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Giuseppe Accardi, 49 anni, palermitano trapiantato nella Bassa Emiliana, a Medolla, è procuratore fra gli altri dell’ex nerazzurro Kharja, ora in Qatar, e del difensore interista Mbaye, in prestito al Livorno.
Beppe, nel ’96 lei è stato il primo calciatore italiano a sbarcare in Indonesia... "Restai un anno e mezzo al Pelita Java", ricorda l’ex terzino, 16 maglie in 15 stagioni nel nostro calcio professionistico, "con Mario Kempes, capocannoniere del mondiale in Argentina, nel ’78, l’altro argentino Pedro Pablo Pasculli, ex Lecce, e il camerunese Roger Milla, all’epoca 44enne. Poi arrivai in Albania, ma nel 1998 la rivoluzione bloccò tutto".
Laggiù conobbe Thohir?"Non direttamente. È socio della famiglia Bakrie, mia amica, e fa parte di una delle famiglia indonesiane più note e considerate: ha intuizioni felici, è innamorato dello sport".
Non entra nell’Inter solo per fare soldi?"Si può fare calcio con logiche imprenditoriali o per passione. Gli indonesiani hanno la struttura mentale e la cultura di chi ha studiato negli Usa: sono attenti ai numeri, ma questo non significa speculare; i tifosi stiano tranquilli".
Cambieranno magari dg e ds, con il benservito a Branca e Ausilio? "La logica è mettere persone loro nelle posizioni importanti. Collaboreranno con Moratti nel modo migliore possibile, sarà un bel mix di lavoro perché gli indonesiani sono il nuovo che avanza".
Lei è tra i papabili? "No, non ho nulla a che fare con questa cordata. Già collaboro in giro per il mondo con i Bakrie: abbiamo giocatori nati fra il 1993 e il ’96 titolari in serie B belga, nel Visè. In Indonesia gestiamo l’Arema, vicino a Giakarta, nella serie A australiana il Brisbane Roar e in Uruguay il Sad Indonesia, accademia calcistica di indonesiani".
L’Inter diventerà più forte? "L’Asia è in crescita esponenziale, di là arriveranno risorse importanti e il marchio avrà benefici dal merchandising".
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