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Abete: “Superlega? Sentenza scontata. Spero che si arrivi a dialogo con l’Uefa”

Marco Astori Redattore 

Le parole dell'ex presidente Figc: "È una questione complessa quella di far nascere una nuova competizione internazionale dal nulla"

Intervenuto ai microfoni di Tuttosport, Giancarlo Abete, ex presidente Figc, ha parlato così della questione Superlega: «La sentenza era, a mio parere, abbastanza scontata. Mi spiego: la specificità dello sport, purtroppo, non è più riconosciuta da tempo, per cui era inevitabile che si arrivasse a quel tipo di pronuncia. Ora, però, dalla legittimazione di uno scenario bisogna passare all’operatività dello scenario stesso e può non essere facile. È una questione complessa quella di far nascere una nuova competizione internazionale dal nulla. Bisogna capire cosa vogliono fare i club, innanzitutto».

Al momento c’è un sostanziale attendismo, ma siamo solo al secondo giorno, è probabile che gli uomini della Superlega incomincino un lavoro di convincimento per poi contarsi. Nel frattempo la Uefa e, in generale, le istituzioni hanno una postura molto aggressiva. 

«Ma sì, è logico. Adesso c’è anche un gioco delle parti. Da una parte c’è Florentino Perez che celebra il trionfo e parla di inizio di una nuova era, dall’altra Ceferin cerca di dare sicurezza al suo mondo. Ognuno con il suo carattere. Però, fra le righe, io ho inteso che Ceferin ha anche detto: “Leggeremo con attenzione”. Lo stesso Gravina è stato molto severo, ma come può comportarsi diversamente? È il vicepresidente dell’Uefa, deve essere lineare e allineato. Io credo che la mediazione sia l’unica strada per evitare di indebolire il sistema e, soprattutto, di impoverirlo, che in definitiva è quello che non vogliono i club, che da sempre reclamano più soldi».

Il fantasma della Superlega si agita in Europa da almeno trent’anni... 

«Se si analizza la storia dei cambiamenti del format in Champions League si può leggere la storia dei rapporti fra i grandi club e l’Uefa. I grandi club cercano più risorse, ma forse ancora di più stabilità. Il rischio di non qualificarsi è sempre molto temuto per una società che si gioca con quella qualificazione una fetta importante del bilancio. Io credo che l’Uefa si renda conto di questo, così come è consapevole che se mancano i grandi club dei grandi Paesi il gettito dei diritti diminuisce».


Insomma, per lei, la mediazione è il finale di questa storia? 

«Non lo so, intanto me lo auspico per il bene del calcio che non necessita di divisioni. Poi posso pensare che alla fine le due parti possano trovare dei punti di contatto. Ogni volta che i club si sono mossi in modo intelligente hanno sempre trovato soddisfazione. Il progetto Superlega di aprile 2021, invece, è stato uno strappo, che di solito non porta a niente. Adesso mi sembra di leggere fra le righe la volontà di dialogare e il dialogo è essenziale. Ripeto: ci sono delle posizioni ufficiali, da tenere anche per dare forza ai propri eserciti, poi c’è la diplomazia».

Infantino da presidente della Fifa può essere l’uomo della grande mediazione? 

«Sinceramente non lo so. Certo, Ceferin ha il suo carattere e io sono molto legato, per ragioni personali e di ricordo del periodo passato insieme, a Michel Platini. Insomma, preferisco non fare nomi, anche perché non spetta a me farli. Io posso dire che una mediazione fra gli interessi degli uni e degli altri si può e si dovrebbe sempre trovare».


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