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VIDEO – Thohir: “Inter è 15esima al mondo, deve tornare in top 10: ecco il piano”

Erick Thohir, premiato dalla Camera di Commercio italiana a Singapore, ha rilasciato una interessante intervista. Fcinter1908.it l’ha tradotta integralmente. Thohir è stato premiato come miglior investitore asiatico in Italia. PERCHE’...

Daniele Mari

Erick Thohir, premiato dalla Camera di Commercio italiana a Singapore, ha rilasciato una interessante intervista. Fcinter1908.it l'ha tradotta integralmente. Thohir è stato premiato come miglior investitore asiatico in Italia.

PERCHE' L'ITALIA E NON LA PREMIER O LA BUNDESLIGA?

"Prima di tutto vorrei ringraziare per il premio. E' un onore, non me l'aspettavo. Sono grato che venga riconosciuto il mio impegno. Per me è un grande impegno promuovere anche l'Italia. Io non investo solo in Italia ma anche negli Stati Uniti ma se parliamo di calcio, gli Stati Uniti non possono essere paragonati all'Italia. L'Italia è una delle principali industrie del calcio nel mondo. Credo veramente che la serie A tornerà ad essere competitiva con gli altri campionati nel mondo. Allo stesso tempo, penso che l'investimento sia stato fatto nel momento giusto. Molti proprietari sono diventati più attenti al business. Nell'Inter c'è Angelomario che è un rappresentante della terza generazione dei Moratti e credo che il timing del mio investimento sia giusto perché c'è la volontà di cambiare. Si vuole cambiare la strategia dell'industria calcio per farle competere con gli altri campionati. Ho incontrato i presidenti, credo che avremo una bella sfida da affrontare insieme per rendere la Serie A ancora uno dei migliori campionati".

PERCHE' HA DECISO DI INVESTARE IN UN BUSINESS DI FAMIGLIA COM'ERA L'INTER PER I MORATTI?

"Ho sempre dei partner nei miei investimenti. Credo veramente nella partnership. E' un sistema di equilibrio e controllo. La famiglia Moratti è ben conosciuta in Italia, ha un'ottima tradizione. Quando ci siamo incontrati con Massimo Moratti e anche Angelomario, abbiamo discusso per 1-2 ore e abbiamo sentito di avere la stessa visione, la stessa chimica su come competere con le altre squadre nel mondo. Abbiamo realizzato alla fine che c'era bisogno di far crescere il club, di renderlo professionale. In questo crediamo anche nella mia famiglia: bisogna essere professionale ma anche lavorare come in una famiglia. Nell'industria del calcio, ora, è tutta una questione di numeri, di statistica. Non più sui sentimenti o su decisioni prese da persone. Per questo ci vuole fiducia tra i partner: bisogna avere la stessa visione su come gestire il club, sulla base di dati, di obiettivi. Ed è così che gestiamo l'Inter, sulla base di decisioni collettive. Non solo la squadra ma anche la società. Credo che con buoni partner locali, possiamo far crescere il business con la nostra visione. Italia e Indonesia sono simili per quanto riguarda le famiglie. Anche in Indonesia molte aziende sono guidate da famiglie. Negli ultimi 10-15 anni in Indonesia, sempre più famiglie sono diventate professionali nel guidare le aziende. Ma allo stesso tempo, come imprenditori, noi ci siediamo al tavolo con i nostri dipendenti per raggiungere gli obiettivi. E' questo che ho detto a Moratti: non c'è competizione tra di noi, gestiamo il club. Se non hai fiducia nei tuoi professionisti, perché dai loro un lavoro? C'è un equilibrio tra famiglie e professionisti e questo è il modo di guidare un'azienda in futuro".

COSA PENSA DI POTER PORTARE DEL PRAGMATISMO ASIATICO NEL CALCIO ITALIANO?

"In Italia le basi su cui costruire ci sono già. Ci sono giocatori forti, molti giocatori escono fuori ogni anno. L'Italia è una delle Nazionali che ha vinto più Mondiali. La maggior parte degli introiti arrivano dalle tv e dagli sponsor. Le basi ci sono. Ora, la cosa più importante da chiedersi è: come competere con gli altri club del mondo? Molti club nel mondo hanno la gran parte degli introiti che provengono dall'estero. In Italia non avviene: molti degli introti arrivano ancora dall'Italia. Per questo è buono investire nell'Inter o nel Milan o nella Juve. Le tre grandi hanno grandi basi, hanno la storia e la tradizione. Per farle competere con le big europee, abbiamo un'opportunità: se Man Utd, Psg e le altre lo fanno, perché noi no? L'importante è avere un progetto di business e lavorare duro per raggiungere i numeri. Ma se parliamo del campionato, questi tre club non possono sopravvivere se il campionato non ha la stessa visione di quelli esteri. In serie A ci sono 18-20 club: per creare un buon contenuto, bisogno produrre un prodotto di qualità. Gli orari delle partite devono essere accettabili anche per gli spettatori asiatici o di altre zone. Se guardi agli altri campionati, hanno deciso che l'Asia è il mercato principale. In Premier League, molte partite vengono giocate ad orari comodi per il mercato asiatico. Giocano a ora di pranzo. In Italia, le partite importanti si giocano alle tre di mattina in Asia. Le partite delle 15, spesso, non sono quelle di cartello. Dobbiamo cambiare il business insieme. L'Inter è tra i 15 principali brand nel mondo del calcio, abbiamo questa opportunità. Ma non possiamo farcela da soli come Inter, dobbiamo facela come Serie A. Siamo parte di un campionato, dobbiamo collaborare e lavorare su come penetrare il mercato asiatico. Dobbiamo lavorare su come fornire un buon prodotto da guardare, su come migliorare gli arbitraggi. Su come portare partite in Asia. Anche il baseball è approdato in Australia, alcune partite di Nba sono state giocate a Londra. L'anno scorso, Houston Rockets e Atlanta hanno giocato nelle Filippine. La Serie A dovrebbe fare lo stesso. Magari avremo Inter-Milan a Singapore o Giacarta. Con il supporto degli altri club possiamo farlo".

