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Nel corso di un'ampia intervista concessa al Corriere dello Sport, il Ministro dello Sport Andrea Abodi ha parlato anche di quanto accaduto a Romelu Lukaku in Juventus-Inter di Coppa Italia.
Caso D’Onofrio, curva dell’Inter svuotata per la morte di un ultrà, scontri tra tifosi sull’A1, cori razzisti e antisemiti, casi plusvalenze. Cosa sta succedendo al nostro calcio?
«Quello che è successo in questi mesi impone un maggiore impegno delle istituzioni sportive e non solo. Dobbiamo liberare gli stadi e il calcio dalla delinquenza e dalla criminalità. Lo stadio deve essere delle famiglie, dei bambini, dei tifosi che rispettano le leggi. Il razzismo e l’antisemitismo vanno contrastati nell’immediatezza, quello che è accaduto l’altra sera a Torino e che accade in tanti stadi è insopportabile. Bisogna anche riprendere a investire sull’educazione in una prospettiva di medio-lungo periodo».
Contro il razzismo, dopo il caso Lukaku, prevedete azioni nell’immediato?
«Venerdì scorso abbiamo avuto un incontro tecnico con il ministro dell’Interno Piantedosi, abbiamo deciso di elaborare un piano di attività e iniziative da condividere con Figc e leghe per rendere sempre più efficace l’azione di contrasto a ogni forma di inciviltà e violenza».
Le guerriglie ultras preoccupano il Paese. I divieti dei prefetti sono la soluzione al problema?
«L’ordine pubblico è un tema delicato, va al di là del calcio. Le ragioni culturali e sociali non vanno sottovalutate, ma di fronte ad atti di teppismo, delinquenza e criminalità bisogna agire di conseguenza, prima di tutto con la prevenzione. È del tutto evidente che il divieto di trasferta, comunque, sia una sconfitta, ma dovremo impegnarci tutti perché non sia definitivo».
Vietare le trasferte quindi è una resa delle istituzioni?
«No, è una decisione che viene presa dopo un’attenta analisi. Dobbiamo avere piena fiducia in chi gestisce l’ordine pubblico».
A dicembre lei ha detto “no” alla richiesta della Serie A, capitanata da Lotito, di un emendamento per rinviare le tasse. Perché?
«Ritenevo opportuno che non ci dovessero essere condizioni di favore nei confronti delle società di A. Il provvedimento che poi è passato è differente: non fa sconti a chi deve soldi allo Stato, consentendo ai beneficiari di questa misura di poter essere equiparati alle condizioni garantite al sistema delle imprese».
Dica la verità, va d’accordo con il patron laziale?
«Per andar d’accordo con me basta il rispetto reciproco, il rispetto dei ruoli e il perseguimento del bene comune. Diciamo che non ci siamo trovati spesso coincidenti su questi presupposti, ma io non mi arrendo e mi auguro non si arrenda neanche lui».
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