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È il giorno delle presentazioni ufficiali per il nuovo libro, edito da Mondadori, firmato Javier Zanetti: "È tutto scritto - La mia storia in 120 fasce da capitano", ultimo capitolo dopo le passate opere "Capitano e Gentiluomo" e "Giocare da uomo", viene presentato oggi a Milano, allo spazio eventi Mondadori di Piazza Duomo. Presente, naturalmente, lo storico Capitano nerazzurro, ora "vice-president" della sua società.
Queste le sue parole, dinnanzi ai tifosi, rilasciate all'evento di presentazione di "È tutto scritto", raccolte dall'inviato di FCINTER1908.IT: "Sì, siamo in un posto fantastico, a pochi passi dalla terrazza Martini in cui fui presentato, buonasera a tutti. Il mio impatto con Milano fu fantastico: per me, che venivo da un piccolo paesino argentino, arrivare in una città così imponente e luminosa era una cosa davvero nuova. Uno dei primi posti visitati fu il Duomo, Milano mi è piaciuta fin da subito. Poi col tempo ho iniziato a capire la storia di questa città e a sentirla un po' mia. Devo ringraziare il mio amico Federico per l'idea e per tutte le fasce realizzate che hanno caratterizzato la mia storia, lui e Beppe, il ricamatore. La prima fascia è quella di Inter-Lecce, facevo 200 partite con l'Inter. Quando sono arrivato non pensavo di fare questa carriera in nerazzurro, ero molto giovane e avevo tante incertezze alla mia età, in quel calcio italiano. Era un punto di domanda, sapevo che era una grande sfida, ma il tempo mi ha dato ragione"
LA FASCIA PER PRISCO - "A Siena fascia dedicata a Peppe Prisco? Si, una figura sempre importante e sempre con noi. Un interista vero, aveva sempre la battuta pronta e l'Inter nel cuore, ci è sempre stato vicino nei momenti di difficoltà"
ALTRA FASCIA - "Altra fascia alla prima coppa Italia, il primo trofeo da capitano. La prima del grande ciclo (2004), la alzò Cordoba, perchè io ero assente. Abbiamo provato tanta felicità e tanta allegria quando abbiamo iniziato a vincere. Sapevo che il momento dell'Inter sarebbe arrivato prima o poi, l'ho sempre detto e pensato: una grande gioia vedere l'Inter trionfare con tutti i suoi tifosi"
FACCHETTI - "Facchetti? Per sempre un punto di riferimento, mi ha fatto capire cosa fosse l'Inter e cosa volesse dire questa fascia. Sarà sempre con noi. Mi spiaceva sentire certe polemiche su di lui, per me che l'ho conosciuto non poteva essere altrimenti. ha fatto la storia del calcio mondiale, l'ho conosciuto come una delle persone più oneste del nostro calcio"
EUROPA - "L'esordio in Europa fu importante, voleva dire portare in giro i colori dell'Inter e difenderli in tutta Europa"
IL PRIMO SCUDETTO - "Il primo scudetto sul campo lo abbiamo stravinto, abbiamo dimostrato la nostra forza sul campo battendo tutti, la gioia dei tifosi fu la cosa più importante per noi"
LA FONDAZIONE PUPI - "Pupi è una fondazione che fa parte di noi, ringrazio tanto anche l'Inter che ci ha fatto mettere il logo sulle maglie. Contro la Roma accadde, fu una cosa speciale"
IL GOL SCUDETTO - "Il gol contro la Roma? Ho chiuso gli occhi e ho calciato, per fortuna è andata dentro. Mi ricordo che i compagni mi seguirono e mi buttarono giù, non ce la facevo più. Una partita strana, la Roma stava per fare il 2-0, io non so nemmeno perchè mi trovassi lì (ride) ma quella sera fu bellissima. Mi ricordo mia moglie incinta in tribuna, ci furono tante cose fantastiche che portarono poi a quello scudetto"
1000 PRESENZE - "Se ho mai pensato di arrivare a mille presenze? Ogni volta che raggiungevo un record si parlava di quello dopo. Per me l'Inter fa parte della mia vita e lo farà sempre, indossare la fascia è sempre stato sempre un orgoglio. Invecchiando ho sempre avuto fiducia in quello che facevo, con i compagni e con i tifosi sono sempre stato molto positivo, non ho mai pensato di non farcela"
DERBY - "Derby? Una gara che mi esaltava, volevo giocarla sempre: quello che si prova è un'emozione unica. Il 2-0 con Mou fu fantastico, stava togliendo Pandev ma poi lo ha tenuto per fargli battere la punizione: e fu gol. Un derby unico, mi auguro sia così anche domenica"