COM'E' LA VITA IN ITALIA? ORMAI CI VIAGGIA SPESSO...

"Non è un problema per me, è una sfida. Quando sei in determinate posizioni, devi dare risultati e soluzioni. Per questo devi lavorare ed essere concentrato per dare il massimo. Così puoi godere della rivoluzione del club nei prossimi due anni. Io dico sempre: questo accordo non è per il glamour, l'ho fatto perchè amo l'Inter, amo il calcio ed è il mio lavoro quello di lavorare duro. E' sicuramente un affare di dimensioni globali: a volte devi rinunciare ad un po' di privacy ma diventi ambasciatore, non puoi lamentarti perché in cima alla montagna il vento soffia più forte. Questa è la realtà con cui devi confrontarti. Non è facile ma alla fine devi affrontare la realtà".

QUALE IDEA SI E' FATTO DELLA FORZA E DELLA DEBOLEZZA DELL'ITALIA?

"Non sto cercando di fare politica in Italia. L'Italia deve risolvere le sue questioni politiche da sola. Come imprenditore, dico che non ci sono tanti paesi nel mondo con una cultura popolare come in Italia. Le persone si ricordano del paese non solo in quanto paese ma anche per lo stile di vita. L'Italia produce molte mode, buon cibo, auto di qualità. L'Italia ha una grande storia. Non molti paesi hanno queste opportunità. L'Italia è un grosso brand, non si può paragonare l'Italia ad altri paesi. Ora la sfida è questa: come può l'Italia competere con gli altri paesi nel mondo? L'Inghilterra è diventata più globale, molte persone investono lì. In Italia si possono creare grandi opportunità per gli investitori. Credo che sia un buon momento per lavorare tutti insieme, per creare più progetti interessanti in Italia. Se si parla di turismo, si parla anche di infrastrutture e ci vuole l'appoggio del governo. L'Italia ha molti imprenditori di successo e credo che nei prossimi anni gli imprenditori italiani devono essere i nuovi Marco Polo. E' il momento giusto, l'Europa sta tornando e l'Italia deve essere protagonista. L'Italia ha alcuni dei principali brand nel mondo"

QUAL E' L'OBIETTIVO DI THOHIR CON L'INTER?

"La visione è chiara: quando ho fatto una conferenza stampa a Milano, ho detto in maniera molto trasparente che l'obiettivo ora è quello di rendere l'Inter sana. E' una sfida che ci prenderà 2-3 anni per questo quando la gente si congratula con me dico loro di aspettare un paio d'anni. La stessa cosa vale per la squadra. Abbiamo iniziato a costruire la squadra a gennaio quando abbiamo preso Hernanes. Abbiamo ingaggiato Vidic, uno dei difensori più forti in assoluto. Prenderemo altri giocatori oltre a quelli già presi. Allo stesso tempo, vogliamo avere la stessa visione sia con la società che con lo staff tecnico e con i giocatori. Vogliamo stabilire il nostro obiettivo, tutti insieme. L'obiettivo minimo, nei prossimi 2-3 anni, è di tornare in Europa e tornare, in questo lasso di tempo, in Champions League. Questo è l'obiettivo. Allo stesso tempo, dobbiamo avere una rosa bilanciata, con un'età media di 26,5 anni. Non possiamo avere dei buchi, dobbiamo essere bilanciati anche come giocatori. Quando giochi in Europa, improvvisamente le partite si moltiplicano, in  una settimana puoi giocare 2-3 partite. Ci vogliono 22-24 giocatori quasi della stessa qualità: non è facile. E poi vogliamo portare l'Inter nella top 10 come brand mondiale. E alla fine entrare nella top 10 dei club mondiali. Ora l'Inter è 15esima-16esima. Vogliamo tornare nella top 10 nei prossimi 2-3 anni. Questa è la sfida e io amo le sfide. Ma devo dare i risultati".