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"Una vita da mediano, con dei compiti precisi, a coprire certe zone, a giocare generosi. Lì, lì nel mezzo, finchè ce n'hai".
Così scorre il celebre testo di Luciano Ligabue, che potrebbe tranquillamente intitolarsi "una vita da Medel". Il cileno è arrivato a Milano su esplicita richiesta di Walter Mazzarri, che in quella zona di campo ha sempre preferito uomini con certe peculiarità. Tignoso per eccellenza questo Medel, tanto da far storcere il naso all'esigente tifoso nerazzurro, stanco della riproposizione di un probabile nuovo Gargano.
Paradossalmente il "gioco" del tecnico toscano non lo ha mai aiutato, al punto da iscriverlo di diritto nella lista degli esodati prevista dalla rivoluzione manciniana. "Il tecnico jesino vuole giocatori fisici e che sappiano giocare il pallone, Medel non rientra nei suoi piani", dicevano. E invece... Proprio con Mancini, l'ex Cardiff ha saputo imporre tutte quelle qualità messe in vetrina durante il Mondiale brasiliano. Il vero ago della bilancia di un centrocampo che pende ai lati di Brozovic e Guarin, due mezzali con la licenza di inserirsi in zona offensiva.
Gary si sta conquistando l'Inter e il Meazza, senza eccellere per qualità tecniche, ma gettando sul terreno di gioco un'impareggiabile porzione di cuore. Il Pitbull è sempre alla ricerca della preda più pericolosa da annientare, tappa ogni buco e spesso si prodiga anche per gli altri. Quanto basta per meritarsi il rispetto di Roberto Mancini, che dopo qualche esperimento iniziale, non prende in considerazione l'idea di una sua esclusione dall'undici titolare. La dimostrazione che allenatori e tifosi non si innamorano solo di stelle "con lo spunto della punta o del dieci", ma anche della generosità di chi è nato privo di piedi buoni e che, senza gol e magie, riesce a diventare fondamentale per i propri compagni. D'altronde, è proprio questa la vita da mediano. O meglio, una vita da Med...el
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