Intervistato dal Corriere dello Sport, Lele Adani (ex calciatore dell'Inter e ora opinionista di Sky Sport) ha parlato della sua passione per il calcio:
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Adani: “Anche le donne, ma il calcio mi esalta. Boca-River durante Milan-Juve? Lo confesso…”
L'opinionista di Sky Sport ha parlato della sua passione per il calcio
Succede solo con il calcio che ti parte l’embolo?
«Mi succede anche quando parlo delle donne, dei valori, della lealtà. Ma il calcio, confesso, mi esalta. Mi dà la pienezza dell’essere. Mi moltiplica. Mi esagera. Il calcio accentua i valori che uno ha in natura».
Domenica sera hai sofferto come una bestia, costretto a commentare Milan-Juventus mentre stavano giocando Boca-River alla Bombonera.
«Ho sofferto, vero, ma questo non ha influito sulla mia prestazione. Quando c’è un evento da raccontare riesco a isolarmi. Non mi lascio fuorviare da nulla».
Higuain si è fatto fuorviare, eccome. Ha perso la testa. Non è la prima volta. Salvini, milanista, l’ha definito “indegno”.
«Essere campione non ti esonera dalla fragilità. La sua cattiveria agonistica è l’animo del pugile, ereditato da zio e nonno materni. Può diventare rabbia vincente o frustrazione autolesionista. Higuain è il miglior 9 a far giocare gli altri. Il migliore nel sentire e vedere la porta alle spalle come se l’avesse davanti. Nessuno come lui corre in un verso e vede l’azione proiettata nell’altro. Qui e là allo stesso tempo. Non deve stupire. Nel River nasce con la predisposizione a essere anche 10».
Più viscerale o più mentale il tuo sguardo sul calcio? Io dico, incredibilmente, entrambe le cose.
«Non riesco ad essere solo carnale nell’approccio al calcio. Che giochi la Juventus o la Lavagnese di mio fratello Simone, mi scatta la passione di approfondire. Il rischio, ammetto, è di diventare logorroico».
Eri già così da giocatore?
«Sedici anni o ventidue, non importa, non permettevo a nessuno di farmi fare una cosa in cui non credevo. Fosse un’interpretazione del ruolo o una situazione tattica. Fosse l’allenatore della primavera del Modena, Lucescu, Trapattoni, Mancini o Zaccheroni. Sono cresciuto a furia di scontrarmi con i miei allenatori. Ero ossessionato dal voler capire».
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