotazione differente, passando da virtù a deterrente? Forse aveva ragione Charlie Chaplin quando affermava:"La giovinezza sarebbe un periodo più bello se solo arrivasse un po' più tardi nella vita."
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