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Abete contro le società : «Che silenzio sul razzismo. Non stupitevi se poi…»

Il capo della Figc Giancarlo Abete è passato all’attacco nei confronti delle società di Serie A relativamente al tema del razzismo e dei cori che hanno portato alla chiusura per una giornata della curva del Milan dopo la sfida allo...

Lorenzo Roca

Il capo della Figc Giancarlo Abete è passato all'attacco nei confronti delle società di Serie A relativamente al tema del razzismo e dei cori che hanno portato alla chiusura per una giornata della curva del Milan dopo la sfida allo Juventus Stadium. Ciò che più sorprende gli addetti ai lavori è la mobilitazione del tifo organizzato senza colori e la mancanza di presa di posizione da parte delle società coinvolte. Abete si dice stupito dal silenzio dei club dopo la minaccia degli ultrà di uno "sciopero generale": "Quando ci sono tifoserie che inviano un messaggio diretto, con conferenze e comunicati, io mi aspetterei una reazione dai dirigenti. Non stupiamoci allora se chi ha allontanato dal club il tifo organizzato (Lotito, ndr) vive sotto scorta. Quando ci sono tifoserie che inviano un messaggio diretto, con conferenze, comunicati, dichiarazioni, minacciando di far chiudere tutte le curve, io mi aspetterei che dirigenti si esprimessero dicendo "voi non appartenente alla nostra tifoseria, perché‚ provocate un danno. La considerazione che per lungo tempo le curve sono state terreno di conquista non può costituire motivo di mancato intervento". Perché‚ le società non si sono ribellate? Abete ha spiegato: «I motivi possono essere diversi, ci sono dirigenti come Lotito che hanno fatto una battaglia importante e sono sotto scorta. Ci possono essere dirigenti convinti che sia un fenomeno che non si rimuove e tifoserie per le quali è stato nutrito sempre un grande rispetto per tanti motivi. Non possiamo accettare che questa situazione rimanga immutata nei prossimi anni, a doverla risolvere sono il mondo sportivo e le autorità dell'ordine pubblico. Non possiamo aspettare che rinsaviscano persone che hanno ricevuto il Daspo, nel momento in cui vedono restringersi i loro spazi di manovra».