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"Abbiamo parlato anche della norma 231 del 2001, quella sulla responsabilità amministrativa che non è estranea al calcio - ha aggiunto - perché una sua un'implementazione dei protocolli consente di mappare i rischi di comportamenti non corretti di collaboratori e tesserati della società rispetto a comportamenti illegali che vengono dall'esterno. “Il calcio è fatto per i tifosi, esiste perché c'è la passione popolare. Non c'è cosa peggiore che tradire questo spirito attraverso comportamenti che con il calcio non hanno nulla a che vedere. Bisogna saper distinguere. Io credo alla responsabilità individuale, non si può generalizzare. Anche le curve sono un luogo di socialità, sono un luogo di felicità, sono un luogo di libertà, ma la libertà finisce quando non si rispettano le regole della società".
"Esistono due categorie: i tifosi, sempre più giovani, ai quali diciamo sempre grazie ed è importante che ci sia una loro presenza. E poi ci sono quelli che non rispettano le regole della vita e quelli devono star fuori dallo stadio proprio perché vogliamo garantire il massimo dello spettacolo nel massimo della sicurezza. Non dobbiamo, secondo me, trovare delle regole nuove o possiamo anche migliorarle, ma dobbiamo applicare quelle che ci sono. Usare la tecnologia: esistono strumenti che consentono la riconoscibilità di chi si comporta in modo non adeguato. Quindi utilizzeremo sempre di più la biometria. Chiederemo anche alle società di fare qualcosa e cioè di ritirare il gradimento ai soggetti che non si comportano in modo adeguato. E poi dobbiamo fare in modo che chi ha commesso reati gravi non faccia parte di questa comunità che con tutte le sue diversità, ma nel massimo della libertà e nel rispetto, deve poter essere aperta".
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