CHAMPIONS - "Champions? Un mese perfetto, c'era anche tanto nervosismo perchè potevamo perdere tutto, avevamo grande fiducia in noi e in un grandissimo allenatore. Ero in camera con Ivan (Cordoba) e avevamo acceso una candela a Santa Rita per il 22 maggio. Si respirava aria di vittoria per una partita che dovevamo ancora giocare. La curva quella sera era uno spettacolo, dentro di me dicevo che non potevamo perdere. Alzando la Champions, dentro di me e nella mia faccia c'erano tutte le emozioni di quegli anni, avrei voluto abbracciare tutti i tifosi uno a uno. Al Bernabeu poi, una serata fantastica. Nello spogliatoio parlavo alla coppa, sembravo matto, ma quella sera si poteva fare. A Madrid un'aria fantastica, a Milano il Duomo era strapieno, San Siro ad aspettarci stracolmo, lì è la dimostrazione di quanto si ama l'Inter. Mou pianse e Moratti no? Dentro di sè aveva una gioia immensa, ha visto realizzarsi qualcosa che non immaginava, qualcosa che inseguiva per ripetere le imprese di suo papà. Cessione? Ho pensato scherzasse solo all'inizio (ride). Ora con Thohir l'importante è che andiamo sempre tutti dalla stessa parte"
ROMA-SAMPDORIA E PAZZINI - "Roma-Samp? Mai sofferto come in quella partita. Eravamo tutti tristi dopo Firenze, io cercavo di essere positivo, 'vedrete che ce la faremo lo stesso' dicevo. Il giorno dopo la Roma vince con l'Atalanta e ci supera, e noi iniziamo a preoccuparci. Arriva la sera di Roma-Samp e Milito mi invita a mangiare una pizza a casa sua. La Roma passa in vantaggio, ecco. A inizio secondo tempo ci portano la pizza, il ragazzo delle pizze ci dice "Zanetti, Milito, grandi". E noi: "Ma che, abbiamo perso lo scudetto". Torniamo a mangiare la pizza, davanti alla tv, e la Samp pareggia subito. "Evvai, ma manca tantissimo". La moglie di Milito ad un certo punto voleva portare la bambina via dal divano, in camera a dormire, Milito dice "no no, resta qua", per sacramanzia. Arriva il 2-1, noi in delirio! E la bimba non è andata a dormire fino a tardi. Finita la partita inizia la festa, partono tutti i messaggi con i compagni, le chiamate, che felicità. Da lì siamo passati avanti e non ci hanno più ripresi fino alla fine"
IL MONDIALE PER CLUB - "Abu dhabi? Mancava quello per chiudere il cerchio, per fortuna ce l'abbiamo fatta"
ZOFF - "Zoff? In questo libro ha detto parole importantissime, ricevere i suoi complimenti è una grande emozione"
IL GRANDE TORINO - "Grande Torino? Parlo anche di questo nel libro, era giusto trattarne, per la storia e l'importanza di quella squadra e quegli uomini, e anche per la città di Torino"
IL NUMERO - "Il numero 4? La sua storia nasce prima in Argentina, lo presi sin da lì. La Nazionale? Da sempre un rapporto grandioso, indossare la maglia del mio paese è stato sempre importante, così come difenderla in qualsiasi parte del mondo, mi faceva sentire vicino alla mia terra. Ho fatto il tifo nell'ultimo mondiale, sono contento e felice di come è stata la mia carriera e per come si è conclusa. Non è finita del tutto perche gioco con Inter Forever a dire il vero, ma adesso è un po' più rilassante. Tornare a giocare? No, non ci ho più pensato. È importante finire la carriera quando sei ancora in buone condizioni. Dopo l'infortunio avevo capito che era quasi finita, tornare e rivedere il sostegno e l'amore del mio pubblico un'emozione unica. Fisicamente stavo bene quando ho detto basta, mi sono sempre sentito bene, anche nell'ultima partita contro la Lazio, ma queste sono scelte che si prendono col tempo. Era giusto finire lì, sono contento di tutto"
IL SUO SEGRETO - "Il segreto della mia continuità e dei miei recuperi? La mia famiglia di sicuro, e poi la maniera con cui ho sempre rispettato la mia professione, curando tutti i particolari al massimo"
Da qui i saluti. "Di Zanetti ce n'è uno", dice Fabio Monti, il giornalista che lo ha aiutato e intervistato in questa conferenza. E il Capitano sorride, saluta e ringrazia: "Grazie a tutti voi"
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