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A tutto Serena: “Vi racconto la mia carriera, al Milan il gol più significativo. La differenza fra Mou e Trapattoni…”

L'ex attaccante nerazzurro ha parlato ai microfoni di Inter Channel

Daniele Vitiello

Altro appuntamento con Memorabilia su Inter Channel. Ospite di questa sera è Aldo Serena, ex attaccante nerazzurro, che ai microfoni dei colleghi ha ripercorso tutta la sua carriera, partendo ovviamente dagli albori: "Quando ho iniziato a giocare a calcio lavoravo con mio padre nella sua fabbrica. Non ho mai pensato che potesse diventare il lavoro della mia vita e prima di essere un attaccante giocavo a centrocampo. Ero in Serie B, poi l'Inter mi comprò dal Como. Ho giocato in diverse squadre ma l'Inter manteneva sempre il mio cartellino. Sono andato al Bari prima di tornare l'anno successivo in nerazzurro. Entravo spesso dalla panchina e in quella stagione ho segnato due gol in Campionato e uno in finale di Coppa Italia contro il Torino.

Dopo il prestito al Milan tornai all'Inter con allenatore Gigi Radice, lui mi stimava molto. Con Trapattoni sono stati gli allenatori con i quali ho avuto una grande stima reciproca. Pellegrini decise di darmi in prestito all'Udinese anche se rifiutai per seguire mister Radice al Torino. Lui conosceva le mie caratteristiche, abbiamo fatto un campionato strepitoso in quell'annata arrivando secondi alle spalle del Verona. Dopo i due anni alla Juventus, tornai all'Inter. In quella squadra c'erano giocatori non più giovanissimi e avevamo bisogno di qualche innesto sopratutto a centrocampo. Il mio compagno di reparto era Ramon Diaz, ci trovavamo benissimo. I tedeschi nell'Inter sono stati fondamentali in quella stagione, Brehme mi ha fatto tantissimi assist. Matthäus era una forza della natura, aveva una potenza incredibile.

Gol? Indubbiamente quello al Milan è il più significativo, è stato uno snodo importante per il nostro campionato. Dopo la sconfitta di Coppa contro il Bayern era fondamentale vincere quel derby. Abbiamo giocato una gara difensiva cercando di ripartire in velocità. Mourinho  e Trapattoni? Hanno allenato in due generazioni differenti, anche il calcio era completamente diverso. Con modalità opposte sapevano arrivare nel profondo di ogni calciatore. Trapattoni era meno cinico di Mourinho ma era molto bravo ad allentare la tensione in momenti complicati. Nel periodo di Trapattoni allenatore manca lo scudetto del 1991. Anche la partecipazione alla Coppa dei Campioni è stata una delusione, siamo usciti dopo due partite contro il Malmö.

La Nazionale? La mia avventura è iniziata nel 1984, quando sono stato convocato alle Olimpiadi. Ho fatto anche i mondiali in Messico nel 1986, poi anche grazie allo scudetto vinto con l'Inter, mi sono costruito le successive presenze in Azzurro. Nel mondiale del 1990 ero tra i papabili ad avere una maglia da titolare. I tifosi italiani ci davano una carica incredibile, ricordo gli spostamenti in pullman tra tantissime persone.

La Coppa fu vinta con pieno merito. La finale contro la Roma la ricordo con piacere ma a che con un po di dolore dato che all'andata mi lussai la spalla e quindi non ho potuto giocato la gara di ritorno". Nel post carriera da giocatore ti sei reinventato un ruolo importante, quello di telecronista: "All'inizio non ci pensavo, è arrivato un pò per caso. Ho iniziato a fare la seconda voce nelle telecronache e ne è venuto fuori un lavoro vero e proprio".

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