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Questa è una storia antica quanto e più del calcio, che racconta vicende di uomini comuni e stati d’animo spesso privi dell’adeguata e imparziale misura. Perché accecati dalla negatività o viceversa, stravolti dall’entusiasmo. É la strana e spesso superficiale natura dell’uomo, che in favore della moda o dei momenti perde di vista anche l’equilibrio del giudizio.
Così, quando tutto sembra porgere il proprio profilo migliore, si tende a camuffare le insolvenze, che invece, se prese in considerazione col giusto approccio, potrebbero essere sistemate per migliorare ulteriormente una già idilliaca condizione.
Al contrario, quando le cose non vanno per il verso giusto, seguendo lunghe ed impreviste traiettorie, una nuvola di negatività finisce per coprire tutto, danneggiando delittuosamente anche ciò che c’è di buono.
Storia nata in parto gemellare insieme al mondo e che, negli ultimi giorni, sta abbracciando anche la nostra Inter, risucchiandola in un vortice dal quale poi sarà complicato tirarsi fuori.
I risultati non aiutano nell’alleggerire la virata verso un mare meno ostile e, come spesso accade in queste circostanze, c’è chi ci sguazza appesantendo il carico.
Scontato e ingiusto scaricare le attuali problematiche su Erick Thohir, spesso e inutilmente incolpato di essere localizzato su un punto troppo distante della cartina geografica. Il presidente indonesiano ha ereditato una complicata situazione patrimoniale, che nel tempo sta risollevando investendo risorse ed energie.
Il suo contatto col club è quotidiano e diretto e la strategia di rilancio della squadra nerazzurra è stata elaborata in piena condivisione con ogni membro del management. In questa Inter regna una sola anima comune e non diverse fazioni, come spesso viene descritto. Esistono differenze di vedute, perché ognuno è libero di pensare ricorrendo alla ragione delle proprie idee, e seguendo tale concetto, la differenza non viene vissuta come motivo di divisione interna, ma piuttosto come una possibilità di condivisione delle varie intuizioni. Perché ognuno può essere utile alla causa mettendo sul piatto il bagaglio delle proprie esperienze. É questo il concetto alla base del’Inter di Erick Thohir.
Da quando ha deciso di rilevare l’Inter, come del resto dichiarato pubblicamente dal dg Fassone, Thohir ha messo già sul piatto una cifra vicina ai 400 milioni di euro, tra soldi investiti personalmente e piano di rifinanziamento condiviso. Non certo spiccioli. Il Fair play Finanziario non è una storia inventata, ma una realtà con cui bisogna fare i conti e tenendosi nei parametri stabiliti dagli organi competenti, il tycoon cercherà di regalare a Roberto Mancini una rosa che il prossimo anno potrà dire la sua tra i confini nazionali. La distanza geografica è solo un finto problema da tirar fuori quando le cose vanno male, tanto per rincarare la dose.
PSG, Roma, Manchester City, Arsenal, Manchester United e Liverpool sono gestite da proprietari stranieri che, come Thohir, non possono essere fisicamente presenti ogni giorno, ma da quelle parti non sembra fare la differenza.
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