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Abodi: “Stadi? A Roma e Milano manca una soluzione. Inter, 2-3 squadre le daranno fastidio”

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Intervistato da La Gazzetta dello Sport Andrea Abodi, 64 anni, dal 22 ottobre 2022 è ministro per lo Sport e i Giovani del governo Meloni ha parlato anche della Serie A
Andrea Della Sala Redattore 

Intervistato da La Gazzetta dello Sport Andrea Abodi, 64 anni, dal 22 ottobre 2022 è ministro per lo Sport e i Giovani del governo Meloni ha parlato anche della Serie A e del flop agli Europei:

«Parlando degli Europei, dopo la sconfitta di Berlino è mancata l’autocritica, l’assunzione di responsabilità, un confronto in Consiglio federale, a partire da una relazione del presidente Gravina. La data delle elezioni, anticipate, come primo passo mi è sembrata una risposta istintiva e non il frutto di una riflessione comune. Di certo, questa accelerazione ha reso utile e ancora più necessario l’emendamento Mulè, nella sua versione finale. Alla prima avrei dato parere negativo, lo avevo detto anche al presidente Uefa Ceferin, con cui in Germania ho avuto un confronto franco e costruttivo, contrariamente a ricostruzioni fantasiose e non corrette. In ogni caso, ora mi auguro che la norma, che verrà approvata nelle prossime ore, trovi attuazione immediata per libera volontà della Figc e delle sue componenti».


Ci si riuscirà per il voto del 4 novembre?

«Sì! Sono fiducioso che il lavoro che stiamo facendo porti il sistema a una riforma seria e completa».

Pensa che Gravina si ricandiderà?

«Penso voglia valutare come si evolveranno determinate situazioni, a partire dagli equilibri nelle Leghe. Vuole evitare che qualcuno abbia il sopravvento, è una specie di logica del disarmo bilanciato. A me ha detto delle cose, sono convinto che dirà le stesse anche in pubblico. D’altro canto il livello dello scontro e delle contrapposizioni personali - sempre da stigmatizzare - hanno raggiunto l’insopportabile, adesso deve prevalere solo l’interesse generale».

Scontro con la Serie A intende?

«Alcuni club della A e non solo. Di certo mi auguro che la Serie A sappia trovare una sua definitiva compattezza e che le uniche esuberanze le dimostri nella progettualità industriale e nella voglia di migliorare il prodotto e, di conseguenza, i fatturati. Ora ognuno deve dare il suo contributo».

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Come ha letto la recente approvazione in Consiglio federale del regolamento elettorale Figc?

«È una scelta del presidente Gravina e del Consiglio. Io non avrei fatto fughe in avanti. Oggettivamente non è stato un segnale di comprensione della situazione. Nonostante quest’ulteriore accelerazione, adesso sarà fondamentale trovare le intese che permetteranno di affrontare e risolvere le problematiche del nostro sistema calcistico e che non riguardano solo rappresentanze e percentuali, ma sono legate alla visione, alla progettualità e agli obiettivi che si vogliono conseguire».

Lei era a Berlino, cos’è successo alla Nazionale?

«Non lo so, ma spero si ripristini una scuola federale di selezionatori. Questo presuppone un Club Italia e un settore tecnico ripensati nella loro globalità. Io ho sempre espresso giudizi positivi su Spalletti, ma servono anche analisi e autocritica, che sono mancate. Quello che è successo non può essere un semplice “capita” o “gli altri sono stati più forti”, noi siamo stati la versione peggiore di noi. Mi auguro che per la Nations League abbiano fatto tesoro della sconfitta, ma a oggi non vedo segnali».

Parliamo di stadi.

«Ci sono tanti progetti, mi sento di tranquillizzare tutti sul fatto che organizzeremo, con la Turchia, l’Europeo 2032: faremo la proposta dei 5-6 stadi all’Uefa entro ottobre 2026 e entro aprile 2027 saranno aperti i cantieri. Ma la nostra idea per le infrastrutture va ben oltre: stiamo facendo un lavoro strutturato e concreto, mai svolto prima, con il Ministero dell’Economia e delle Finanze, insieme a Cdp, Invimit, l’Istituto per il Credito Sportivo e Culturale, SACE e Sport e Salute, con la prospettiva di allargarlo al Ministero delle Infrastrutture. Questo gruppo di lavoro, di cui fa parte anche la Figc, identificherà nelle prossime settimane, poche, il portafoglio degli strumenti finanziari e amministrativi che metteremo a disposizione dei vari progetti. Con il ministro Giorgetti stiamo ragionando anche di crediti d’imposta per le infrastrutture, da associare a quelli per i settori giovanili e il calcio femminile».

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Nuovi aiuti al calcio?

«Sì, ma non a fondo perduto. Andremo avanti con il diritto alla scommessa, dal quale trarremo risorse anche per lo sport sociale. Vedete, in un rapporto rispettoso delle istituzioni, collaborativo e costruttivo, ci si predispone a trovare delle soluzioni ragionevoli. È il nostro primo interesse».

Torniamo agli impianti?

«Abbiamo incontrato amministrazioni comunali e club per gli stadi di Bologna, Firenze, Cagliari, Parma e Empoli. E c’è stato un primo incontro al Ministero con il sindaco Manfredi e il presidente De Laurentiis per lo stadio di Napoli. Finalmente si è arrivati all’idea che si lavori tutti insieme per riqualificare e rigenerare profondamente il Maradona. Mi auguro che lo stesso effetto si abbia a Roma o a Milano, dove mi pare manchi ancora una soluzione finale. Ma anche a Palermo, Bari, Verona e Genova c’è fermento. C’è una competizione da vincere: la selezione degli stadi italiani per Euro 32; e una sfida fondamentale: la modernizzazione e umanizzazione dei nostri impianti».

Come sarà il prossimo campionato?

«Ancora più combattuto e competitivo, ci sono almeno altre due-tre squadre che possono dar fastidio all’Inter campione in carica. Conte? Sono curioso di vedere come si combineranno tre elementi: il mister, De Laurentiis e la passione dei napoletani... Sarà comunque uno spettacolo».

 

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